Cassa integrazione: necrologi shock di CasaPound davanti alle sedi INPS

La reazione dell'Unione Sindacale di Base Firenze sul tema dei ritardi dei pagamenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 luglio 2020 23:55
Cassa integrazione: necrologi shock di CasaPound davanti alle sedi INPS
Gli annunci affissi all'inferriata della sede di viale Belfiore

L'altra notte i militanti di Casapound hanno affisso falsi annunci mortuari in gran parte delle sedi Inps d’Italia. I manifesti funebri affissi anche davanti alla sede fiorentina di viale Belfiore. L'intento è denunciare la morte dell’economia italiana e di migliaia di piccoli imprenditori, messi in ginocchio dai disservizi e dai ritardi degli aiuti statali da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.

“L’INPS - spiega in una nota alla stampa CasaPound - dovrebbe essere l’ente pubblico di maggior sostegno ai lavoratori e agli imprenditori in questo momento di profonda recessione. E invece non soltanto si è fatta trovare impreparata a fronteggiare l’emergenza ma addirittura ha aggravato una situazione già critica. Da un lato con i disservizi telematici, dall’altro con la lentezza nella lavorazione delle pratiche che non ha ancora consentito a centinaia di migliaia di cittadini di riscuotere la cassa integrazione e i vari bonus di sostegno al reddito”. “Non ci sono stati soltanto ritardi ingiustificabili nell’erogazione dei soldi - prosegue Cpi - ma addirittura le imprese che hanno anticipato la cassa integrazione sono ancora in attesa della necessaria autorizzazione per compensare quanto già pagato con i contributi da versare.

Insomma, l’INPS, non contenta di essere in ritardo nei pagamenti, ha addirittura messo i bastoni tra le ruote anche a coloro che, per venire incontro ai propri dipendenti, hanno messo di tasca propria quanto avrebbe dovuto corrispondere lo Stato”. “L’Istituto di Previdenza - conclude la nota di CasaPound - come qualsiasi pubblica amministrazione che si rispetti, dovrebbe essere la cinghia di trasmissione delle decisioni politiche, e invece si è contraddistinto soltanto per le sortite inopportune del suo Presidente Tridico, che ha definito pigri e opportunisti gli imprenditori che, dopo il lockdown, facevano fatica a riaprire la propria attività.

Per questi motivi abbiamo deciso di protestare davanti a un Istituto che per oltre cento anni ha assicurato serenità agli italiani e che, negli ultimi tempi, si sta trasformando in un baraccone indecente”.

“E’ la solita tattica con cui cercano di attizzare l’odio dei lavoratori contro altri lavoratori, creando confusione e tensione sociale, a tutto vantaggio delle classi dominanti di cui i fascisti sono ascari -ribatte la Confederazione USB- Durante l’emergenza sanitaria i lavoratori dell’Inps hanno fatto fronte in modo straordinario a una mole di lavoro enorme, garantendo il pagamento delle prestazioni sociali alle categorie più deboli.

Molti hanno lavorato durante la quarantena ad ogni ora del giorno e della notte, anche nei giorni festivi e in mezzo alle difficoltà di uno smart working emergenziale, che personaggi senza pudore e senza onestà intellettuale come Pietro Ichino si sono permessi di definire vacanza.Le disfunzioni, pochissime, che ci si sono state sono da addebitare all’astrusità delle norme e ad errori compiuti da alcune aziende nella compilazione delle richieste.I lavoratori dell’Inps sono stati e continuano a essere un baluardo per lo stato sociale del nostro paese.

Non possiamo accettare ignobili attacchi e strumentalizzazioni politiche. All’amministrazione chiediamo di attivarsi in ogni modo, a partire da una corretta campagna informativa sul grande lavoro svolto dall’Inps e dalla puntuale denuncia alla magistratura dei responsabili dell’atto intimidatorio in tutte le sedi in cui sono avvenute le affissioni. Ricordiamo che la Costituzione prevede lo scioglimento e la chiusura delle sedi di associazioni e partiti che si macchiano di apologia di fascismo o di ricostituzione sotto mentite spoglie del partito fascista.

Difendiamo lo stato sociale. Difendiamo la democrazia. Difendiamo l’Inps”.

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