Giornalisti, "Quale equo compenso, un esercito di sottopagati"

Il consigliere regionale di Sel, Romanelli e la senatrice Petraglia (Sel) chiedono più dignità per la professione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 luglio 2014 20:46
Giornalisti,

FIRENZE - “20 euro ad articolo, 6 euro per una segnalazione ad agenzie e web, 250 euro per un pezzo per un mensile: questo il cosiddetto “equo compenso” contenuto nell’accordo tra Editori, FNSI e Governo” – dichiara il Consigliere Regionale della Toscana Mauro Romanelli. “Sono molto preoccupato sia per gli aspetti ovvi della tutela della dignità del lavoro e della qualità della vita dei diretti interessati, sia per le ricadute di questo accordo sulla qualità dell'informazione e quindi della democrazia: non posso che sentirmi a fianco delle decine di migliaia di giornalisti precari e freelance, che in questa vicenda sembrano essere stati abbandonati da tutti”.

“Quando si crea un esercito di lavoratori sottopagati e senza alcun diritto, si uccidono la libertà e la qualità dell’informazione, così come si allontanano da una professione nobile tanti ragazzi e ragazze, che, giustamente, non vorranno più svolgere in Italia una professione che non riconosce il merito, la creatività, le competenze”. “Che ne sarà dell’informazione indipendente nel nostro paese, in mano a pochi potentati e con lavoratori senza alcuna tutela?”. “Sel a livello nazionale chiede al Governo di ritirare la decisione, riscrivendo un accordo a tutela della dignità e della democrazia: la stessa cosa che chiederemo in Consiglio Regionale con una mozione in materia, sfidando tutte le altre forze politiche ad esprimersi sul tema” - conclude Romanelli.

Sull'accordo, si è espressa anche la senatrice Alessia Petraglia (Sel), che invita il Governo ad attivarsi. 

“L'accordo tra editori, FNSI e Governo - ha detto - rappresenta un pericolo per la libertà d'informazione nel nostro Paese e un oltraggio alla dignità dei giornalisti precari e freelance. Si vanno a colpire i lavoratori più deboli minandone i diritti e determinando una situazione incompatibile con l'esercizio libero della professione giornalistica, nonostante l'apporto fondamentale di precari e freelance al sistema dell'informazione nel nostro Paese”.

“Le condizioni dettate dall'accordo, soprattutto nella parte che riguarda i compensi minimi – prosegue Petraglia – sono umilianti e chiudono la porta a qualsiasi progetto di vita, calpestando la dignità di chi ogni giorno svolge un lavoro fondamentale per la nostra democrazia con serietà e professionalità”.

“Nei prossimi giorni incontreremo precari e freelance – conclude Petraglia – e insieme a loro valuteremo eventuali iniziative parlamentari. Al Governo chiediamo di tornare sui suoi passi e di ritirare la delibera, nell'interesse dei cittadini e della libertà d'informazione”.

In evidenza