E quindi si torna a casa. Subito, e senza fiatare, e cazzottati ben bene. Dice: ma se il palo di Quarta andava dentro, ma se il rigore lo tirava un altro. Se: il patrimonio dei bischeri e dei poveri. Presi a labbrate da un rabbercio di squadra che non a caso è esima in classifica, ha fatto venti punti in meno dell’anno passato e vai e vai. Sì, però fa viaggiare il pallone. Aggredisce, anche senza fronzoli all’occorrenza. E’ sempre sulle traiettorie. Ha garra.
E poi i suoi santi li ha. San Giovanni Paolo. Simeone, do you remember? Corre, incrocia, botta secca e gol, mangiati un paio di difensori che nemmeno in terza categoria, e Terracciano forse… E poi Sant’Alessio. Zerbin, 25 anni a marzo, da Novara, secco e lungo. Uno che in vent’anni di calcio “alto” ne ha visto qualche frammento giusto negli ultimi diciotto mesi a Napoli: sbuca dove dovrebbe essere Paris, la butta dentro, sbatte nel palo, sembra mezzo morto, si rialza, si ributta su una palla che Duncan forse pensava per le margherite, allunga due passi e calcia, Terracciano-bis non ci arriva.
Robe semplici, calcio. Tre a zero.
Breve storia triste di una inutile notte araba buttata via nell’idea di rincorrere un trofeo che alla fine avrebbe fatto bene solo alle bacheche e alle casse. O forse anche al morale, chissà. Perché torni a casa e ti aspetta l’Inter, e se tra otto giorni vai in campo così rischi un’altra cazzottata. E poi son dolori. Breve storia triste di una notte inutile in uno stadio scandalosamente e desolatamente vuoto che nemmeno durante il lockdown, e tu costretto allo schermo tv a sorbirti la telecronaca scandalosamente ciuccia di Trevisani. Breve storia triste perché i numeri come al solito 61-39% di possesso palla ma ci hai finito il fiato, 16 tiri viola contro 8 ma in porta sono 4-1 per il Napoli, magari 4-2 perché la zuccata di Quarta, il più pericoloso è sempre lui, ha preso il palo, e dunque la porta, bissata poi da quel fiacco appoggio di Beltran verso Gollini.
Breve storia amara, non più solo triste, perché tornano a gola, come si dice a Firenze, certe cose che hai letto prima della partita, e che vale la pena ricordare. Non sai se sorridere, o ridere o magari piangere – e sono generoso – a rileggere le cose dette da Mister Frigo Pieno in vista del match e del futuro: Ngonge non era nei piani della Fiorentina, eh già, l’uva non era matura; attaccanti? Nooooo, siamo contentissimi di Beltran e Nzola, come no, 6 gol in due, raddoppiati da Nico & Jack, peggio di loro in serie A solo Caputo-Kovalenko, che se il campionato finisse ora sarebbero diritti in serie B.
E poi rileggi anche una chiarissima spiega di Italiano: le 134 formazioni schierate “servono a tenere alta la concentrazione”. O forse a perderla, anche se uno che – per volere della sorte, certo – ora gioca fisso, un tale Jorko Ikoné, per una sera forse gran bischerate non ne fa (beh, farsi vedere sulla fascia per poi ridare palla 30 metri indietro a Milenkovic…), anzi si guadagna un rigore, lo vuole battere lui – ma dico: gerarchie, non ce n’è? – e lo spara in curva.
Se entra, va 1-1.
Se. Ma come già detto, è patrimonio etc etc. Di fatto la Fiorentina d’Arabia è parsa più un branco di zombie che una squadra di calcio. Mai un’idea una, anche perché forse hanno ragione le voci ciucce di Mediaset, se nessuno davanti si muove, più che seguitare con le solite strisce tagliaerba di passaggi e contropassaggi e ripassaggi laterali, di più non si può fare. E allora dai, o è il lancione quasi a casaccio in avanti sperando nella botta di culo, o è quell’asfissiante – per i nervi di chi guarda – possesso alla meno, lentezza, farraginosa macchinosità, con poca velocità, tante incertezze e tanta imprecisione, in cui cade anche il buon Jack, che si danna e si affatica e se le cerca ma alla fine qualche pasticcio gli scappa per forza.
Breve storia triste per Brekalo, che forse va via – forse – e lascia poco segno se non qualche timida speranza un annetto fa. Non mi va di insistere più di troppo su Kayode che deve rifiatare per forza, e lavorare su tante cosucce, s’è fatto beccare perfino in controfallo. Non mi va di insistere su un altro numero, i corner, ne tiri 6 ma solo una volta nasce un pericolo vero, peccato per quel piede di Bonaventura in fuorigioco, sarebbe stato 1-1.
Ma era in fuorigioco, dunque poco da dire.
Tre a zero. E’ una botta seria, brutta. E’ sempre più evidente che c’è bisogno di rinforzi. Seri, pronti, buoni, motivati. Ma già, il frigo è pieno.
NAPOLI (3-4-3): Gollini; Di Lorenzo, Rrahmani, Juan Jesus; Mazzocchi (81' Zerbin), Cajuste (77' Gaetano), Lobotka, Mario Rui (72' Ostigard); Politano (72' Lindstrom), Simeone, Kvaratskhelia (72' Zielinski). Allenatore: Walter Mazzarri. A disposizione: Contini, Idasiak, D'Avino, Gioielli, Raspadori.
FIORENTINA (4-2-3-1): Terracciano, Kayode, Milenkovic, Martinez Quarta (88' Faraoni), Biraghi (68' Parisi); Arthur, Duncan; Ikoné (57' Nzola), Bonaventura (88' Barak), Brekalo (57' Sottil); Beltran. A disposizione: Martinelli, Christensen, Ranieri, Mina, Maxime Lopez, Infantino, Comuzzo, Mandragora, Amatucci, Gonzalez. Allenatore: Vincenzo Italiano.
Arbitro: La Penna (Var Aureliano-Marini)
Marcatori: 22' Simeone, 84', 86' Zerbin
Ammoniti: Biraghi (F). Angoli: 6-4 F