Coronavirus: in Toscana 1.973 nuovi casi negli ultimi 7 giorni

Nursing Up: «Preoccupanti i dati sull’aumento dei contagi e soprattutto dei ricoveri legati alle nuove varianti»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 settembre 2023 18:12
Coronavirus: in Toscana 1.973 nuovi casi negli ultimi 7 giorni

Negli ultimi sette giorni si sono registrati in Toscana 1.973 nuovi casi di Covid-19: 383 confermati con tampone molecolare e gli altri 1.590 con test rapido. Il numero dei contagiati rilevati in regione dall'inizio della pandemia sale dunque a 1.616.579. A oggi in 2.813 risultano ancora positivi. I guariti crescono dello 0,1% (1.696 persone) e raggiungono quota 1.601.718 (99,1% dei casi totali).

A oggi sono ricoverate in ospedale 212 persone (6 in meno rispetto alla settimana precedente, meno 2,8%), di cui 8 (2 in più, più 33,3%) si trovano in terapia intensiva. In 2.601 sono in isolamento a casa, perché presentano sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi (272 in più rispetto alla settimana precedente, più 11,7%). Sono 11 i nuovi decessi: 5 uomini e 6 donne con un'età media di 83,9 anni.

L'andamento per provincia

Con gli ultimi casi salgono a 432.686 i positivi dall'inizio dell'emergenza nei comuni della Città metropolitana di Firenze (522 in più rispetto alla settimana precedente), 104.966 in provincia di Prato (119 in più), 125.114 a Pistoia (170 in più), 84.747 a Massa Carrara (100 in più), 176.026 a Lucca (183 in più), 189.417 a Pisa (258 in più), 149.012 a Livorno (189 in più), 146.090 ad Arezzo (189 in più), 116.193 a Siena (161 in più) e 90.879 a Grosseto (75 in più). A questi vanno aggiunti 571 casi di positività notificati in Toscana ma che riguardano residenti in altre regioni.

La Toscana ha circa 44.276 casi complessivi ogni 100.000 abitanti dall'inizio della pandemia (tra residenti e non residenti). Al momento la provincia di notifica con il tasso più alto é Lucca (con 46.222 casi ogni 100 mila abitanti), seguita da Livorno (45.816) e Pisa (45.498). La più bassa concentrazione si riscontra a Prato (con un tasso di 40.612).

I decessi

Degli 11 decessi, relativamente alla provincia di residenza, le persone decedute sono: 2 a Firenze, 1 a Prato, 1 a Massa Carrara, 4 a Pisa, 3 a Livorno. Sono 12.048 i deceduti dall'inizio dell'epidemia: 3.811 nella Città metropolitana di Firenze, 968 in provincia di Prato, 1.066 a Pistoia, 730 a Massa Carrara, 1.077 a Lucca, 1.325 a Pisa, 891 a Livorno, 803 ad Arezzo, 710 a Siena, 470 a Grosseto. Vanno aggiunte 197 persone decedute sul suolo toscano ma erano residenti fuori regione.

Il tasso grezzo di mortalità per Covid-19 (numero di deceduti/popolazione residente) è al momento 330,0 ogni 100 mila residenti. Per quanto riguarda le province, il tasso di mortalità più alto si riscontra a Massa Carrara (389,8 ogni 100 mila abitanti), seguita da Firenze (386,9) e Prato (374,5), mentre il più basso è a Grosseto (217,6).

La Fondazione Gimbe sottolinea come “dalla settimana del 10-16 agosto a quella 7-13 settembre il numero dei nuovi casi settimanali sia passato vertiginosamente da 5.889 a 30.777, la media mobile a 7 giorni da 841 casi/die è salita a 4.397 casi/die, l’incidenza da 6 casi per 100 mila abitanti (settimana 6-12 luglio) a 52 per 100 mila abitanti”.

Secondo il report di Gimbe la situazione non è ancora preoccupante ma potrebbe diventarlo. Leggiamo nel report che, “in area medica, dopo aver raggiunto il minimo (697) il 16 luglio, i posti letto Covid occupati sono più che triplicati (2.378), mentre in terapia intensiva dal minimo (18) del 21 luglio sono saliti a quota 76. Rispettivamente, dunque, i tassi nazionali di occupazione sono del 3,8% e dello 0,9%. Gimbe sostiene che “sono più che raddoppiati i decessi di persone positive a Covid nelle ultime 4 settimane: da 44 il 17-23 agosto a 99 il 7-13 settembre. Secondo i dati dell’Iss a morire sono quasi solo pazienti over 80”.

«Non possiamo sottovalutare le enormi difficoltà in cui versa il nostro sistema sanitario. Non possiamo nascondere ancora una volta la testa sotto la sabbia, facendo finta che tutto funzioni alla perfezione. La delicatissima situazione che attanaglia da tempo il nostro SSN, alle prese con una carenza di personale che è ben lontana dall’essere sanata, ci chiede di riflettere sul recentissimo report della Fondazione Gimbe sulla crescita dei contagi e sul conseguente aumento dei ricoveri, sulla base delle ultime quattro settimane, legati alle nuove varianti del Covid.

Si potrà dire che era tutto previsto, si potrà dire, per fortuna, che siamo ben lontani dalla gravità degli angoscianti mesi della Pandemia. I rischi di decessi sono molto bassi e una nuova emergenza sanitaria, ci confortano in tal senso i pareri degli esperti, è ben lontana: ma una riflessione è doverosa agli occhi della collettività.

Con una voragine strutturale di 65-80 mila infermieri, con le dimissioni volontarie che arrivano ogni giorno da parte del personale sanitario, stanco e logorato da turni massacranti, disorganizzazione e valorizzazione lontana anni luce, con i pronto soccorsi che da Nord a Sud rischiano concretamente di piegarsi sotto il peso della nuova ondata di ricoveri, abbiamo il dovere di chiederci in che modo, la nostra organizzazione assistenziale, già in enorme debito di ossigeno, sarà in grado di fronteggiare questa nuovo ostacolo -Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up- I numeri della Fondazione Gimbe, a meno che qualcuno non li smentisca, parlano chiaro e non bisogna dimenticare che, addirittura, il dato sui contagi potrebbe essere davvero fortemente sottostimato.

Va guardato con attenzione, continua De Palma, il conseguente aumento dei ricoveri in area medica, triplicati in poche settimane. Ricordiamo -continua De Palma- che la nostra sanità pubblica attraversa un momento storico ancora una volta delicatissimo. Lo scorso luglio il nuovo Governo ha stabilito di rivedere il piano del Pnrr, nell’ambito della Missione 6, decidendo di ridurre ulteriormente il numero degli delle Case e degli Ospedali di Comunità inizialmente previsto.

E’ chiaro che in questo momento, più che mai, una sanità territoriale forte, di solido supporto agli ospedali, in grado di snellire i ricoveri legati ai casi gestibili al di fuori delle strutture nosocomiali, orientata da un piano di azione basato su sinergie e lungimiranza, ci metterebbe nella condizione di affrontare in modo certamente più sereno la nuova ondata di ricoveri legata alle nuove varianti del Covid», conclude De Palma. 

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