La rivolta delle imprese sommerse della pandemia

A Roma prosegue il presidio di Ristoratori Toscana. Naccari (TNI): "Non ce ne andremo fino a quando non avremo portato a casa il decreto ristori Quinquies". Lunedi 1 marzo manifestazione anche sotto la Torre di Pisa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 febbraio 2021 20:46
La rivolta delle  imprese sommerse della pandemia

Un minuto di silenzio per gli imprenditori che si sono suicidati nell'anno del Covid, l'ultimo a Prato. Così si aprirà il presidio in programma lunedì 1 marzo alle 15 davanti a Montecitorio. Organizzato da Tni Italia – Ristoratori Toscana, il gruppo che rappresenta 40 mila imprese in Italia e che da lunedì scorso è a Roma in presidio a oltranza, si svolgerà in contemporanea al giuramento dei viceministri e sottosegretari.

I rappresentanti del mondo Horeca, da Nord a Sud, qualcuno con i mezzi propri altri con i pullman, riuniti sotto l'hashtag #senoncipagatenoinonceneandiamo, raggiungeranno piazza Montecitorio per chiedere indennizzi per i danni subiti e riaperture concordate.

“Un altro imprenditore si è tolto la vita, alla sua famiglia va tutta la nostra solidarietà. Siamo qui anche per lui. La nostra protesta andrà avanti finché non avremo portato a casa il decreto ristori Quinquies ancora fermo al palo e fino a quando non avremo avuto sui nostri conti indennizzi adeguati alle perdite di fatturato”. Così il portavoce di TNI Italia e presidente di Ristoratori Toscana Pasquale Naccari, che insieme ad una delegazione è nella capitale per il sesto giorno di presidio.

“Facciamo appello a tutte le categorie messe in ginocchio dalle restrizioni anti contagio. Dobbiamo essere tanti e far arrivare la nostra voce ai piani alti, direttamente a chi prende le decisioni. Stiamo avendo contatti costanti con tutte le forze politiche, vogliamo portare il dramma che sta vivendo il mondo Horeca alla ribalta di tutti i riflettori nazionali e internazionali. Lunedì ci sarà il giuramento dei sottosegretari e dei viceministri, saremo lì per ricordare anche tutte le promesse che ci sono state fatte in questi giorni.

Vogliamo fatti, non chiacchiere. E vogliamo che finalmente i politici tornino in piazza, tra la gente. Come accadeva in passato con l'agorà: solo toccandoli con mano, i problemi possono essere risolti”.Sul semaforo rosso, scattato per diverse province, Naccari non usa mezzi termini: “La situazione è drammatica e trovo ridicolo che, dopo un anno, stiamo parlando ancora di aperture e chiusure. Bisogna superare questo sistema a colori e pensare a un'organizzazione diversa che consenta di convivere con il virus.

Non si può comunicare il passaggio di zona senza nessun preavviso, bisogna saperlo almeno con cinque giorni di anticipo. Il nuovo Dpcm tra l'altro brucia il periodo pasquale, uno dei momenti più importanti per le nostre attività”. Il gruppo, nello specifico, chiede la possibilità di aprire i ristoranti sia a pranzo che a cena in zona gialla. In zona arancione di poter aprire a pranzo, ma con adeguati indennizzi a fondo perduto e in zona rossa che la chiusura totale sia accompagnata da misure di sostegno dignitose.

"Le province che hanno numeri di contagio tali da poter rimanere in giallo devono rimanere tali e il calcolo del cambio di colore va fatto non su scala regionale ma a zone", conclude Naccari.Tni Italia-Ristoratori Toscana, tramite gli avvocati Gaetano Viciconte e Fabio Cappelletti, ha citato in giudizio la presidenza del Consiglio per i danni subiti dalla categoria. Un'ottantina i ristoratori che hanno partecipato alla prima azione collettiva. Essendo arrivate altre adesioni da tutta Italia, sarà presentato un secondo ricorso.

“Noi i sommersi della pandemia, non vogliamo diventare imprese zombie”. E' Federica Grassini, presidente di Confcommercio Provincia di Pisa a lanciare l'invito per la manifestazione di lunedì 1 marzo, con inizio alle ore 11, sotto la Torre di Pisa, organizzata congiuntamente da Confcommercio e Confesercenti: “Sono invitate tutte le imprese del commercio, del turismo, dei servizi, i liberi professionisti, le partite Iva, ma anche i nostri dipendenti, i collaboratori e i liberi cittadini. Lanciare un messaggio forte per denunciare una deriva che peggiora di ora in ora, con 1.700 imprese toscane del solo commercio chiuse in un anno, 4.000 le imprese mai nate, 7.500 aziende zombie, ovvero totalmente inattive ma che non chiudono perché gravate da impegni e oneri che non possono risolvere. Alle condizioni attuali, sopravvivere alla pandemia sarà impossibile”.

“Scendiamo in piazza perché c'è bisogno assoluto di un cambio di marcia del Governo e di ripartire, convivendo con il virus nel massimo rispetto dei protocolli di sicurezza” - aggiunge la presidente che sottolinea come “gli imprenditori hanno dimostrato un grande senso di responsabilità, adottando tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei clienti. Tornare al lavoro è sicuramente la priorità, con la consapevolezza che quando la pandemia sarà finita le imprese non saranno più neanche l'ombra di quello che erano prima del 2020”.

“Quello che è stato fatto dal Governo in questo anno è troppo poco” – conclude Federica Grassini: “Briciole. I ristori hanno coperto dal 3% al 5% delle effettive perdite dei fatturati, che oscillano tra il -60%e il -90%. Una piccola e media impresa dei nostri settori non può andare avanti quando non incassa e deve anche continuare a pagare tutti i mesi le tasse, scadenze fiscali, costi energetici, contributi, fornitori che paghiamo indipendentemente dal fatto che la merce la riusciamo a vendere oppure no. Noi siamo imprenditori, viviamo esclusivamente del nostro lavoro, non abbiamo sussidi, non abbiamo ammortizzatori sociali, per noi non c'è la cassa integrazione, e se le nostre aziende chiudono non abbiamo neppure la disoccupazione. Ecco lo scopo della manifestazione: puntare la lente di ingrandimento su questo scenario drammatico, e lanciare le nostre richieste alla politica”.

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