Costi energetici artigianato e piccole medie imprese: futuro a rischio

Le soluzioni per CNA potrebbero passare anche da amministrazione locali più forti. Assemblea annuale in Palazzo Vecchio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 ottobre 2022 12:01
Costi energetici artigianato e piccole medie imprese: futuro a rischio

Quattordici anni di crisi economica alle spalle e un futuro critico a più che incerto davanti. Nel brevissimo periodo con un’inflazione a due cifre che pesa sia sul potere di acquisto delle famiglie che sui bilanci delle imprese, ma soprattutto con l’enorme crescita dei costi energetici che non lasciano via d’uscita a molti settori di attività, che già adesso producono o prestano servizi in perdita. Incertezza, però, anche nel medio-lungo termine con un set di problemi noti ma, allo stato attuale, irrisolti: difficoltà di reperimento del personale; divario tra domanda delle imprese e offerta formativa; passaggio generazionale frenato; normative tarate sulla grande industria; burocrazia tentacolare; credito e finanziamenti ad ostacoli, tanto per citarne alcuni”.

È questo lo stato in cui si trovano oggi artigianato e piccola e media imprenditoria per Giacomo Cioni, presidente di CNA Firenze Metropolitana.

Ed è proprio da questo assunto che domani, giovedì 20 ottobre, si svilupperà la parte pubblica dell’Assemblea 2022 dell’associazione (ore 10, Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio) con l’obiettivo non tanto di trovare soluzioni che, in molti casi, il sistema imprenditoriale ha già individuato, quanto di renderle finalmente attuabili e operative.

“Tanti di questi problemi derivano dall’indebolimento della relazione esistente tra imprese e politica – prosegue Cioni – C’è da chiedersi se sia ancora possibile rinsaldare il legame, con obiettivi proficui per entrambe le parti. Se le amministrazioni pubbliche locali potessero realmente avere, come spesso dalle stesse richiesto, un maggior margine d'azione, potrebbero soddisfare più facilmente e/o supportare con più incisività le esigenze del sistema imprenditoriale? Crediamo di sì, per questo siamo disponibili a sostenere le loro richieste, a patto che l’impegno sia duplice”.

Ed è proprio sulla fattibilità di questo patto che a Palazzo Vecchio si confronteranno Dario Nardella, Sindaco di Firenze e Dario Costantini, Presidente nazionale di CNA, coadiuvato dai contributi dallo stesso Cioni e di Luca Tonini, Presidente di CNA Città di Firenze, che circoscriveranno le problematiche alle peculiarità dell’area fiorentina.

In che modo un intervento forte della politica locale può agevolare la soluzione dei problemi delle pmi?

Direttamente e su più fronti, dalla gestione del turismo (si ricordi la recente questione della Legge per Venezia e della connessa richiesta della Legge per Firenze) a quella degli appalti pubblici che potrebbero indirizzarsi maggiormente, fermo restando il possesso dei requisiti, verso imprese locali. Da una gestione ragionata e ragionevole dei vincoli che gravano sul patrimonio privato edilizio (si pensi a quelli sul fotovoltaico che continuano a presentarsi stringenti, e talora incomprensibili, anche in periodo di emergenza energetica) a incentivi e decontribuzioni che potrebbero sostenere settori in difficoltà e/o agevolare l’apertura di nuove attività. Indirettamente, rappresentando le istanze delle imprese al livello politico centrale e europeo.

Si analizzano di seguito tre di questi problemi.

1) Passaggio/ricambio generazionale e imprenditoria giovanile

Le imprese attive nel settore dei mestieri più antichi continuano ad esistere, ma hanno vita difficile. Erano 7.142 nella Città Metropolitana di Firenze (2018, ultimi dati disponibili,indagine della Camera di Commercio di Milano) e impiegavano 13.222 addetti con un business di 737 milioni all’anno. Anche il Registro nazionale delle imprese storiche che annovera le imprese attive, con esercizio ininterrotto dell'attività nell'ambito del medesimo settore merceologico per un periodo non inferiore a 100 anni, fornisce numeri non del tutto confortanti: ad oggi 107 imprese (nel 2019 erano 112) in tutta la Città Metropolitana (29 nell’agricoltura, 31 nel commercio, 34 nell’artigianato/produzione e 13 nei servizi).

