Firenze, 18-10-2025 - Secondo l’AGCOM, più di 1 italiano su 2 si è imbattuto in contenuti d’odio online, mentre 4 su 10 si dichiarano molto preoccupati per l’hate speech e la disinformazione. Inoltre, secondo il rapporto EU-SOCTA 2025 della Commissione Europea e di Europol “quasi tutte le forme di criminalità organizzata grave hanno oggi una impronta digitale, come strumento, obiettivo o facilitatore del crimine”. Lo ha detto Marco Tognetti, coordinatore didattico del Progetto Legalità Digitale SPI CGIL, aprendo nel senese presso la Tenuta di Suvignano (luogo simbolo del recupero di beni confiscati alla malavita) i “Suvignano days 2.
Una rete per la legalità nella rete”, la due giorni dedicata alla legalità digitale e alla criminalità organizzata contemporanea promossa da SPI CGIL in collaborazione con Libera, ARCI Toscana, Comune di Monteroni d’Arbia e con il patrocinio del Comune di Murlo e del Comune di Buonconvento.
Hate speech, fake news, opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale sono stati al centro della tavola rotonda della prima giornata (17 ottobre) “Verità e finzione online: le fake news al tempo dell’intelligenza artificiale” moderata da Giorgio Marasco (Fondazione Scintille), a cui hanno preso parte Sonia Montegiove(“Guerre di rete”), Walter Riviera (AI Engineer), Lorenzo Losa (Wikimedia Foundation) e Lara Ghiglione della Segreteria nazionale CGIL.
Nel corso del confronto è emerso che sono 43 milioni gli italiani oggi attivi sui social network e che 4,5 milioni di persone nel nostro Paese si informano solo attraverso di essi esponendosi quindi di più alla disinformazione. L’intelligenza artificiale ha cambiato il modo di ricercare le informazioni in rete, passando da un modello basato sui motori di ricerca ad uno in cui si fanno domande e si ottengono risposte, risposte che però, avendo già “digerito” dei contenuti, rischiano di allontanare l’utente dalla fonte dell’informazione.
La discussione ha approfondito l’uso distorto della rete per veicolare odio, inganni e contenuti manipolati e contraffatti. È stato evidenziato come l’impatto negativo dell’hate speech sia ben rappresentato dalla “piramide dell’odio”: dagli stereotipi verso una persona o una categoria si passa alla discriminazione, poi all’odio in termini di linguaggio e da lì si può arrivare fine al crimine di odio. Si è parlato della presenza online della criminalità organizzata, che utilizza strumenti digitali per riciclare denaro, per frodi, traffici o propaganda sfruttando le nuove tecnologie e i social media per costruire consenso e legittimazione sociale e rafforzare il proprio radicamento sui territori.
La presenza online della criminalità organizzata e i nuovi fenomeni di sfruttamento che attraversano il mondo del lavoro, diffusi ma spesso poco conosciuti, talvolta parte integrante dei nuovi modelli di business basati sulle piattaforme digitali, sono stati al centro della seconda giornata (18 ottobre) presso il Teatro dei Risorti di Buonconvento (SI). In apertura della mattinata sono stati proiettati i lavori degli studenti delle due classi terze della scuola secondaria di primo grado di Buonconvento che hanno partecipato al progetto “Criminal appeal”, promosso dallo Spi Cgil Toscana, in cui i ragazzi hanno analizzato la costruzione della “narrativa criminale” e la presenza di “messaggi” della criminalità organizzata nei social media, nei videogame e nella musica.
Nell’ambito del progetto sono stati svolti anche dei laboratori con gli studenti delle scuole superiori in occasione dei campi di Arci e Libera che si sono tenuti questa estate presso la Tenuta di Suvignano.
Dopo l’intervento della Segretaria SPI CGIL Nazionale con delega alla legalità Claudia Carlino, spazio alla tavola rotonda “Lavoro fragile, sfruttamento e nuove schiavitù” moderata dall’ex prefetto Renato Saccone, a cui sono intervenuti Fabio Roia, Presidente del Tribunale di Milano, Tania Toffanin, ricercatrice CNR e Tania Scacchetti, Segretaria generale SPI CGIL. Al centro della riflessione, la logica del profitto “a qualsiasi costo” e la realtà di tutti quei lavoratori drammaticamente “invisibili” che sono vittime di questo meccanismo, operando in condizioni precarietà strutturale e sfruttamento, spesso privi di diritti e tutele, in condizioni di sicurezza minime o assenti: un meccanismo che ricade inevitabilmente sui soggetti più fragili e ricattabili e toglie lavoro a quelle realtà che rispettano le regole.
“Occorre riportare il lavoro al centro della riflessione culturale e dei processi, indagarne le nuove forme ed evoluzioni portando all’attenzione il tema non solo del rispetto delle regole ma anche della dignità stessa del lavoro e del suo riconoscimento economico” ha concluso la Segretaria generale dello SPI CGIL Tania Scacchetti.