"Covid, gesto di coraggio della Toscana per non lasciare solo chi muore"

Bormolini (Tutto è vita onlus) e Donzelli (Comitato Bioetica e Fondazione Meyer): “Così curiamo un’altra ferita profonda della pandemia”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2020 12:12

Firenze, 13 novembre 2020- “Quello della Regione Toscana è un gesto di coraggio e amore: la decisione di creare un tavolo regionale che cerchi una procedura di accesso dei familiari ai reparti Covid per accompagnare il fine vita delle persone consente di curare un’altra profonda ferita che ci lascerà questa pandemia, cioè la solitudine drammatica di troppe morti”. Così padre Guidalberto Bormolini dei Ricostruttori, presidente di Tutto è vita onlus, e il professor Gianpaolo Donzelli componente del Comitato nazionale per la Bioetica e presidente della Fondazione Meyer, commentano la scelta del presidente della Regione, Eugenio Giani, e dell’assessore alla Sanità, Simone Bezzini, di cercare – di fronte a tanta sofferenza che pesa sui malati e sulle loro famiglie - un percorso che esplori la possibilità di umanizzare l’accompagnamento di chi non ha più speranze di vita con la vicinanza dei familiari comunque nella tutela della salute pubblica e tenendo conto della gravità della situazione sanitaria.

Gli amministratori regionali in questo modo hanno raccolto la proposta lanciata da Tutto è vita onlus e dalla Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer.

“La fine della vita in ospedale non è il fallimento di un percorso di cura ma il momento di assistere lo spirito del paziente insieme alle persone a lui care, la solitudine al momento della morte vanifica tutto l’amore - sottolinea il professor Donzelli - Anche gli ospedali hanno un’anima, anche gli ospedali sprigionano emozioni e si nutrono di gioia, di paura, di coraggio, di dolore. Esiste anche per loro una geografia dello spirito e della memoria”.

“Siamo perfettamente consapevoli dell’appropriatezza delle norme attualmente in vigore, ma crediamo sia necessario dare un segnale forte e sicuramente condiviso dai cittadini in termini di umanizzazione delle cure - commenta padre Bormolini - il trauma di vedere morire i propri cari, le persone più amate, in totale solitudine rischia di essere una ferita grave, difficile da rimarginare e, a detta di numerosi esperti e ricercatori, una delle ripercussioni più gravi sul piano psicologico ed esistenziale che la pandemia possa causare”.

Nella consapevolezza che “un’attenzione alla cura umana integrale sia necessaria in questi tempi” da Tutto è vita onlus arriva “la disponibilità a mettere in campo idee e proposte avendo da tempo riflettuto su questo tema, ma soprattutto avendo dovuto supportare numerose persone a reggere il trauma di veder morire i propri cari”.

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