“Veloce”. Il mantra di Raffaele Palladino, con quel vocione poco adatto alla figura da ragazzo gentile, risuona chiaro negli spazi un tantino più intimi dello stadio Curva Fiesole al Viola Park, certo, la tribuna sud del bellissimo impianto è piena ma 1.500 accaldati innamorati non fanno certo la bolgia del Franchi nei momenti migliori. “Veloce”, già, viene un attimo di brivido a rammentare quel “Gioca. Gioca. Gioca” insistito e così poco efficace di pandemica memoria, ma tant’è, malgrado il sole che al fischio d’avvio un tantino acceca lui il cappellino non lo porta.
“Veloce”. Il risultato alla fine lo premia, 2-1 e prima buona vittoria, Reggiana a parte, in questo precampionato. Ma la sua Fiorentina, nell’arco di 95 minuti, la velocità, la rapidità che lui chiede a questo 3-4-3 (o -2-1, a spaccare il capello in quattro) la mostra solo a tratti, quando si aprono gli spazi nella mediana del Montpellier, squadretta giocosa e garosa sì ma che lo rivela proprio tutto, il suo dodicesimo posto nell’ultima lista della Ligue Un, campionato in cui escluse le prime tre- quattro, insomma via, e perdipiù anche alle prese, pare, con discreti problemi di formazione, tanto da schierarsi là dietro zeppa di terzini, e un po’ si vede (e quella lista piena di errori...).
Sono bellini, gli occitani, nella montura bluarancio che la Viola concede per dovere di ospitalità vestendo l’elegante divisa bianca da trasferta. Bellini, a tratti incisivi ed efficaci se è vero che Terracciano deve ricordarsi di essere San Pietro in almeno un paio di circostanze, soprattutto a inizio gara, bellini però la tecnica individuale latita, a parte qualche buona giocata. A soffrirne la linea arretrata viola, ma del resto Biraghi è un braccetto inventato benché attento, Ranieri non può fare tutto da solo, Comuzzo...
bah, speriamo che rientrino presto Pongracic e Quarta, e magari si aggiunga alla rosa un altro centrale di piede destro e di buona esperienza, anche da rincalzo: Comuzzo convince più quando spinge in avanti e/o imposta, in fase di chiusura si fa beccare più volte disattento e impacciato. Da rivedere.
E non è il solo, perché con tutte le attenuanti del caso – l’Europeo, la scarsa preparazione, la comunque assodata scarsa propensione alla velocità – pure Barak continua a non dare il meglio, benché il mister evidentemente ci creda se è vero che lo schiera nell’undici iniziale a fianco di Mandragora, un altro che recupera buoni palloni, mette ordine nella sua zona, prova qualche castagna perché per quello il piede c’è, ma insomma, il tasso qualitativo non lo alza più di tanto e il guizzo della genialata gli appartiene poco.
Centrocampo questo sofferente: Colpani non pronto, magari si vede nella prossima amichevole a Grosseto, Infantino più che mai oggetto misterioso, sicché qualcosa di meglio si vede dopo un’oretta, quando Barak lascia il posto a Bianco, che magari sprecucchia un po’ ma il suo lo fa, e lo fa bene, anche con piglio e autorità. Palladino l’avrà segnato di sicuro sul taccuino, in attesa che il mercato gli regali le uova richieste per far riuscire meglio la frittata: Tessmann? McKennie? Il “dimenticato” Thorsvedt o il perso di vista Gaetano, o l’antico amore Brescianini? No, dai: niente lotteria di nomi, ma un paio di acquisti ci vogliono.
Come ci sarà di risolvere il nodo-portiere.
Approfondimenti
E poi il vice-Kean. Il 2000 ex Juve non ha segnato ma ci è andato vicino assai, e per come si muove, e per le sportellate, e per la garra, e per i tentativi falliti di un soffio diresti che il centravanti c’è, davvero. Ma non può restare solo, Pesticcio Kouamé è alternativa sempre più pallida, Beltran che si è guardato tutto il match in tribuna con la gestione Italiano aveva mostrato anche doti lievemente differenti dalla configurazione di punta pura. Là davanti è in buono spolvero Sottil, e son sincero, a me è piaciuto anche Ikoné, un po’ più sbrigliato e spigliato, a parte la finezza del pregevole gol di tacco, raddoppiato poi dalla bella botta di Bianco appena deviata dal groppone di Kean, e dunque il gol è suo; in mezzo, la rete di buona fattura di Tamari, classico schema da corner con lancione sull’uomo fuori area, botta al volo e palla nell’angolino basso sul palo lontano.
Bello, l’unica perla messa in campo dagli occitani a parte i pregevoli interventi del portiere Lecomte, no, dai, andiamo a cercare altro, qui sennò come vedi uno che fa una cosa buona ti fa venir subito l’acquolina... Ma per tornare a Ikoné, son sincero, io lo terrei.
Non benissimo Parisi, in questa serata, diamo attenuanti anche a lui, dai. Bene invece Kayode schierato al suo posto: si muove bene anche a sinistra da quarto di mezzocampo (pare, dicono, che l’avesse nelle corde fin dall’inizio) e sembra pure molto sgrezzato. Da tenerne conto, lasciamo cantare le sirene e coltiviamocelo qua. Ora si va a Grosseto, domani, e poi arriva il Friburgo. E il “calcio d’agosto” finisce, perché il 17 si va a Parma per la prima di serie A, e la Conference bussa a breve. Calcio d’agosto anche quello, ma vale un bel po’ di più.
FIORENTINA (3-4-2-1): Terracciano; Comuzzo (78′ Kouadio), Ranieri, Biraghi; Dodò, Barak (57′ Bianco), Mandragora, Parisi (73′ Kayode); Ikoné (73′ Brekalo), Sottil (73′ Kouamé); Kean. A disposizione: Leonardelli, Christensen, Harder, Baroncelli, Caprini, Fortini, Infantino, Colpani, Quarta. Allenatore: Palladino
MONTPELLIER (3-4-3): Lecomte; Tchato, Sylla, Sagnan; Mamilo (46′ Sacko), Ferri, Savanier, Issoufou (65′ Khazri); Tamari (82′ Coulibaly), Nordin (82′ Maamma), Adams (76′ Bares). A disposizione: Bertaud, Bares, Chennahi, Djemba Mbappe, Ngosso. Allenatore: Der Zakarian
Arbitro: Iacobellis di Pisa, Can C (Meraviglia, Pignatelli)
Marcatori: 42′ Ikoné, 64′ Tamari, 72′ Bianco
Note: ammoniti: Barak; angoli: 6-5 Montpellier; spettatori 1500