Firenze –Un racconto della vita e dei sogni di una ragazza di 17 anni; un racconto di memoria, purtroppo, perché quella ragazza morì tragicamente quarant’anni fa, nella tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. In quella tragedia morirono 39 italiani, cinque dei quali toscani, e una di loro era Giusy Conti, liceale di Rigutino, in provincia di Arezzo, divenuta subito, nelle cronache, “la ragazza con i pantaloni verdi”.
E proprio così – La ragazza dai pantaloni verdi. Giusy, la Juve, l’Heysel (edizioni Effigi) – si intitola il libro, presentato nella sala Gonfalone di palazzo del Pegaso, nel quale il giornalista Luca Serafini racconta la vita, i sogni e le aspirazioni di una ragazza che nel 1985 frequenta il liceo classico ad Arezzo, appassionata di sport, soprattutto di calcio, e tifosissima della Juventus che il 29 maggio va a Bruxelles per sostenere la sua squadra nella finale di Coppa dei Campioni, sicura che quella sarà la volta buona, dopo l’amara sconfitta dell’anno precedente ad Atene.
Una partita che Giusy non vedrà mai iniziare, perché coinvolta mortalmente nell’immane e assurda tragedia dell’Heysel.
"Quello fu un giorno terribile, non solo per la Toscana, ma per l'Italia intera. Avevo 8 anni, ricordo quelle scene, ricordo quei momenti e ricordo la storia di Giusy, una storia che mi sognò tanto – ha detto il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, intervenendo alla presentazione. - Sono tifoso juventino, seguii quella vicenda, quella giornata, quello che si è susseguito, una partita che non avrebbe mai dovuto giocarsi, per rispetto delle vittime. Giusy, la ragazza dai pantaloni verdi, come fu subito descritta, è il simbolo di una ragazza che era andata lì per divertirsi e, invece, vi trovò la morte. Oggi il messaggio che si vuole mandare non è solo un ricordo, ma anche un monito, perché quello che è accaduto non accada più".
"Siamo assolutamente grati, come famiglia di avere l'onore di essere qua, in questo palazzo prestigioso, per raccontare la storia di Giusi e al grande pubblico”, ha spiegato Francesco Conti, fratello di Giusy. - Come famiglia siamo stati felici di poter far conoscere la sua storia, la storia di una ragazza di 17 anni che ha tanto da insegnare, soprattutto ai giovani di oggi. La nostra speranza è che le pagine di questo libro vengano raccolte dai giovani, dai suoi coetanei e ne facciano tesoro, perché lei era una ragazza che aveva voglia di vivere, aveva tanti sogni, aveva tante speranze e questo libro deve far capire ai giovani che non devono buttare le proprie vite dietro a delle cose inutili e irrealizzabili, ma devono vivere fino in fondo la loro vita e seguire i propri sogni".
L’autore del libro, Luca Serafini, ha affermato che "Giusi, Giuseppina Conti, meritava un una memoria, un tributo e forse anche noi abbiamo bisogno di questa storia, raccontata con semplicità e con sofferenza, che veicola dei messaggi importanti. Da una tragedia che, anzi è corretto definire strage, enorme, assurda, possiamo ricavare dei fili positivi. Nei suoi 17 anni Giusy è riuscita, questi fili, ad annodarli nel modo perfetto, perché è stata, finché ha potuto, portatrice di valori di cui quello principale è il rispetto".
"Questo libro è la custodia di una memoria, la memoria di una ragazza, di una vita che si è interrotta troppo presto e di una vicenda veramente tragica, assurda, che ha sancito la fine di questa vita e di altre 38 assieme a lei – ha detto il consigliere regionale Vincenzo Ceccarelli. -Stiamo parlando dell'Heysel, stiamo parlando di quel 29 maggio del 1985, quando una finale di Coppa di Campioni si è trasformata in una immane tragedia. Giusi era una ragazza solare, una ragazza intelligente, amante dello sport, di tutti gli sport, ma soprattutto del calcio e della Juventus.
E per seguire la sua squadra del cuore si trovava lì, quella sera, pensando, come doveva essere, di partecipare ad una grande festa. In realtà quella festa si è trasformata in una tragedia, nel luogo dove invece doveva celebrarsi lo sport, dove lo sport significa competizione, ma significa amicizia, significa vita. Ecco, questo libro, nel ripercorrere la storia di Giusy, della sua famiglia, del suo paese, oltre a ricordarla, oltre a mettere in evidenza che tipo di bella ragazza e di bella vita lei era, trae anche degli spunti, comunque positivi, per quanto riguarda il futuro, proprio per cercare di guardare allo sport per quello che dovrebbe essere, vale a dire amicizia, vale a dire rispetto, vale a dire vita, pensando che queste tragedie non debbano ripetersi più."
Alla presentazione sono intervenuti anche Antonio Conti, padre di Giusy, e Andrea Lorentini, giornalista e presidente Associazione tra i familiari delle vittime dell’Heysel.
Presenti in sala anche il consigliere regionale Marco Casucci, il presidente del Corecom Marco Meacci e l’ex consigliere regionale Marco Manneschi.