Milan troppo forte per una Fiorentina troppo sprecona

Bel match con tante parate decisive dei due portieri. Suggestiva la coreografia dei tifosi tra Curva Fiesole e Maratona

Paolo
Paolo Pellegrini
31 marzo 2024 00:44
Milan troppo forte per una Fiorentina troppo sprecona
Foto Fabio Vanzi

Pensierini della notte tra scampanii di risurrezione e giramenti da ora legale. Due pensierini, vabbè, potrebbero essere anche tanti di più ma la mente si ferma al volo su due. Primo. Ora lasciamo perdere davvero sogni europei e velleità di classifica – magari, sì, evitiamo di farci passare sulla testa anche il Monza, dai, il Monza… - e concentriamoci sugli altri obiettivi. Che sono due. Forse. Perché a giocarla così, con tutto quello squilibrio e scarsa copertura della linea mediana e difesa un po’ tanto in bambola, con quelle idee spesso sconclusionate e quei soliti tanti, troppi errori individuali, tempi di gioco persi, indecisioni se concludere o passare (male) il pallone, con tutto questo già mercoledì c’è da farsi affettare con la Banda Gasp, che intanto macina a schiacciasassi.

Ma tant’è, la semifinale di Coppitalia va giocata, e col massimo impegno. Più urgente concentrarsi al massimo-massimo sul quarto di Conference con il Plzen: a Joe un trofeo gli va dedicato sul serio, e anche a Rocco, dai, e mi sa che quello sia il più abbordabile, almeno sulla carta, almeno a questo punto.

Joe, già. Chi si aspettava la coreografia tutta dedicata a lui sarà rimasto interdetto. Sì, la maglia con il 10 e le rose bianche nel suo posto in tribuna. Ma il Franchi ha voluto dire “Joe, e altro”. Da brividi, guarda. Benché introdotti da un messaggino un tantino criptico: uno striscione a tutto parterre di Fiesole, “Rondini di libertà, nel becco i gigli… di Firenze ricordiamo i meglio figli”. Boh. Eh ma poi, all’ingresso delle squadre… Brividi veri, una delle più belle, sicuramente la più imponente coreografia vista sotto questi cieli: in Fiesole le rondini con i gigli nel becco, e tutta la Maratona nell’urlo “Vanto e gloria”, bianco su viola. E subito dopo altri due striscioni a spiegare "Joe, questa ti sarebbe piaciuta", "Sei uno dei tifosi che la Curva saluta". Tanti, uniti nell'affetto e nell'abbraccio. Mammamia.

Ma eravamo rimasti ai pensierini della notte. Secondo. Quasi sicuramente Italiano se ne andrà a fine stagione. Ecco, se accadrà, sarà una buona occasione per fare pulito, ma pulito sul serio. Questo tifo merita più qualità e più ambizione, e c’è da sperare che senza Joe Barone sia finito il tempo del verticismo, del qui comando io, del decido e scelgo io, ci sia più collegialità, più brainstorming magari dopo scouting più approfonditi in giro a fiutare e accalappiarsi merce buona a prezzi anche ragionevoli, e se ci sono obiettivi importanti, non ci si lesini. Chi mi tengo di questo gruppo? Pochini, pochini davvero.

Terracciano che anche stavolta ha fatto miracoli, infilato solo da due megapapere dei suoi, quella di Milenkovic goffa e sconcertante, quella sul gol di Leao corale ma significativa. Kayode da far crescere lavorando sodo, Quarta perché può essere utile anche in posizione differente, Duncan perché ci mette l’anima e il suo lo fa benché non sia un fuoriclasse. Forse Jack Bonaventura, per esperienza e capacità anche se la tenuta fisica ormai scarseggia.

E questa squalifica mi ha perfino fatto pensare male... Beltran e Belotti, perché malgrado le sentenze spietate di qualche corvaccio in campo si sentono e si vedono, e magari, se attorniati da un pizzico di qualità, potrebbero anche buttarla dentro più spesso. Ma intanto il movimento lo fanno, e nemmeno poco, ce ne fosse un altro paio forse le cose frullerebbero meglio. Belotti, sì: ha sprecato, certo, ma si è trovato anche davanti un mostro di portiere, mi vien da ridere tutte le volte che penso a un grullo di allenatore che se non sbaglio sentì per fino puzzo di serie A, e che definiva un tal Szczezny “il miglior portiere della storia”, questo qua non l’aveva mai visto.

