Hermann Hesse: la pittura e la scrittura

Alla Casa d'aste Pananti la raccolta privata di piccole rarità dello scrittore, filosofo, con opere di arte moderna

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 maggio 2021 14:59
Hermann Hesse: la pittura e la scrittura

Saranno messi all'incanto venerdì 21 maggio 2021 alle ore 15, nella sede di Via Maggio 28/a a Firenze, 24 tempera e inchiostro su carta del famoso scrittore Hermann Hesse (lotti 419-442 stima 3.000-5.000 l'uno).

Le opere d’arte di Hermann Hesse ci insegnano che scrittura e pittura non sono così diverse. Anzi, possono essere complementari, espressioni di una stessa idea di arte, più alta e antica: la ricerca di armonia ed equilibrio nel mondo fuori e dentro di noi. Scrivere e dipingere, scrittori e pittori, libri e tele, possono sembrare universi distanti, arti fondate su presupposti diversi, addirittura opposti: le parole e le immagini. Ma non è così.

Chi non ha mai letto Siddharta? Il romanzo, scritto ormai un secolo fa, è un pilastro della scoperta del sé, della spiritualità e della ricerca filosofica di ispirazione orientale. Ma Hesse è stato anche un pittore: anzi, è stato sia un pittore che uno scrittore.

I dipinti di Hesse, come quelli di molti altri grandi artisti autodidatti, vengono dalla necessità di uscire dalla propria comfort zone, di osare, di provare la propria adattabilità innanzitutto a sé stessi. L’arte per Hesse fu anche un mestiere, ma non erano i guadagni a spingerlo verso i colori e le tele, semmai una ricerca filosofica e interiore che è la stessa che abbiamo imparato a conoscere attraverso i suoi scritti. Herman Hesse, nella sua vita, creò oltre tremila acquerelli: erano paesaggi, oggetti, autoritratti, frammenti della natura che usava, molto spesso, per illustrare i suoi stessi libri.

Ed è proprio questa la prova definitiva che pittura e scrittura non sono categorie separate, ma espressioni di una stessa necessità filosofica e artistica. Il premio Nobel, che fu tedesco ma poi naturalizzato svizzero, usava la pittura per scandire le immagini significanti del suo percorso: regalava i suoi quadri e i suoi disegni ad amici e colleghi, li accumulava in casa per categorie, facendoli dialogare tra loro come pezzi di un puzzle più profondo.

Dipingere, per lo scrittore, pittore (ma anche poeta e filosofo) era un’attività che aveva a che fare non tanto con la rappresentazione, quanto con la meraviglia, con l’interregno che si naviga quand osi sogna, si immagina e si fa dialogare la fantasia con ciò che percepiamo attraverso i sensi.

Osservando le opere di Hesse notiamo i colori iridescenti e uno sguardo sulla natura tipico della pittura naive e, in un certo senso, di quella modernista. Ma ciò che conta davvero non sono gli stili pittorici - anch’essi delle categorie, delle caselle in cui far rientrare la ricerca soggettiva e collettiva - semmai la volontà che soggiace a quel dipingere: Hesse mirava a trovare un’armonia, un equilibrio che sta nelle parole tanto quanto nei colori e nelle forme. E proprio in virtù di quell’armonia, che attraversa trasversalmente tutta la storia dell’arte, che Hermann Hesse non si definiva mai né pittore né scrittore, ma semplicemente “un artista”.

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