​Maggio Musicale Fiorentino nelle sabbie mobili, chi ha fallito?

Presidio di Slc Cgil, Fistel Cisl e Fials Cisal: "Serve un progetto ‘alto’ per la Fondazione"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 gennaio 2017 15:44
​Maggio Musicale Fiorentino nelle sabbie mobili, chi ha fallito?

 L’allarme che lanciano Slc Cgil, Fistel Cisl e Fials Cisal sul Maggio Musicale Fiorentino è così riassunto “Il debito risulta ad oggi, come dichiarato dal Sovrintendente nelle commissioni consiliari, pari a 62 milioni di euro di cui 8 verso artisti e fornitori. Non solo c'è qualcosa che non va, ma è necessario che qualcuno ci illumini al riguardo e fornisca delle spiegazioni sensate e comprensibili”.

I sindacati tutelano i diritti dei lavoratori che, assunti e dunque legati alla struttura da un rapporto di lavoro, davanti all'ipotesi di nuovi licenziamenti, appaiono comprensibilmente preoccupati. Da questo nasce la richiesta di un nuovo e più alto progetto e nuove risorse da impiegare. Ma ne vale la pena? Qualcuno in questi anni si è interrogato sull'opportunità culturale, economica o d'immagine riguardo la sopravvivenza del Maggio? Dopo quello che è stato definito un "accanimento terapeutico" per mantenere in vita il Maggio, lo stesso appare oggi claudicante.

Chi ha fallito?Forse qualcuno non ha saputo mantenere in equilibrio costi e ricavi, troppo personale rispetto al rendimento d'insieme? Chi avrebbe dovuto occuparsi o preoccuparsi del Maggio?Potevano essere i cittadini di Firenze, apparentemente disinteressati alla vicenda, a fare qualcosa di più?Il Maggio Fiorentino orgoglio di una Firenze esportatrice di cultura musicale nel mondo ha, soprattutto nel corso degli ultimi anni, raccolto autorevoli commenti negativi ed oggi che si trova a fare i conti dopo i tentativi di recupero e rilancio qualcuno si interroga sulle responsabilità.

Con Matteo Renzi a Palazzo Vecchio il "Carrozzone" è stato osservato, studiato, sezionato e soppesato in ogni sua componente come forse non era mai accaduto nella storia della gloriosa istituzione. In quel momento tanti occhi si sono chiusi sul palcoscenico aprendosi sui registri contabili. Oggi i lavoratori e le tre sigle sindacali hanno effettuato un nuovo presidio sotto Palazzo Vecchio e sono poi saliti per assistere ai lavori del Consiglio comunale. Il 12 gennaio è previsto un incontro presso gli uffici del lavoro della Regione tra sindacati e dirigenza sulla procedura di licenziamenti.

“Rimane acclarato che la questione dei 28, 26, 23 (?) licenziamenti non è senz'altro il problema della Fondazione - proseguono Slc Cgil, Fistel Cisl e Fials Cisal -. Ricordiamo a tal proposito che i contratti a tempo determinato sono lievitati dai 16 previsti nella Pianta Organica Funzionale ai 46 attuali e che le erogazioni liberali di premi e prebende hanno fatto sì che il costo del personale ve ne fosse aggravato.

Anche se la questione dei licenziamenti avrebbe la necessità di essere risolta rapidamente, perché il problema della Fondazione è ‘altro’, per la chiusura netta ed unilaterale del Sovrintendente comunicataci il 22 dicembre 2016, questa ci pare oggettivamente avviata all'inequivocabile percorso dettato dalla legge che esaurirà i tempi presumibilmente a fine di gennaio 2017. In questo caso che ci sia o non ci sia un accordo Ales assorbirà dalle liste di mobilità i lavoratori licenziati così come previsto dalla legge 112/2013 così come modificata dalla L.

106/2014”.

Qual è il problema vero della Fondazione? "Che ora come mai questa ha bisogno di soluzioni ed interlocuzioni differenti, considerando che il Piano di Risanamento messo in atto dal Sovrintendente Francesco Bianchi e dal Consiglio d’Indirizzo, che avrebbe dovuto mettere in salvataggio la Fondazione entro il 31 dicembre 2016, è fallito ed il futuro resta nebuloso. Ribadiamo la sempre più pressante necessità di attivare tavoli Istituzionali con particolare riferimento ai soci fondatori, nei quali esaminare la congruità e la certezza delle risorse, la tempestiva e puntuale erogazione delle stesse; quei tavoli dovranno ribadire senza equivoci la missione della Fondazione, il suo ruolo nell’offerta culturale per il territorio, a livello nazionale e internazionale; dovranno mettere a punto un progetto ‘alto’, un progetto culturale e produttivo degno di Firenze che rivendichi e rilanci il ruolo del Maggio nella cultura, nel teatro musicale e che faccia perno su un razionale e funzionale modello dell’organizzazione del lavoro sostenuto dal patrimonio di professionalità e competenze artistiche e tecnico-amministrative proprie; dovranno concretizzare un piano straordinario di risanamento economico-finanziario in grado di far uscire la Fondazione dalle sabbie mobili che stanno per sommergerla definitivamente”.Un piano straordinario di risanamento economico-finanziario.

Una proposta, l'ennesima, che dovrebbe far riflettere.

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