Da CDP 14 milioni alla Regione per l'acquisto di attrezzature sanitarie

Intanto mobilitazione di CUB Sanità e USI Cit di Firenze per la sicurezza e i diritti dei lavoratori

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 dicembre 2020 23:45
Da CDP 14 milioni alla Regione per l'acquisto di attrezzature sanitarie

La situazione negli ospedali e nei servizi sanitari toscani continua a essere preoccupante. Carenze di organico e eccessivi carichi di lavoro del personale. In particolare sono evidenti le carenze di personale sanitario, non solo medici e infermieri ma anche addetti all’assistenza, tecnici, personale dei servizi appaltati. Molti ospedali Covid non sono nuove strutture, ma ospedali ai quali sono stati chiusi reparti di medicina e chirurgia per trasformarli in strutture COVID dedicate.

Cassa Depositi e Prestiti ha firmato un contratto di finanziamento con la Regione Toscana del valore di circa 14 milioni di euro e della durata di cinque anni per l’acquisto di attrezzature sanitarie da destinare, in particolare, al Centro Covid Pegaso di Prato per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19. Le risorse saranno dedicate per circa 8 milioni di euro all’acquisto, da parte della Regione Toscana, di impianti, macchinari, attrezzature tecnico-scientifiche, mezzi di trasporto e altri beni mobili.

Più di 6 milioni di euro verranno, invece, utilizzati come contributi agli investimenti per le attrezzature sanitarie a favore delle Aziende sanitarie, delle Aziende Ospedaliero-Universitarie e degli altri Enti che fanno parte del Servizio sanitario della Regione Toscana.

“Il centro Covid è stato realizzato a tempo di record, neanche un mese, e i lavori affidati con somma urgenza sono stati conclusi addirittura in anticipo rispetto a quanto stabilito; abbiamo sostenuto interamente il costo, 5 milioni – ha dichiarato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. – Questo è il modo in cui la Toscana, in piena pandemia, conferma la scelta di concretezza e al servizio dei nostri cittadini. Siamo orgogliosi e più che mai determinati a usare le risorse con efficienza per strutture che rimangano permanentemente sul territorio. Ringraziamo CDP, perché questa sarà l’occasione per portare avanti l’impegno in una situazione così delicata e perché crediamo che anche l’attenzione di Cdp per il territorio possa incarnare lo spirito della nostra regione”.

“In un momento ancora così complesso e delicato, questo finanziamento rappresenta un sostegno importante alla sanità regionale toscana, soprattutto alla luce della natura degli acquisti che verranno realizzati grazie alle risorse messe a disposizione. Cassa Depositi e Prestiti, conscia delle sfide che i territori si trovano ad affrontare, rafforza la vicinanza agli Enti territoriali anche per fronteggiare l‘emergenza Covid-19 e favorire la ripartenza”, ha dichiarato Paolo Calcagnini, vicedirettore generale e chief business officer di CDP.

"Da anni denunciamo l’aumento delle infezioni ospedaliere dovute ad appalti al ribasso dei servizi di pulizie, sanificazione e igienizzazione che neanche in questa pandemia sono stati potenziati -intervengono il CUB Sanità e l'USI Cit di Firenze- La situazione degli organici ospedalieri già drammatica prima della pandemia, per il blocco di anni delle assunzioni, per l’aumento dell’età media dei dipendenti a causa della riforma delle pensioni, per la presenza di tanti lavoratori precari, di agenzie interinali, a tempo determinato, a partita IVA, è esplosa con l'aumento dei carichi di lavoro. Nel settore medico le carenze vengono coperte anche con lo sfruttamento degli studenti specializzandi di professioni sanitarie e medicina, distolti quasi totalmente dallo studio previsto nelle specializzazioni e nel praticantato e impiegati a tutti gli effetti come personale in servizio ma con stipendi molto più bassi, spesso senza neanche diritto alle mense ospedaliere e senza i bonus che sono invece stati retribuiti al personale effettivo. Inoltre le tanto sbandierate assunzioni di infermieri e di OSS sono in realtà per la maggior parte stabilizzazioni di personale già presente. Peraltro in molto casi le ferie sono state bloccate, impedendo agli operatori la possibilità di recupero psicofisico e come se non bastasse a tanti operatori è stato anche chiesto di svolgere attività aggiuntiva per potenziare il personale delle RSA. Carenza di controlli e tracciamenti. Non è stato attivato nessun serio tracciamento dei dipendenti sanitari, che non vengono sottoposti né a tamponi regolari né a sorveglianza omogenea nei vari presidi sanitari della Regione. Del resto i decreti governativi già da inizio pandemia hanno stabilito che l’operatore sanitario continua a lavorare se asintomatico anche se ha avuto contatto stretto con persone positive, esponendo a gravi rischi di salute i lavoratori della sanità e chi entra in contatto con loro".

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