Gli albergatori al Governo: "Cambi il Decreto rilancio o non riapriamo"

La Sezione Industria Alberghiera di Confindustria Firenze, critica sui contenuti della bozza che sta circolando, chiede “provvedimenti seri e di medio-lungo periodo”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 maggio 2020 15:27
Gli albergatori al Governo:

FIRENZE, 13 maggio ’20 – “La bozza del Decreto Rilancio circolata in queste ore, se confermata, avrà ripercussioni gravissime e permanenti per le 386.000 imprese turistiche italiane e per oltre 4.000.000 di lavoratori, e nel settore alberghiero in particolare. Se non interverranno modifiche radicali non sarà possibile riaprire le nostre strutture. #noistiamochiusi”

Inizia così, la lettera che le imprese della Sezione Industria Alberghiera di Confindustria Firenze hanno inviato al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, indirizzata anche Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini; al Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli; al Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi; all’assessore regionale alle Attività produttive, al Credito, al Turismo ed al Commercio Stefano Ciuoffo e per conoscenza al Sindaco di Firenze Dario Nardella e all’assessore comunale Cecilia Del Re.

Una lettera analoga è stata inviata da tutti gli albergatori di Italia di Confindustria. Le imprese alberghiere, per la “sopravvivenza del Turismo Italiano” chiedono “provvedimenti seri e di medio-lungo periodo”, per far rivivere l’intero settore.

“In un quadro di assoluta incertezza – scrivono le Industrie alberghiere -, il settore alberghiero è di fatto completamente fermo con più del 96% dei lavoratori del settore in cassa integrazione.

Sulla bozza di Decreto, nella lettera inviata al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, gli albergatori scrivono:

  1. Affitti: la previsione di un’agevolazione per soli 3 mesi e comunque parziale (credito di imposta 60%) è del tutto inadeguata. Sono necessarie misure per traghettare le aziende almeno fino alla fine dell’anno;
  2. Immobili di proprietà: previsione di un credito d’imposta anche per imprese con immobili in proprietà (60% sulla base degli ammortamenti di bilancio su terreni e fabbricati o degli interessi sui mutui ipotecari), e superamento del limite alla deducibilità fiscale degli interessi sulla base del reddito lordo, norma che crea un forte danno soprattutto considerata la forte riduzione del reddito lordo prevista per questo e i prossimi anni.
  3. Imposte: vanno totalmente stralciate le imposte relative a IMU, TARI e TASI e concessioni demaniali per tutto il 2020 non avendo le imprese usufruito dei servizi relativi ne utilizzato il bene strumentale su cui gravano.
  4. Ammortizzatori sociali: come sopra.

    Anche se fosse possibile riprendere l’attività nelle prossime settimane, la domanda è destinata a rimanere debole. Gli ammortizzatori sociali devono essere disponibili almeno fino a tutto il 2021.

  5. Costo del lavoro: Vanno previste misure specifiche nel turismo attraverso l’azzeramento dei contributi per i lavoratori stagionali e il dimezzamento per i dipendenti fissi almeno fino dicembre 2021; dare possibilità di erogare i fondi della cassa integrazione alle imprese che tengono i Lavoratori in attività anche se fatturato medio è inferiore al 50% del fatturato medio anni precedenti.
  6. Subito regole chiare per ripartire: urgono regole per la ripartenza chiare e quanto prima possibile.

    Ben oltre il 60% delle imprese turistiche dichiara che non aprirà se non avrà entro pochi giorni le regole con cui poter ripartire in sicurezza.

  7. Responsabilità delle imprese: va immediatamente trovata una soluzione per sollevare i datori di lavoro dalla responsabilità civile e penale in caso di infezione da Covid di un dipendente (art.42 Decreto Cura Italia). Il rischio di contenzioni e cause infinite a fronte dell’impossibilità nell’accertare la modalità e il luogo dell’infezione porterà ad una drastica diminuzione delle assunzioni, già falcidiata dalla stagione compromessa.
  8. Contributi a fondo perduto: La soglia inserita di 5 milioni di fatturato per i contributi a fondo perduto, lascia fuori molta parte delle imprese del settore.

    Le ipotesi relative ad aziende con soglie di fatturato più alte appaiono confuse se non impraticabili a fronte di una esigenza di risorse immediata.

  9. Liquidità: indispensabili per la sopravvivenza del settore prestiti e mutui a 30 anni a tasso fisso minimo purché non si licenzi, si investa il 30% della cifra nei prossimi 5 anni, e si investa in formazione, ma con automatismo di erogazione come negli altri Paesi.
  • Fondo “turismo”: la previsione di cui all’art.

    185 della bozza del DL Rilancio prevede un fondo da 50 milioni di euro per operazioni di acquisizione di strutture turistico ricettive. La misura oltre che essere vaga è anche totalmente inutile considerata la dotazione irrilevante dello stesso. L’attivazione quanto meno dei 200 milioni del fondo sviluppo e coesione, deve essere contestuale all’emanazione del decreto.

  • Bonus vacanza: cosi come ipotizzato è assolutamente inutile, la soglia ISEE è troppo bassa e lo stesso deve essere incassato direttamente dall’imprenditore.

    Non è immaginabile che le imprese si facciano carico del 90% del suo valore come anticipo per poi portare tutto in compensazione tributaria a fine anno in un momento di carenza totale di liquidità.

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