Luis Sepulveda, ricordo ad un anno dalla sua scomparsa

Circolo Vie Nuove: interessante confronto sulle opere e il messaggio dello scrittore cileno morto per Covid un anno fa

Daniele
Daniele Vriale
15 aprile 2021 13:24
Luis Sepulveda, ricordo ad un anno dalla sua scomparsa

Ieri pomeriggio, il Circolo Vie Nuove in collaborazione con il Centro Studi America Latina, ha organizzato una diretta streaming per commemorare la morte prematura di Luis Sepulveda, scomparso a causa del Covid19 il 16 Aprile 2020.

Francesca Giannetti e Laura Pellegrino hanno introdotto i due ospiti, Camilo Dunque, compagno di lotta politica e amico di Sepulveda, e Ilide Carmignani, storica traduttrice dello scrittore cileno, non senza prima illustrare il perché di questa iniziativa da parte del Circolo Vie Nuove.

Il 27 novembre del 2013, la Regione Toscana presieduta da Enrico Rossi conferì proprio a Luis Sepulveda il Pegaso d’oro, che lui, anziché in un luogo istituzionale, volle ricevere in una Casa del Popolo, in qualità di “hombre del pueblo”. Personalmente ricordo con grande emozione quella giornata, a cui presenziai come spettatore, durante la quale raccontò con passione ed emozione la sua esperienza di sostenitore del Governo di Salvador Allende, dal 1970 fino alla tragica presa della Moneda dell’11 settembre del 1973.

Camilo Dunque, esule in Toscana all’indomani del Golpe di Pinochet, nel ricordare l’impegno politico internazionale di “Luchito”, così lo chiamavano gli amici, in Nicaragua, Ecuador, Salvador, Mozambico e a fianco del popolo Sahrawi e di Greenpeace, ha definito il romanzo “La frontiera scomparsa”, la biografia di quella generazione cilena, strappata alla propria terra e trovatasi a vivere come alberi sradicati. Ha, sì, definito Sepulveda uno scrittore militante, ma lo ha soprattutto identificato come voce degli ultimi, dei perseguitati, degli oppressi, e con trattenuta commozione ha salutato il suo amico con un sospirato “Hasta siempre Lucho”.

Non meno toccante il ricordo di Ilide Carmignani, traduttrice italiana di ben 26 dei romanzi di Sepulveda, che ha ricordato il suo primo incontro con lo scrittore, all’indomani della pubblicazione del magnifico “Il mondo alla fine del mondo”, quando, consuetudine assi rara, volle conoscerla personalmente per ringraziarla del suo prezioso lavoro, e per essere divenuta la sua voce in Italia, paese che amava moltissimo, tanto da fa uscire prima qui i propri romanzi che in Sudamerica.

Con il tempo Ilide è entrata nella ristretta cerchia degli amici di Sepulveda e della moglie Carmen, i cosiddetti “compagneros de camino”, con cui condivideva le gioie ed i dolori della vita.

Oggi in Cile, Sepulveda, viene ricordato come “hermagnero”, una crasi tra hermano, fratello, e compagnero, compagno, ma lui amava dirsi “due volte cileno”, perché oltre che nascere a Ovalle, un piccolo paese a nord di Santiago, era stato partorito in un albergo, l’hotel Cile.

Sepulveda è stato indubbiamente una grande narratore, di quelli che raccontano per immagini, con pennellate di parole, che esprimono un concetto in una frase, a volte addirittura in una parola, e non in lunghi e ridondanti sproloqui. Più poetico di Skarmeta e più sociale di Marquez è riuscito a parlare alla gente comune, che lui amava tanto e di cui si sentiva parte. Ma Luis è stato tante cose, ha percorso tante vite, tante battaglie, ma sempre da “Hombre Vertical”, ed è quell’hombre che oggi ci manca, ancor più dell’eccelso scrittore.

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