Coppia adottiva fiorentina bloccata nelle Filippine

Quarantena in hotel perché il piccolo è risultato positivo al Covid. Appello alle istituzioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 giugno 2021 17:59
Coppia adottiva fiorentina bloccata nelle Filippine

Una coppia adottiva fiorentina, volata a Manila la settimana scorsa per congiungersi con il figlio, è al momento bloccata in quarantena in hotel perché il figlio adottivo è risultato positivo al covid prima del rientro, che sarebbe dovuto essere ieri.

La madre, Elisabetta, aveva cercato in tutti i modi di avere una deroga per anticipare solo di qualche giorno il suo vaccino ma la Regione Toscana non ha accolto la sua richiesta. 

Triste ironia: mentre la coppia è già nelle Filippine la stessa Regione ha aperto gli “open day”, chiunque può vaccinarsi, ma non era possibile trovare una dose (solo una dose sarebbe bastata) per permetterle di viaggiare in sicurezza. Il marito Francesco, lavorando nel settore ospedaliero, aveva già concluso l'iter vaccinale. 

Adesso, Elisabetta e Francesco chiedono al loro paese che si prenda carico del loro caso e che possa farli rientrare in Italia con delle procedure speciali e di emergenza. Hanno già preso contatti con l'ambasciata italiana a Manila, l'unità di crisi, il ministro degli Esteri Di Maio, il ministro della Famiglia Bonetti e con alcune autorità della loro città di origine, Firenze. Nella speranza che qualcosa possa smuovere le acque e che possano rientrare e concludere la giusta procedura di quarantena nel loro paese. 

La loro storia inizia nel dicembre 2016, quando le autorità filippine rilasciano il decreto di idoneità per l'adozione. Tutto procede secondo i tempi, non brevi, delle adozioni internazionali e finalmente nel maggio 2020 vengono avvisati che C. potrà congiungersi alla loro famiglia. Purtroppo tutto l'iter si blocca a causa del Covid e solo nell'aprile scorso, la procedura riparte e possono programmare il viaggio per conoscere il bambino. Il giorno successivo alla notizia, Elisabetta avvia subito le richieste per il vaccino, ma nessuna autorità della Regione Toscana ha ritenuto il suo caso degno di considerazione per poter trovare una dose di vaccino per lei. Decidono di partire ugualmente, nonostante questo e nonostante debbano lasciare il loro primogenito E.

in Italia con il nonno perchè nelle Filippine non è permesso ai minori di circolare per strada durante l'emergenza Covid. Il programma per incontrare C. viene modificato a causa dell'emergenza: non sarebbe avvenuto nel suo orfanotrofio, ambiente a lui più familiare, nè avrebbero passato tutti insieme alcuni giorni per conoscersi con calma, prima di tornare a casa in Italia. Dopo i dieci giorni di quarantena, avrebbero potuto incontrare il loro bambino, trascorrere solo qualche giorno in camera con lui, per poi ripartire verso l'Italia e ricongiungersi con l'altro figlio.

Tutto fila comunque liscio e finalmente arriva il giorno prima del rientro, possono tornare a casa. Il 4 giugno però, C. risulta positivo al Covid. Incredulità, disperazione e smarrimento: li aspettano 15 giorni di quarantena in una stanza di albergo, separati tra loro (Elisabetta isolata nella camera da letto, Francesco e C. nel salottino) e con la mascherina fissa. Grave che C. non sia stato sottoposto ad alcun tampone prima di lasciare il suo orfanotrofio a Bacolod, a 700 km da Manila, gli è stato permesso di prendere un volo interno e raggiungere la capitale. Queste le regole del paese. Rimane per loro una speranza: che si possa trovare una soluzione e che ci sia la volontà di attivare procedure speciali ed i emergenza affinché possano tornare, quanto prima, tutti a casa.

Al momento la coppia è in un hotel, separata e con il piccolo in isolamento, con la paura che la permanenza nelle Filippine diventi un lungo calvario se le autorità non prenderanno in carico il caso. Il figlio primogenito è con il nonno materno a casa sua a Firenze, in attesa che i genitori possano rientrare con il fratellino.

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