Il post-partita: La Fiorentina che scarta la semplicità

Finita 0-3 la partita che ha visto di fronte Fiorentina e Juventus stasera

01 dicembre 2018 22:24
Il post-partita: La Fiorentina che scarta la semplicità
Immagine concessa da violachannel.tv

I gigliato hanno affrontato questo match come tutti gli altri, mentre sugli spalti dell’Artemio Franchi qualche ululato lontano del pessimismo comincia ad affacciarsi. Nessuno aveva chiesto alla squadra di vincere, ma audacia e chiarezza che non si sono riscontrate né con le scelte di Mister Pioli né con quelle dei calciatori. Troppa timidezza, opacità e mancanza di pratica che dovrebbe essere sfruttata ai fini ludici del risultato; compattezza sporadica e classici errori di disposizione tra i centrocampisti, ormai divenuti causa classica dei gol subiti (la così detta “fase intermedia” dove manca la mezz’ala destra). Questi alcuni errori.

Che cosa non possiede questa Fiorentina? Ecco l’opinione finale: la semplicità. Lo si osserva da un unico fattore, cioè la disonestà che ha nei confronti di se stessa. Quasi non volesse ammettere la sua malattia, postuma delle cicatrici passate portate dai sistemi incongruenti degli allenatori succedutisi sulla panchina viola (Montella e Sousa) a cui Pioli non vuole rinunciare, forse anche per insicurezza nelle proprie capacità. Effetto? Un sistema di gioco che appare complesso, ma che alla fine risulta banale.

C’è bisogno assoluto di pianificazione, stabilità e lucidità doti che Pioli e la rosa hanno dentro loro. Dovranno riordinare le idee, stanno correndo eccessivamente verso zone che ancora non gli appartengono. Perciò oggi la Fiorentina ha perso, perciò i giocatori sono usciti a testa bassa direzione spogliatoi. Scartano la semplicità perché “devono” mostrare prontezza come se avessero un debito invisibile. La tifoseria non ha mai preteso. Probabilmente hanno paura di essere “ragazzi”, perché pensano che non esista l’attesa, che non esista il perdono per l’errore. Insomma, hanno perso la volontà di imparare. Firenze non è così.

Firenze perdona, Firenze ama, Firenze sostiene.

Adesso ci vuole la riscoperta dei valori reali. Il campo non è un palcoscenico, ma un sacro luogo sportivo dove dischiudere i caratteri d’ognuno.

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