Industria dell'escavazione del marmo nelle Apuane  porta occupazione?

Questa mattina la rete dei Comitati per la difesa del territorio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 giugno 2014 15:01
Industria dell'escavazione del marmo nelle Apuane  porta occupazione?

Intervenuti, oltre al nuovo presidente della rete Mauro Chessa, Alberto Asor Rosa, Paolo Baldeschi, Eros Tetti e Tomaso Montanari.

Occupazione legata all'industria dell'escavazione del marmo. "Soggetti interessati stanno facendo circolare dati errati sulla presunta occupazione creata dall'escavazione selvaggia sulle Apuane, unico elemento forte a favore di quella che ormai si è rivelata la distruzione di parti consistenti di montagna per produrre non blocchi di marmo ma un sottoprodotto che finisce nell'industria del carbonato di calcio, per la produzione di materiali quali le colle, i dentifrici, i materiali da costruzione e simili.Abbiamo addirittura letto che questa attività, molto lucrosa per le grandi multinazionali che godono di concessioni assai redditizie, darebbe lavoro a 10.000 persone"E' vero? "Niente di più falso.

Gli ultimi dati ufficiali risalgono al 2000 e ci parlano di appena 614 dipendenti diretti (dati ufficiali di Istituto Marmo Macchine). I posti di lavoro erano sì 14.000, ma prima degli anni 70. Si può quindi affermare che l'attuale tecnologia di escavazione non crea posti di lavoro ma li distrugge, in quanto si affida sempre meno alla mano d' opera e sempre più a macchinari complessi". La Rete dei comitati per la difesa del territorio, insieme a un numero sempre più ampio di studiosi, oltre ai 60.000 che nel giro di 24 ore hanno firmato la petizione on line per fermare la distruzione delle Apuane, "è fermamente convinta che buoni posti di lavoro si otterranno solo con il contenimento del processo di escavazione e la riconversione produttiva diversificata di un territorio che risulta oggi totalmente asservito a un'unica monocoltura: quella dell'industria estrattiva del marmo per fini industriali.

Una economia alternativa è stata del resto già indicata da soggetti locali interessati al futuro di quel territorio, come il Piano di sviluppo alternativo elaborato da Salviamo le Apuane, ampiamente dimostra"

In evidenza