Tutti insieme (o quasi) al di là delle diverse sigle sindacali per chiedere un impegno concreto a favore delle popolazioni martoriate dalla guerra. L’iniziativa, che vede protagonisti oltre al NurSind Cisl FP Toscana, Uil FPL, Nursing Up e Fials, ha come obiettivo la richiesta di un incontro urgente alla Regione. “Alla Regione - spiegano i sindacati del comparto sanità - chiediamo l’attivazione di percorsi e progetti, coordinandosi col ministero degli Esteri e della Salute, per ospitare e offrire cure mediche ai palestinesi, così come è stato fatto per la popolazione ucraina”.
I sindacati chiedono alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità di offrire con adesione volontaria la propria disponibilità per garantire i servizi sociali e sanitari a chi verrà ospitato in Toscana e organizzeranno una raccolta fondi per sostenere le cure sanitarie e contrastare l’emergenza alimentare, al fine di alleviare le sofferenze dei tanti civili coinvolti nei conflitti.
“Si tratta di un’iniziativa - spiega il segretario regionale del NurSind - che ci vede in prima linea per sostenere il popolo palestinese, che da troppi mesi subisce le conseguenze di una guerra folle. Non posso che sottolineare la soddisfazione nel vedere la quasi totalità delle sigle sindacali prendere parte congiuntamente a questa iniziativa”.
Sono entrate nel vivo le attività del progetto BASE - Bologna for Science Education in Palestine and Jordan che ha l’obiettivo di riformare l’istruzione superiore in Palestina e Giordania, rafforzando la qualità dei corsi di laurea e il riconoscimento internazionale dei titoli di studio. L’Università di Pisa è parte attiva del progetto e a luglio scorso ha partecipato ad un incontro all’Universidad de Barcelona insieme agli altri partner con l’obiettivo di monitorare lo stato dell’arte del programma. Per i tanti che purtroppo non hanno potuto partecipare di persona a causa dei conflitti in corso, la riunione si è svolta in modalità mista.
“Le attività che abbiamo portato avanti - sottolinea la professoressa Maria Franzini, referente scientifica del progetto per l’Ateneo pisano – avevano lo scopo di verificare e valutare la preparazione e la capacità delle università palestinesi e giordane, insieme ai Ministeri dell’Educazione superiore dei due paesi, e di intraprendere il percorso di adozione dello standard del Processo di Bologna, per i loro corsi di studio di area STEM, ottimizzando la qualità della formazione universitaria e favorendo una maggiore mobilità internazionale per studenti e docenti.“
“Questa valutazione iniziale, la Gap Analysis, – continua Maria Franzini - è stata fatta sia a livello didattico che a livello legislativo, ed è frutto di un ottimo lavoro cooperativo sia del gruppo di lavoro pisano che di quelli degli altri partner. In particolare, mi preme sottolineare che nonostante le difficoltà che i colleghi, soprattutto palestinesi, incontrano nel portare avanti le attività istituzionali e di ricerca, la loro partecipazione è stata sempre costante e attiva, consentendo così di completare le attività previste dentro i tempi del progetto.
Dall’analisi dei bisogni abbiamo, insieme con CIMEA, generato una proposta di Capacity Building Plan e un rapporto dettagliato delle capacità di ciascun partecipante.
“Non possiamo che dirci soddisfatti di questo primo risultato raggiunto. Questi documenti rappresentano i primi risultati ufficiali del Progetto BASE, “ ha commentato Giovanni Federico Gronchi, prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali e supervisore delle attività progettuali - Consegniamo quindi nelle mani dei partner, documenti che saranno strategici e fondamentali per impostare le azioni seguenti, in modo che ciascun Istituto e Ministero dell’Educazione Superiore possa procedere verso il Processo di Bologna in maniera consapevole e proficua”.“Tali documenti – conclude Gronchi – raccolgono una scrupolosa analisi dei bisogni, delle criticità, e dei punti di forza di ciascuna delle Istituzioni coinvolte, in modo che il loro schema di riforma possa aderire al Processo di Bologna in maniera per così dire sartoriale, cioè tagliato su misura per gli specifici bisogni e le individuali caratteristiche”.
Il Comune di Rapolano Terme espone la bandiera palestinese al Palazzo comunale, ribadisce la sua vicinanza alle forze palestinesi e israeliane che vogliono pace e sicurezza in quel territorio e chiede con fermezza al governo italiano di riconoscere lo Stato di Palestina e di adoperarsi per porre fine al massacro a Gaza, diventato insostenibile. A rinnovare le richieste contenute nella mozione presentata dal gruppo consiliare ‘Futuro per Rapolano Terme, Serre e Armaiolo’ e approvata nei giorni scorsi in consiglio comunale è il sindaco, Alessandro Starnini, che si unisce a tutti coloro che chiedono la fine delle ostilità e il ritorno al dialogo nel rispetto dei diritti umani.