Di più ha anche tolto dalla porta, la sua, il pallone di un possibile gol con un salvataggio spettacolo prima che l’arbitro fischiasse un fuorigioco. Su tutti gli altri, tutti, nessuno escluso, apro volentieri la discussione.

Detto tutto questo, la partita. Che è stata perfino bella, tanti tiri anche in porta, tante emozioni, tante occasioni. E ha dimostrato comunque che sì, il Milan è più forte, può certamente ambire a seconda forza del campionato. Più forte soprattutto in qualità individuale, tecnica, velocità di esecuzione, corsa, movimento tra le linee, e poi quel Leao che finché è rimasto in campo ha fatto vedere sorci verdi al malcapitato Dodo (ma era il caso di correre questo rischio? Anche se gli ha tolto perfino qualche palla di testa, malgrado i 22 cm 22 di impietosa differenza…) e pure a qualche rabbercio tentato da Italiano in corso d’opera.

Non so, a ripensarci mi è parso di trovare affinità con la passata finale di Coppa Italia. Come quell’Inter, il Milan ha fatto subito la voce grossa, poi ha subito la sfuriata della Viola dando l’impressione di tirare il freno, e idem nella ripresa, in vantaggio subito, poi concede e subisce il pari, quindi torna subito in avanti e in vantaggio, poi concede spazi ma si fa rivedere pericoloso, sempre tuttavia tenendo il pallino, e i numeri infatti dicono che si aggiudica il possesso palla 56 a 44%, e tira in porta 10 volte contro 7 anche se batte due corner in meno, ma tanto quest’anno sui corner la Viola non ha mai fatto sfracelli. Insomma, una Viola diversa dal solito, che si fa apprezzare più in avanti (quei due, ecco) che dietro, che avrebbe certo bisogno di maggior apporto dalle fasce, ma che perde la quadra dalla linea mediana all’indietro, forse in certe situazioni quel centrocampo a due (vista la scarsa propensione a coprire di ikoné e Kouame) si dimostra un tantino fragile.

Certo, non bisogna buttare nulla al vento. Come accade almeno un paio di volte quando su buoni inviti dalla linea di fondo nessun si butta sul pallone verso la porta. Come fa ad esempio Barak che all’89’ si trova un corridoio invitantissimo verso la porta ma invece di provare lui a saggiare ancora Maignan lascia partire un fiacco modesto invito per Nzola che invece non c’è. Perché tutto l’anno c’è stato pochino, diciamocelo.

I GOL:

47’ Chukwueze tocca in area per Leao che di tacco mette al centro, Milenkovic scivola maldestramente e Loftus-Cheek non può far altro che raccogliere, trastullarsi il pallone e infilare da due passi

49’ Martinez Quarta tocca di testa per Beltran che fa sponda a Duncan, due passi e rasoiata di sinistro nell’angolino alla destra di Maignan

53’ c’è un corner per la Fiorentina ma la palla si perde, arriva a Reijnders che apre un corridoio lungo nel quale si infila Leao, corsa veloce a lasciare indietro Quarta e tiro imparabile

Foto Fabio Vanzi

FIORENTINA (4-2-3-1): Terracciano; Dodô (24'st Kayode), Milenković, Martínez Quarta (43'st Barák), Biraghi; Duncan, Mandragora; Ikoné (43'st Sottil), Beltrán (34'st Nzola), Kouamé (24'st González); Belotti. A disp.: Martinelli, Vannucchi; Comuzzo, Faraoni, Parisi, Ranieri; Arthur, Castrovilli, Infantino, Lopez. All.: Italiano

MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Thiaw (1'st Gabbia), Tomori, Florenzi; Bennacer, Reijnders (18'st Musah); Chukwueze (28'st Pulisic), Loftus-Cheek, Leão (18'st Okafor); Giroud (37'st Jović). A disp.: Nava, Sportiello; Bartesaghi, Gabbia, Simić, Terracciano; Adli, Zeroli. All.: Pioli

ARBITRO: Maresca di Napoli, assistenti Passeri-Costanzo; quarto ufficiale Ayroldi, Var Di Paolo-Guida

GOL: 2'st Loftus-Cheek (M), 4'st Duncan (F), 8'st Leão (M)

NOTE: Ammoniti: 13' Biraghi (F), 21' Thiaw (M), 23' Martínez Quarta (F), 45'st Tomori (M), 48'st Loftus-Cheek (M). Angoli 7-5 Fiorentina. Spettatori 34.263

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