Il
"Comitato per la difesa dell'uso pubblico e sanitario dell'ex sanatorio Banti"
si batte dal settembre del 1996 per tutelare il buon governo del denaro
pubblico investito a partire dagli anni '30 in questo manufatto prestigioso,
che domina Firenze e tutta la sua conca dalla splendida posizione a cavallo fra
i parchi di Monte Morello e di Villa Demidoff.
Il
3 settembre 1996 un'infermiera professionale, Gina Pratesi, invìa al ministro
della Sanità on. Rosaria Bindi una raccomandata espresso sul grave stato di
abbandono in cui versa da tempo l'ospedale Banti, e numerose fotografie,
che testimoniano la splendida cornice di parco nel quale il Banti è
ospitato, sulle pendici di Monte Morello, in posizione dominante rispetto
all'intera conca di Firenze.
Nella
lettera ci si appella affinché l'ex Sanatorio, già in grado di ospitare fino a
580 pazienti, l'unica struttura in Toscana atta a curare le malattie
respiratorie infettive, acute e croniche, sia restituito alla dignità di una
utilizzazione pubblica.
Gina
Pratesi, e insieme a lei la direttrice della Scuola Infermieri Professionali di
Careggi dott.ssa Alfea Federici e gli altri esponenti storici di quel Comitato,
hanno dato provveduto negli anni – col sostegno dell’Associazione Idra - a una raccolta di firme sotto una
petizione popolare indirizzata al ministro. Le adesioni raccolte sono più di
8.000.
Alla memoria storica del Banti, viva nella popolazione fiorentina
e del Mugello, è legata per giunta la donazione delle sorgenti e dei condotti
che da Monte Senario e Bivigliano hanno convogliato acqua saluberrima all’ex
Sanatorio sin dal giorno della sua apertura, per iniziativa della principessa
Maria Demidoff.
Non
mancano proposte concrete che permettano di rendere fruibile dalla cittadinanza
questo gioiello ambientale, architettonico e paesaggistico vincolato dal
Ministero per i beni e le attività culturali.
Mancano
orecchie in grado di ascoltare. Nessuna delle istituzioni competenti ha saputo
arrestare il degrado e lo scempio di questo bene comune, abbandonato da lustri al
destino di aste andate deserte, sempre più al ribasso.