Oggi Fabio Berni, membro della segreteria Cgil Toscana, è intervenuto al Consiglio comunale straordinario di Scandicci sul tema “Comparto moda e pelletteria in Toscana: capire la crisi per generare nuovi scenari di sviluppo”.
Alcuni estratti del suo ragionamento:
Il settore moda, con l’intera filiera che comprende metalleria e accessoristica, rappresenta una colonna portante del sistema economico della Toscana e del Paese. Con oltre 110.000 lavoratori coinvolti, pari a circa il 40% di tutto il manifatturiero regionale, il comparto sta affrontando da almeno due anni una crisi che si sta aggravando.
Nell’ultimo periodo, infatti, i livelli di utilizzo degli ammortizzatori sociali sono raddoppiati o addirittura triplicati, segno evidente di una situazione di difficoltà ormai cronica, che rischia di protrarsi ben oltre il 2025. A fronte di questo scenario, il governo nazionale continua a non mettere in campo soluzioni adeguate, limitandosi a strumenti come i contratti di sviluppo o i mini contratti di sviluppo, che per caratteristiche delle soglie minime di investimento e vincoli territoriali rischiano di essere inutilizzabili per il comparto moda toscano.Il recente Decreto 92 del 26 giugno, che prevede ulteriori 12 settimane di ammortizzatori, ripete purtroppo gli stessi errori dei provvedimenti precedenti: queste misure sono di fatto inapplicabili alle imprese, così come lo sono state le 12 settimane tra novembre 2024 e gennaio 2025, lasciando migliaia di lavoratori privi di sostegno e centinaia di imprese a rischio di chiusura.
Il settore ha bisogno di misure straordinarie e di investimenti che disegnino il futuro dell’industria della moda e dell’intera filiera, garantendo occupazione e contrastando la desertificazione produttiva. Occorre un vero piano di politica industriale, con strumenti ad hoc che possano sostenere il tessuto produttivo locale in un periodo di crisi che si annuncia di lunga durata.Sul fronte regionale, la Toscana si è mossa: a seguito dei tavoli di confronto dedicati al settore moda, sono stati compiuti importanti passi avanti, con approfondimenti sulle esigenze formative, l’emanazione di bandi per l’innovazione strategica e l’aggregazione delle imprese.
Si tratta di misure tarate su dimensioni più realistiche rispetto al contesto toscano, ma che devono ora essere rafforzate e consolidate. Occorre proseguire nel confronto con tutte le parti interessate, puntando a un maggiore coinvolgimento dei brand e alla definizione di un vero protocollo sulla tracciabilità e trasparenza della filiera, indispensabile per favorire l’emersione del lavoro irregolare e il contrasto a fenomeni di sfruttamento.
Il comparto moda toscano, con il suo peso strategico, non può essere lasciato solo. È necessario che il governo nazionale cambi rotta e metta in campo misure concrete, efficaci e di lungo respiro per salvaguardare un settore che è sinonimo di identità, cultura e valore economico per la Toscana e per l’Italia intera”.