E’ il calcio, bellezza. Hai più blasone e più “tasso tecnico”, dicono quelli bravi, però in campo le parti sono rovesciate, e sei quello che subisce. Eppure vai in vantaggio, ma in pieno recupero a due minuti dai tre punti la tua star più star fa il patatrac, e poco prima ne aveva fatto un altro l’altra star più star: già, 76’, Kean si mangia il più facile dei gol, pallina che gli rimbalza sul piatto destro a centimetri dal due a zero, e invece finisce sopra il montante; poi, 94’, De Gea – fin lì bravo, paratona su un diagonale velenoso di Gaetano e tanta sicurezza – vuole fare il fenomeno e si fa passare sotto una incornata non impossibile di Luperto, che i difensori lasciano inspiegabilmente libero come era successo con Folorunsho nella prima frazione, anche lì palla sgusciata sotto ma c’era San Gosens sulla linea a ricacciarla via.
E poco prima dell’ora Davidone era rimasto impalato a guardare Borrelli che da un metro ha messo a lato una palla facile da schiaffare dentro.
Così dalla trasferta di Cagliari, dove giochi praticamente senza tifo per ridicoli “motivi di ordine pubblico”, porti via un punto solo, e ti tocca perfino mangiarti le mani anche se quel punto, onestamente, non te l’eri sudato più di tanto. Fiorentina brutta, decisamente, nemmeno la brutta copia di quella di Presov giovedì passato in Coppa, certo davanti avevi un Cagliari determinato, rabbioso, pieno di garra e voglia di fare a mazzate ma anche veloce, guizzante, preciso nei contrasti e nei passaggi e anche negli schemi e nei lanci, con qualche gigante in campo che qualche domandina l’avrà pure suscitata, perché Mina non ha fatto vedere praticamente palla a Kean e poi si è proposto davanti con intenzioni bellicose, e tu l’hai cacciato dopo qualche settimana di panchina; e perché Folorunsho non l’hai riscattato, e la sua rabbia l’ha dimostrata tutta, era dovunque, e quel colpo di testa salvato da San Gosens a millimetri dalla spolverata di gesso era stato suo.
Davanti, Viola anemica. Balbettante, accidiosa, infingarda, ripiegata, inconcludente, inebetita, lenta a ritmi da Rsa. Gestione della palla da Primi Calci, quintalate di passaggi sbagliati, idee latitanti, intese ancora meno, reticolati di passaggini senza sbocco, certo il Cagliari chiudeva bene con una bella linea di pressing ma pur sempre Cagliari era. Dice: allenatore nuovo, eh ma sono insieme da luglio, hanno già giocato un bel po’ di match anche di livello, non era la prima ufficiale, per il Cagliari invece sì, dopo il passaggio ai rigori in Coppitalia con l’Entella.
Dice: qualche nuovo giocatore, ma il gol l’ha segnato un “vecchio”, Rolando Mandragora, oltretutto in bilico e però pensiamoci bene, e l’unico che ha fatto vedere qualcosa di meglio è stato per l’appunto un nuovo, Fazzini, che a mio modesto avviso merita più spazio perché Gudmundsson avrà certo classe superiore ma anche oggi non ha combinato men che nulla. Dice: campagna acquisti non ancora finita: ecco, già, ma sarà meglio muoversi per non arrivare alle 20 del 1° settembre e commentare il solito “non c’era più tempo…”.
Peccato. La partita numero 300 di Rocco Commisso al timone meritava qualcosa di più, se non altro a livello di immagine, certo, avrà pesato in qualche modo la trasferta di Presov (ma contro un avversario che da noi può giocare in serie C), la numero 500 di Pradé gli deve invece far pensare qualcosa. C’è una settimana di mercato, ancora, e a qualcosa bisogna mettere mano, ammesso che siano dileguate le nebbie di dubbio sulle permanenze di qualche supertitolare (Pablo Marì non riesco a considerarlo tale, ma Pioli lo sa meglio di me, e deve aver chiesto e richiesto), perché a parte qualche bella giocata verso l’ultimo quarto di match anche Fagioli non è che abbia poi brillato tanto, e forse ha bisogno di qualcuno dietro a fare da metronomo e a inventare in tandem qualcosa di più efficace. Arriva Piccoli, dice che domani firma, meglio; un finale come quello di stasera, se i cambi non sono dettati da problemi fisici e allora anche in questo caso per fine mercato c’è quanto mai da intervenire a bomba, un finale – dicevo – come quello di stasera forse qualche minuto per Dzeko poteva anche meritarlo, non foss’altro per esperienza e magari posizione in area propria sui calci piazzati.
Vabbè, basta così. Giovedì ritorno di Coppa, a Reggio Emilia, tant’è, poi ancora fuori, Torino versante granata, amici cari. Sugli spalti, ma in campo bisognerà metterci ben altro.
Cagliari (4-3-2-1): Caprile; Zappa, Luperto, Mina, Obert (75’ Idrissi); Deiola (75’ Gaetano), Prati (61’ Mazzitelli), Adopo; Folorunsho, Esposito (61’ Luvumbo); Borrelli (81’ Kilicsoy). All. Pisacane
Fiorentina (3-4-2-1): de Gea; Comuzzo (62’ Pablo Mari), Pongracic, Ranieri (46’ Viti); Dodo, Sohm, Fagioli, Gosens (77’ Parisi); Ndour (46’ Mandragora), Gudmundsson (72’ Fazzini); Kean. All. Pioli
Arbitro: Simone Sozza di Seregno; assistenti Fontemurato-Biffi, quarto Mucera; Var Di Paolo-Guida
Marcatori: 68’ Mandragora, 94’ Luperto
Note: ammoniti: 43’ Obert, 45’ Borrelli, 71’ Pongracic, 80’ Pablo Mari, 82’ Mazzitelli, 95’ Kilicsoy. Angoli 3-2 Cagliari. Spettatori 15.723