Coppa Italia, il calcio nel miracolo di San Gennaro

I Social offrono un tributo al tifoso partenopeo più discusso del momento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 maggio 2014 14:19
Coppa Italia, il calcio nel miracolo di San Gennaro

Genny diventa l'angelo e il diavolo, il paese si divide, l'ironia esplode dopo l'indignazione. I Social Network impazziscono per certe cose, l'italiano medio è un vero artista quando ci si mette. Nati in poche ore i gruppi e le pagine pubbliche che rendono un tributo a Gennaro de Tommaso, il tifoso partenopeo raggiunto dai cronisti nelle ultime ore.

 Qualcuno scrive su Facebook "Genny se non fosse stato per te non avremmo festeggiato"."Genny sei il numero 1", non manca chi difende i napoletani, secondo alcuni, presi di mira dai media e chi scrive "Questa pagina sarebbe da chiudere subito".Le istituzioni, che sul momento non hanno risposto con fermezza e si sono prestate al 'dialogo' il giorno seguente hanno parlato di "Delinquenti e non tifosi" riferendosi alternativamente a chi era fuori e dentro lo stadio in base al grado di disturbo della situazione (fuori si sparavano proiettili, dentro bombe carta).Gennaro ha compiuto un grande miracolo.

Genny ha aperto gli occhi all'Italia del calcio che si è sentita osservata dal mondo e da questo derisa. Non è stato certo un vanto il fatto che le maggiori testate mondiali riportando la cronaca di sabato abbiano parlato della sparatoria, della trattativa, della sospensione.. dimenticandosi poi del risultato, della coppa, e di tutto il resto.Abbiamo raggiunto il prete della Nazionale italiana e della Fiorentina, don Massimiliano Gabbricci: "Sono stato dal Santo Padre con Fiorentina e Napoli e poi vedere quanto è accaduto mi è sembrato incredibile rispetto a quel che si dice che lo sport è aggregazione.

Una offesa, una ingiuria e una mancanza di rispetto senza che nessuno potesse fare niente. Non ho saputo dare risposta ai miei ragazzi che mi hanno chiesto cosa fosse accaduto, questo è triste, è una sconfitta". I Della Valle potrebbero fare un passo indietro? "La tentazione di lasciare perdere è forte anche in me, quando il calcio fa questi "buchi nell'acqua" passatemi il termine, ma i Della Valle hanno investito tanto anche economicamente ed hanno portato nel calcio degli ottimi valori.

E' certo che qualcuno dovrà fare qualcosa perché così non si può andare avanti".

Vincenzo Donvito, presidente Aduc: "I fatti di Roma, con tanto di code di indignazione e riprovazione, avvengono da decenni, e niente e' stato fatto per impedirli. I risultati truccati delle partite sono abituali, con tanto di processi della cosiddetta “giustizia calcistica”, che nulla cambiano, tant'e' che spesso le squadre sanzionate, ritornano in auge nelle serie da cui sono state retrocesse, grazie alla mafia del settore. Le societa' che gestiscono le squadre talvolta falliscono, ma vengono risollevate dai sindaci locali, che sembra lo facciano per il bene della propria citta'. Non metto in dubbio che ci siano persone che sentono la passione per la partecipazione a questo sport, foss'anche solo per parlarne al bar o al circolo, ma non riesco a tapparmi orecchie e occhi per non vedere cosa e' oggi questo sport nelle serie cadette.

Ci sono fior fiore di circoli sportivi dove sono tante le persone che partecipano e fanno tornei locali o nazionali, ma quelle partite delle serie maggiori, con tanto di politici in prima fila, oltre a provocare quello a cui abbiamo assistito all'Olimpico di Roma l'altro giorno, mi danno disgusto civico. Istintivo rifiuto civico per attori e spettatori, tutti finti, che sanno di esser finti e adorati da persone pur consapevoli di questa finzione".

Ci vuole la riforma? "Ma non prendiamoci in giro - risponde Donvito - il problema esiste da decenni e nessuno vuole porvi rimedio, proprio perche' e' un fenomeno che se non avesse uno stuolo di ipocriti e truffatori, non sarebbe quello che e', non avrebbe mercato e rilievo, ma diventerebbe “solo” sport. E' tempo di dire, che le partite di calcio con la partecipazione degli spettatori negli stadi, hanno fatto il loro tempo".

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