Migranti: no alla realizzazione di un Cpr in Toscana

Discusse e votate in aula 3 mozioni sull’argomento. Approvata a maggioranza quella del Pd. Respinte quelle di FdI e Lega

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 ottobre 2023 19:11
Migranti: no alla realizzazione di un Cpr in Toscana

Firenze – Approvata mercoledì scorso a maggioranza dall’Aula del Consiglio regionale della Toscana la mozione del Pd (primo firmatario il capogruppo Vincenzo Ceccarelli) che impegna la Giunta “a manifestare, in ogni sede utile, la ferma contrarietà a ogni ipotesi di Centro di permanenza per il rimpatrio, sul territorio regionale”. 24 i voti a favore (Pd, Movimento 5 Stelle e Italia Viva), 12 i voti contrari (Lega e Fratelli d’Italia).

Respinte invece le mozioni presentate da Fratelli d’Italia (prima firmataria Elisa Tozzi) in merito all’adesione della Regione Toscana all’intesa nazionale sui migranti, e quella della Lega (prima firmataria la capogruppo Elena Meini) in merito “all’istituzione necessaria di un Cpr in Toscana”.

La prima mozione è stata illustrata dal Vincenzo Ceccarelli. L’atto, oltre ad opporsi alla realizzazione dei Cpr in Toscana “impegna la Giunta ad attivarsi nei riguardi del Governo affinché sia posta la massima attenzione alla questione dell’integrazione socio-economica dei migranti nel paese ospitante”, anche in un’ottica di risposta alle esigente produttive, e che “le questioni inerenti il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone ospitate nelle strutture di accoglienza e di trattenimento, con particolare riferimento ai Cpr, siano affrontate nell’ambito di una necessaria riforma organica del quadro normativo”.

Inoltre l’atto chiede che la Giunta si impegni affinché “siano recepite le istanze provenienti dagli amministratori locali dei vari territori del paese volti a evitare la realizzazione di nuovi Cpr e a proseguire con il processo di redistribuzione degli ospiti sulla base del modello della rete di accoglienza diffusa”.

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La seconda, illustrata da Elisa Tozzi, intendeva impegnare la Giunta “ad attivarsi per riprendere il dialogo con il governo e le altre regioni sul fenomeno migratorio, al fine di promuovere una risposta unitaria e solidale alla questione, anche sottoscrivendo l’intesa che ha preceduto la nomina del commissario straordinario”.

La terza, illustrata dalla consigliera Elena Meini, intendeva impegnare la Giunta “a non strumentalizzare le politiche del Governo finalizzate a una stretta sui migranti illegali, ponendosi in un’ottica di piena attuazione della Costituzione attraverso un impegno corale tramite l’attiva e leale collaborazione di Regione Toscana con il Governo, al fine di recepire le norme indicate dal Governo stesso in merito alla realizzazione dei nuovi Centri di permanenza e rimpatrio”.

Le tre mozioni hanno impegnato l’Aula in una lunga discussione sulla questione immigrazione e sull’opportunità di realizzare di un Cpr in Toscana.

“In Toscana serve urgentemente un Cpr. Numerosi reati vengono commessi da extracomunitari irregolari e i Centri per i rimpatri ci permettono di garantire un principio sacrosanto: chi delinque non deve rimanere in Italia!Se avessimo avuto un Cpr molto probabilmente non sarebbe avvenuta la brutale aggressione al 91enne fiorentino colpito da un extracomunitario che voleva rubargli l’orologio. Pochi giorni prima quello stesso extracomunitario, ovviamente irregolare, aveva picchiato il parroco di Santo Spirito. Se ci fosse stato il Centro, l’aggressore sarebbe stato nel Cpr e non a giro per le strade cittadine libero di aggredire un anziano e un prete.

La posizione espressa dal Pd oggi in Consiglio regionale è pura demagogia che serve a strizzare l’occhio a una certa sinistra che ha fatto del buonismo e dell’immigrazionismo i suoi cavalli di battaglia. Un Pd regionale che ha una posizione nettamente diversa rispetto ai suoi sindaci visto che alcuni primi cittadini democratici, fra tutti il Presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni, sarebbero favorevoli ad avere un Centro per i rimpatri.

Ci troviamo in una situazione emergenziale, affermare che un Cpr non serve è pura ipocrisia. Riteniamo che la questione dell’immigrazione debba essere affrontata in modo meno ideologico così come sta facendo il Governo Meloni nei tavoli internazionali ed europei” dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale toscano Francesco Torselli.

