Cinema: “La pazza gioia” di Paolo Virzì

Successo di critica e di pubblico per l'ultimo film del regista livornese. Un “road movie” che diverte e commuove. Grande interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti.

Alessandro
Alessandro Lazzeri
22 maggio 2016 20:06
Cinema: “La pazza gioia” di Paolo Virzì

“La pazza gioia”, diretto da Paolo Virzì e scritto con Francesca Archibugi, racconta qualche giorno nella vita di due donne psicopatiche, Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti). Beatrice è una mitomane altoborghese, Donatella ha la povertà, il dolore, l’umiliazione tatuate sulla pelle. Il film narra la loro fuga dall’istituto psichiatrico, la loro strana e improbabile amicizia, in una storia che ricorda, forse, il “Sorpasso” di Dino Risi e in buona parte “Thelma e Louise” di Ridley Scott. Il film trabocca di umanità e compassione senza scivolare nella retorica. Beatrice è affetta da sindrome bipolare, è stata sposata con un avvocato vicino alla classe dirigente dell’epoca, ma poi ha avuto una relazione tormentata e distruttiva con un criminale. Donatella è una ragazza semplice affetta da depressione, che vive nel dolore di un figlio dato in adozione e all’ombra di un padre e di una madre incapaci di amore.

Le due sono ospiti di una comunità terapeutica, dove vivono operatori sanitari e alcune decine di pazienti, ma fuggono insieme e passano alcuni giorni di libertà delle rispettive ossessioni.

Il film parla di malattia mentale ed è ambientato nel 2014, quando gli ospedali psichiatrici giudiziari erano ancora aperti. I temi sono molto delicati, ma non scivolano nel pietismo o nello schema retorico dell’antipsichiatria. Virzì è onesto, sentimentale e generoso. La confidenza con la malattia mentale deriva al regista da un'esperienza personale. “Nel 1969- ha dichiarato Virzì-quando avevo cinque anni mia madre ebbe una disavventura gravissima. Partorì un bambino senza vita, dopodiché impazzì.

La mia confidenza con la psichiatria viene d'allora. Dall'essermi seduto vicino a lei durante le interminabili ore trascorse nelle sale d'attesa, dall'averla accompagnata da tanti medici, dall'averla vista passare dai brevi fugaci stati di catatonia, alla perdurante euforia in cui anche il passante per strada era qualcuno cui voler bene.”. Il regista mostra la malattia e la sua gestione quotidiana, ha un rapporto affettivo con i personaggi e le loro manie, gestisce tutto questo materiale umano senza sbavature.

Il film evidenzia la qualità di Paolo Virzì, che non è soltanto uno dei migliori registi italiani, ma è forse il più bravo nel gestire gli attori. Valeria Bruni Tedeschi nella parte della ricca decaduta è impeccabile, come lo è Micaela Ramazzotti. Le due completamente diverse nel carattere e nel personaggio costituiscono una coppia cinematografica di rara efficacia. “La pazza gioia” che ha la qualità di una bella commedia all'italiana, tratta un argomento complicato quale la malattia mentale con un tocco delicato senza indulgere nella drammaticità né cadere in un bozzettismo di maniera.

Virzì dopo lo straordinario “Il capitale umano” arricchisce la sua filmografia con un’altra opera che evidenzia la qualità e la maturità espressiva  del regista livornese.

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