In corso, fino a sabato, alla Fortezza da Basso il Congresso Nazionale SIMG, giunto alla sua quarantunesima edizione e, dal 2010, ospitati sempre a Firenze.
“La più grande comunità di medici di medicina generale si sono dati appuntamento nella nostra città per un confronto – spiega il consigliere PD Nicola Armentano e vice presidente dell’ANCI regionale – anche con le istituzioni. La medicina generale è spesso la medicina della “periferia”. Unico baluardo della sanità pubblica in alcune aree. Non si può non ascoltare per trovare quelle risposte quotidiane che ci chiedono i cittadini e cosi garantire la sanità in tutte le comunità.
Ecco che è doveroso un maggior coinvolgimento dei Comuni nella pianificazione dei servizi legati alla sanità. Lavorare, tutti insieme, sui fabbisogni e su quanti medici ci servono. Abbiamo bisogno di conoscenza dei bisogni e poi procedere ad una programmazione del numero dei medici che servono a garantire a tutti lo stesso diritto. Solo con una più attenta conoscenza della domanda si potranno dare quelle risposte che ci chiedono i cittadini. La formazione del numero delle figure che servono al Servizio Sanitario Nazionale passa da questa conoscenza. E su questo le amministrazioni locali possono aiutare ed essere utili visto che spesso sono loro le prime alle quali arrivano le richieste di aiuto. I sindaci, come già accaduto durante il Covid, possono contribuire a risolvere i bisogni di assistenza sanitaria dei cittadini. Ecco perché sarebbe utile dare maggiore ascolto ai Comuni per programmare e pianificare meglio i servizi sanitari.
Viviamo in un quadro demografico che vede aumentare la vita media mentre diminuiscono le nascite. E, di conseguenza, cresce la fascia dei fragili e dei malati cronici. E le congiunture economiche che hanno, di fatto, aumentato la fascia della popolazione in condizioni di povertà. Se non modifichiamo questo trend la sanità sarà un miraggio per molti. E soprattutto ci rimetteranno i più fragili. Senza investimenti in tecnologia e risorse umane, senza un riconoscimento delle figure sanitarie, senza organizzazioni e strutture adeguate alle necessità odierne che prevedano case di comunità funzionali, con personale infermieristico e amministrativo di supporto, senza mantenere le promesse fatte durate la pandemia, le motivazioni e la passione che spingono ancora tanti giovani verso questa professione sono destinate a scomparire.
I territori possono diventare “produttori di salute” se si costruiscono città sostenibili e insieme promuovere una campagna informativa per far conoscere le buone abitudini o i corretti stili di vita che aiutano a far diminuire malattie non trasmissibili.
Più prevenzione e promozione dei corretti stili di vita dovranno essere gli obiettivi da raggiungere nel breve E per farlo servono più risorse. La scarsa fiducia tra pazienti e medici passa anche da tutto ciò. Occorre lavorare su questa scarsa empatia, sempre più diffusa, dei cittadini nei confronti dei medici. Deve nascere una nuova collaborazione per ridurre la perdita di fiducia che sfocia in gesti che non trovano comunque giustificazioni. Solo garantendo un aumento delle risorse umane in sanità – aggiunge il consigliere PD Nicola Armentano – si potrà essere in grado di dare risposte in tempi utili a tutela della salute. Come sarà necessario adoperarsi per ricucire un rapporto fiduciario tra cittadini e figure professionali socio sanitarie che per la continua emorragia di risorse nella sanità pubblica sono sempre più in affanno e stanche. Servono risorse o agevolazioni soprattutto per chi lavora da solo, e in luoghi decentrati o in periferia.
Spesso i medici di medicina generale sono la medicina di prossimità e di vicinanza e garantiscono il diritto alla salute in quelle aree dove sono sempre meno presenti i servizi essenziali quale è quello dell’assistenza sanitaria.
Ecco perché, come istituzioni, occorre essere accanto ai medici di medicina generale. Se perdiamo questo presidio di sanità pubblica perderemo quell’unico presidio di sanità che è l’unica risorsa, a volte, per dare risposte alla cittadinanza e poter così prendersi cura dei loro bisogni”.