Il portavoce dell’opposizione Marco Landi (Lega), dopo un excursus storico sulla vicenda, ha criticato “le giravolte di molti politici nel tempo” e ha ribadito che “i Cpr servono a garantire la sicurezza dei cittadini” e che “secondo i dati della prefettura di Firenze il 57 per cento dei migranti che hanno commesso reati proviene da paesi con cui ci sono accordi bilaterali per il rimpatrio”.

Secondo Andrea Vannucci (Pd), che ha ricordato come nell’ultimo anno il numero degli sbarchi in Italia sia raddoppiato, “il centrodestra cerca di giustificare il fallimento clamoroso e totale dell’attuale Governo sulla questione dell’immigrazione, gettando fumo negli occhi, spacciando i Cpr come soluzione”. “Si tratta di un approccio ideologico – ha osservato –. Chi commette un reato deve stare in carcere”.

Silvia Noferi (Movimento 5 stelle) ha commentato che “dovremmo chiederci perché tanta gente mette a rischio la vita salendo sui barconi e venendo in Europa. Lo fa perché non ha possibilità di futuro o di vivere decentemente nel proprio paese”.

Francesco Gazzetti (Pd) ha osservato che “davanti a un cambiamento epocale si danno risposte insufficienti e inadatte come i Cpr” e ha spiegato di trovare del tutto inaccettabile, a livello personale, “che gli immigrati siano costretti, dalle decisioni dell’attuale Governo, a ulteriori giorni di navigazione invece di poter sbarcare nel primo porto utile”.

Cristina Giachi (Pd) ha sottolineato che “si può fare qualsiasi scelta, ma sempre mantenendo alto il livello di umanità”.

Lucia De Robertis (Pd) ha detto che “i Cpr non sono una soluzione e quando si discute di questi temi dovremmo farlo senza anestesie emotive. La soluzione è smettere di sfruttare i cosiddetti paesi del terzo mondo”.

Massimiliano Baldini (Lega) ha osservato che “gli interventi dei consiglieri di maggioranza marcano la distanza con il sentire dei territori, perché i cittadini avvertono un crescente stato di insicurezza dovuto anche all’immigrazione”.

Il consigliere Marco Niccolai (Pd), ha ricordato come il comune di Pescia, “territorio da cui provengo, secondo le indiscrezioni stampa, sarebbe candidato a un Cpr”. “La nostra contrarietà a queste strutture è nota dal 2011 – ha spiegato –: per noi sono l’esempio di un meccanismo fallimentare e il fatto che vengano propagandati come la panacea di tutti i mali è la dimostrazione che la lettura di questo fenomeno da parte del centro destra, che per anni ci ha fatto la campagna elettorale, è totalmente sbagliata. Oggi, alla prova dei fatti, i numeri dimostrano il fallimento di queste politiche”. “Il Governo ha prima ha deciso lo stato di emergenza, poi ha fatto decreti a raffica dimostrando di non avere la capacità di affrontare una questione così seria”.

Valentina Mercanti (Pd) ha accusato il centro destra di “fare propaganda e di prendere in giro le persone”. “Visto che non si riesce ad avere un approccio umano – ha affermato – cerchiamo almeno di gestire i fenomeni e non di subirli. Quelli che si chiamavano un tempo Cpt, non davano certo un maggior senso di sicurezza ai territori. Su questi temi, che generano paura nelle persone e contribuiscono a creare un senso di insicurezza, non dobbiamo ragionare come se fossimo in campagna elettorale costante, ma creare quel clima di collaborazione e coesione sociale che in un momento drammatico come questo, in cui si ha paura della guerra e della crisi economica, serve al nostro Paese”.

Elena Rosignoli (Pd) ha ribadito come “il Cpr è una soluzione apparente per far credere ai cittadini che ci sarà una sicurezza maggiore”. “Nel Comune dove abito – ha ricordato – nel 2015 abbiamo attuato un sistema di accoglienza diffusa, stipulando una convenzione con la prefettura per l’integrazione. Il progetto ha funzionato benissimo e alcune persone hanno trovato lavori nel paese o nelle comunità limitrofe. Dobbiamo quindi applicare politiche e mettere risorse per un’accoglienza diffusa che dia loro altri strumenti di integrazione”.

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