Matrimonio gay in Toscana, la Sentenza di Grosseto fa scuola

Richiesta a gran voce una formalizzazione dei diritti che non sia da chiedere alla Giustizia, ma da pretendere legalmente.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 aprile 2014 16:48
Matrimonio gay in Toscana, la Sentenza di Grosseto fa scuola

Il Tribunale di Grosseto ha ordinato la trascrizione nel registro di stato civile del matrimonio celebrato a New York da una coppia omosessuale italiana che si è sposata nel dicembre 2012. I due chiesero la registrazione all'Anagrafe locale, ma l'ufficiale di stato civile si rifiutò di adempiere.La sentenza che chiede al Comune di tornare sui propri passi ha suscitato pareri contrastanti ed acceso un grande dibattito in Toscana e nel resto d'Italia.Reazioni immediate. Francesco Verusio, procuratore capo di Grosseto ha reso noto che impugnerà la sentenza.

Lo strappo della Cei: "Gravi interrogativi e non poche riserve davanti alla decisione di compiere un salto in avanti fortemente ideologico". Emilio Bonifazi sindaco di Grosseto: "Un precedente storico nel riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso in Italia. Finalmente arrivano indicazioni chiare ed inequivocabili sulle modalità alle quali gli ufficiali di stato civile devono attenersi di fronte a richieste come quella formulata. D'altra parte non spetta ai singoli Comuni ma allo Stato emanare norme precise in materia''

Il caso. Alessandro Cresci, consigliere comunale di Pontassieve di Progetto Toscana, dopo aver appreso la notizia ha perorato la propria causa ed è tornato a sottolineare la situazione che lo vede coinvolto. Il politico chiede infatti che il suo comune torni sulla decisione di non registrare il suo matrimonio gay contratto in Norvegia, come aveva richiesto in seguito alle nozze avvenute quasi due anni fa: 'La prima sentenza in Italia - spiega Cresci - che apre una strada che ora tutti i comuni dovranno seguire. Il mio comune mi aveva rifiutato la trascrizione due anni fa. Il sindaco dovrà prenderne atto e fare subito quello che andava già fatto. Non esiste nessun vincolo restrittivo nè nella Costituzione e nè nel Codice civile, come dice la Sentenza. Anzi, i comuni sono obbligati a trascrivere gli atti per pubblicità. Se Pontassieve vuole realmente cambiare passo inizi dal riconoscimento di un diritto civile sacrosanto' .

“E’ una sentenza di giustizia, una vittoria importantissima per i diritti civili. E’ il trionfo dell’amore che sconfessa tutti quelli che gridano allo scandalo ogni volta che sentono parlare di matrimoni gay”. Con queste parole la deputata grossetana Marisa Nicchi (Sinistra Ecologia e Libertà) commenta la sentenza. “Non c’è niente di cui stupirsi – ha aggiunto l’Onorevole Nicchi - Il tribunale di Grosseto ha semplicemente adottato un atteggiamento antidiscriminatorio, riconoscendo un dato di fatto, uno stato di diritto. Ci auguriamo – ha concluso Nicchi – che questa non rimanga una sentenza isolata, ma sia un segnale per concreti cambiamenti nella legislazione nazionale, che necessita di un cambiamento”.

Il presidente della Provincia di Grosseto, Marras: "Le battaglie perse sono prima di tutto quelle a cui si rinuncia. Una battaglia personale che restituisce dignità a tante persone omosessuali e anche allo Stato italiano. Tuttavia sarebbe miope limitarsi a una celebrazione encomiastica della coraggiosa sentenza emessa dal tribunale di Grosseto sull’istanza evidentemente ben argomentata dall’avvocato Boccini. A ben guardare questa vicenda, infatti, c’è da stupirsi del fatto che nel nostro Paese si arrivi al riconoscimento formale di diritti civili e individuali solo per via giudiziaria.

La giornata di ieri, sotto questo profilo, è da incorniciare, poiché oltre alla sentenza che obbliga il Comune di Grosseto a trascrivere nei registri di stato civile l'atto di matrimonio, la Corte costituzionale ha definitivamente smantellato quel che rimaneva della Legge 40 che impediva la fecondazione eterologa. La riflessione amara che faccio, è che la nostra Costituzione assegna già ai cittadini certi diritti, e che questi vengono sanciti formalmente dopo lunghissime battaglie giudiziarie individuali solo perché la “politica”, intesa in senso lato, non ha né la forza né la lungimiranza di riconoscerli.

Un’omissione che già altre volte le sentenze della magistratura si sono fatte carico di evidenziare. Ricordo, solo per dirne una, quel che è successo con la vicenda di Eluana Englaro"

"Una vittoria straordinaria per i diritti civili, che finalmente smentisce in modo categorico chi gridava che il matrimonio tra persone dello stesso sesso in Italia è incostituzionale". È il commento dell'on. Alessandro Zan, deputato di Sinistra Ecologia e Libertà ed esponente della comunità gay. "Quanto è accaduto deve farci riflettere: in una giornata, la magistratura, di differenti ordini e gradi, ha saputo imprimere al nostro Paese una svolta necessaria e urgente in materia di riconoscimento dei diritti fondamentali: prima con la declaratoria dell'incostituzionalità di alcune disposizioni della Legge 40 e subito dopo con il riconoscere che nulla osta alla trascrizione nei registri dello stato civile del matrimonio contratto all'estero tra due persone dello stesso sesso; i giudici hanno saputo arrivare dove mai è arrivato il Legislatore, che in queste tematiche ha preferito finora girarsi dall'altra parte.

È ora improrogabile" prosegue il parlamentare veneto di SEL, già noto per aver promosso anni or sono i ‘PACS alla padovana’, "che il Governo e il Parlamento si facciano un serio esame di coscienza e in fretta provvedano a estendere l'istituto del matrimonio civile alle coppie lesbiche egay. L'Italia e gli italiani non possono più aspettare." conclude Zan. "Ora Renzi promuova davvero la svolta buona per il Paese: sostenga l'uguaglianza e la parità dei diritti, senza più compromessi, e si schieri con le migliaia di coppie che attendono un riconoscimento giuridico da anni".

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