Fabrizio Corsi: il presidente ingiustamente sottovalutato

Alla vigilia del derby toscano, le storie parallele di Pisa ed Empoli ci insegnano molte cose sul calcio italiano

Nicola
Nicola Novelli
18 settembre 2019 14:50
Fabrizio Corsi: il presidente ingiustamente sottovalutato

Gara di Serie B al ‘Castellani’ sabato 21 settembre alle 15:00, dove è in programma Empoli-Cittadella, in vista del derby toscano con il Pisa nella successiva gara, valida per la quinta giornata della Serie B martedì 24 all’Arena Garibaldi–Stadio Romeo Anconetani alle ore 21.00.

Proprio mettendo a confronto la storia calcistica toscana degli ultimi 40 anni si misura quanto Empoli sia un luogo straordinario del pallone, nonostante la città non sia neanche capoluogo di provincia. Dai prima anni ottanta sempre presente (salvo brevi intervalli) al vertice del calcio professionistico nazionale, mentre altre città in tempi recenti hanno vissuto un inesorabile declino, non solo Pisa, ma anche Livorno e Siena.

Il merito è certo di un ambiente di appassionati, che a Empoli ha saputo sfornare dirigenti sportivi di valore, oltre che allenatori e calciatori saliti in vetta alla notorietà nazionale. Empoli è stata la fucina solo per citarne alcuni, di Spalletti, Montella e di Sarri, che condusse gli azzurri all'accesso nelle coppe europee.

Questo binomio Empoli-calcio è così forte e consolidato da essere diventato un modello per le piccole città che ambirebbero a entrare nel salotto buono del calcio italiano. Il merito è senz'altro di uno splendido settore giovanile, con il bellissimo centro sportivo di Monteboro, continua fucina di campioni. Ma il merito è sopratutto dei dirigenti che si sono alternati in questi decenni alla guida del club azzurro.

A cominciare da quel Silvano Bini, di cui è ancora viva la memoria negli empolesi più anziani, che vissero il debutto degli anni '80 nelle massime serie. Erano -si dirà- anni più facili, con il vento in poppa dell'economia manifatturiera, che ha Empoli trova una delle sue capitali. Infatti erano anche gli anni di Romeo Anconetani, che ha Pisa continua a essere rimpianto, negli alti e bassi delle alterne vicende societarie.

Non è accaduto lo stesso a Empoli. E il merito è dei Corsi, la famiglia di imprenditori della pellicceria, che in Fabrizio ha trovato uno straordinario professionista del calcio, per passione diventando presidente dell’Empoli F.C. negli anni '90, inanellando via via successi tali da fargli quasi dimenticare la direzione della propria azienda.

Fabrizio Corsi è uno dei pochi presidenti ha gestire una società con i conti in salute, nonostante un esiguo bacino di spettatori, permettendosi il lusso di continuare a lanciare prodigi del calcio, grazie alla sua esperienza di mercato.

Solo chi vuole vedere oltre le convenzioni, oltre lo scontato, oltre le minestre riscaldate, è in grado di riconoscere la straordinarietà di questo binomio empolese. Nonostante la scarsità di tifosi televisivi, l'assenza di titoli, un caso quasi unico nel calcio italiano. Quel fenomeno industriale, ormai sempre più simile a una forma di spettacolo, dove il pubblico sembra avere bisogno del lieto fine, che coincide sempre con il successo delle squadre maggiori, delle società più ricche, dei tifosi più numerosi.

Questo calcio malato non può contemplare la vittoria di squadre considerate secondarie, come l'Empoli. Ma a dispetto dei santi gli azzurri restano lì, da decenni, altalenandosi tra serie A e B.

Tutto ciò è ben noto, non serve uno scienziato per capire certe consolidate logiche di mercato. Ma a Fabrizio Corsi non importa: continua a resistere al servizio dello sport buono. Con un ambizione che spera infine di coronare e che lo associa ai destini viola della famiglia Commisso: il tanto ambito nuovo stadio (o stadio riammodernato) che un bell'aiuto offrirebbe a una società calcistica che ha dimostrato di meritarselo da tempo.

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