Al contempo (dati Infocamere), l’imprenditoria giovanile continua a decrescere: se a livello medio italiano, negli ultimi dieci anni, le imprese giovanili sono diminuite passando dal rappresentare l’11,1% del totale (alla fine del 2012) all’8,9% (fine 2021), la situazione in Toscana è ancora più preoccupante visto che la nostra regione ha registrato nel medesimo periodo, con Marche e Abruzzo, il calo più consistente, intorno al 30%. Firenze non fa eccezione (dati CCIAA Firenze): a fine 2021 le imprese giovanili attive erano 7.047, il 7,8% del totale (1.1 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale).

Lo scorso giugno, ancora meno: 6.559 imprese attive (7,2% del totale).

Il rallentamento del turnover dei giovani nelle imprese italiane è un limite all’innovazione, allo sviluppo di nuove idee, all’allargamento dei settori emergenti. Non solo. Rappresenta anche un potenziale rischio proprio per la continuità aziendale di tante attività gestite a livello familiare che, con l’uscita di scena delle generazioni più anziane, si ritrovano spesso svuotate dell’energia che le ha fatte vivere e prosperare e quindi con meno opportunità di continuare ad esistere” precisa Cioni.

Come uscirne? Con un nuovo testo unico nazionale per l’artigianato, in linea con i grandi cambiamenti globali e locali, una nuova legge quadro regionale toscana (che tratti in modo approfondito gli specifici mestieri del settore e armonizzi regolamenti comunali, provinciali, metropolitani) e un riordino e coordinamento delle norme e dei regolamenti per l’artigianato e la piccola e media impresa a livello di Area Metropolitana Fiorentina.

Con condizioni fiscali più elastiche e sostenibili, comprensive di sistemi di decontribuzione legati alla valorizzazione e riqualificazione dei luoghi e alla qualità del lavoro. Con un accesso (reale) al credito e al piccolo credito tagliato su misura, facilitato nell’erogazione anche da Camere di Commercio e associazioni di categoria. Con convenzioni di natura economica e logistica tra fornitori di materie prime e giovani e formazione specifica e di settore.

Un set di operazioni che vanno da interventi del Pubblico (per esempio piani urbanistici pensati per valorizzare gli aggregati di piccole imprese di prossimità; mobilità sostenibile volta a collegare quartieri diversi; potenziamento dei servizi pubblici di prossimità nelle aree periferiche) al potenziamento delle relazioni fra scuola e impresa.

2) Personale e sistema formativo

Difficile reperimento del personale: una storia che si ripete, puntualmente, ogni mese, tanto che anche a settembre nella Città Metropolitana di Firenze (ultimi dati disponibili del Progetto Excelsior Unioncamere) seppur fossero state calate sul piatto circa 11.300 assunzioni, le imprese hanno avuto difficoltà nell’individuarle in 46 casi su 100. Non solo figure iper-specialistiche e rare, ma soprattutto attività operative necessarie al day by day dell’economia locale: operai specializzati nell’edilizia, nell’alimentare, nel tessile, nella metalmeccanica, cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici per citarne alcuni. Un problema che è strettamente connesso ad un altro: il disallineamento tra la domanda e l’offerta formativa.

Cosa serve? Per Cioni: “È necessario riorganizzare le strutture dedicate al collocamento e adattare i percorsi formativi alle esigenze del sistema produttivo, soprattutto di artigiani e piccole imprese, dunque lasciando un ampio spazio progettuale e di manovra proprio alle imprese stesse”.

3) Burocrazia

Dai tre ai cinque giorni lavorativi al mese (costo indiretto) e ricorso a personale esterno qualificato per il disbrigo delle pratiche (costo diretto) sono invece alcuni degli effetti provocati dalla burocrazia che, nonostante il tema della semplificazione come contributo alla crescita economica sia entrato nell’agenda dei Governi da almeno venti anni, continua a vessare le micro e piccole imprese esistenti e ad ostacolare la nascita delle nuove. Anche in questo caso, un più forte intervento da parte delle amministrazioni locali è auspicabile.

Cioni: “ciò di cui c’è bisogno è una PA efficiente, qualificata, informatizzata, semplice e veloce, un partner e non un ostacolo nello svolgimento dell’attività. Per far questo è necessaria una trasformazione che coinvolga tutti i livelli di governo,da quello centrale a quello periferico. Fino ad oggi, infatti, difformità dei tempi, delle procedure, delle piattaforme informatiche e della modulistica, anche all’interno di una stessa area, hanno soffocato gli effetti delle riforme che si sono succedute nel tempo”.

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