Cannabinoidi, in Toscana accesso facile ai farmaci

Cadono barriere burocratiche ed ideologiche

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 febbraio 2015 13:25
Cannabinoidi, in Toscana accesso facile ai farmaci

In tema di farmaci cannabinoidi, la proposta di modifica – prima firmataria Monica Sgherri (capogruppo Rc-Ci) - riguarda in particolare la prescrizione, con oneri a carico del Servizio sanitario regionale, non solo da parte dei medici specialisti, ma anche di medicina generale, sulla base di un piano redatto dallo specialista. Per ridurre il costo si prevedono inoltre convenzioni con centri e istituti autorizzati alla produzione o alla preparazione dei medicinali.

Illustrando l’atto, il presidente della commissione Sanità e politiche sociali Marco Remaschi (Pd), dopo aver ricordato il lavoro svolto dagli uffici e le consultazioni partecipate, si è soffermato sui risultati positivi conseguenti all’utilizzo di tali farmaci; sulle ultime linee-guida della Giunta regionale che vanno nella direzione della proposta di legge consiliare; sul diritto alla salute, che passa anche dalla possibilità di rendere più semplice usufruire di talune tipologie di farmaci, accennando alla sperimentazione del progetto pilota, per produrre in Toscana questo tipo di farmaci. “Tutti aspetti che vanno nel senso giusto e affrontano il problema con puntualità – ha concluso – nella consapevolezza di dover eventualmente reintervenire”.

Giovanni Donzelli (FdI), partendo dal concetto che “tutte le droghe fanno male”, ha invitato a “non usare i malati per far passare dalla finestra ciò che non passa dalla porta, ovvero la liberalizzazione delle droghe leggere”.

Di ben altro avviso il consigliere Marco Taradash (Ncd): “Basta con la propaganda, il tema della legalizzazione non c’entra niente, si sta parlando di una sperimentazione che va incontro ai malati”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Monica Sgherri (Rc-Ci), “tale aggiornamento non scalfisce i cardini della legge, visto che la prescrizione viene fatta dal medico specialista”.

Il vicepresidente della commissione Sanità, Stefano Mugnai (FI), esprimendo il proprio “imbarazzo” e sottolineando che “non possono essere i Consigli regionali a stabilire le cure per i cittadini”, ha annunciato il voto di astensione.

“Non solo questa è una legge giusta – ha esordito Gabriele Chiurli (Gruppo misto) – ma va incontro a chi soffre e ha bisogno di determinate cure”. Così anche la consigliera Lucia Matergi (Pd): “l’impronta della Toscana è quella della vicinanza e della voglia di abbattere barriere burocratiche e ideologiche, per rispondere ai malati, all’interno di un percorso di soluzione del dolore”

 «Sono passati quasi tre anni dall’approvazione della legge regionale 18, una legge che ha segnato oggettivamente l’approccio della Toscana ai temi della cura e dell’assistenza ai cittadini in stato di malattia. L’impronta è quella della vicinanza e della volontà di abbattere barriere di tipo burocratico o, fatto ancora più grave ma molto praticato, di tipo ideologico, per cercare soluzioni e assumerle nel sistema pubblico basandosi sul puro criterio della comprovata efficacia. Ovviamente con tutte le cautele offerte da misuratori di congruenza scientifica dei farmaci e delle terapie, secondo una visione garantista della salute del cittadino che non si deve attenuare in nessun caso, anche quando la gravità della malattia potrebbe condurre all’adozione di cure di discutibile verificabilità, un fenomeno comprensibile a livello privato, non ovviamente in termini di servizio pubblico.» lo ha detto Lucia Matergi, consigliera regionale Pd, componente della commissione sanità, intervenendo oggi in Aula sulle modifiche alla legge regionale n.

18, 08 maggio 2012, “Disposizioni organizzative relative all’utilizzo di talune tipologie di farmaci nell’ambito del servizio sanitario regionale”.

«La legge varata nel 2012 – ha spiegato Matergi - ha avuto un iter complesso e avvincente insieme, sia dal punto di vista puramente legislativo, si trattava infatti di trovare un comune denominatore tra tre proposte di diverse matrici politiche, sia da quello dell’impatto sull’immaginario collettivo e sulle attese di un mondo di sofferenza che reclamava diritti al miglioramento del proprio stato e all’accesso ai farmaci di riscontrata efficacia ma di controversa verificabilità.

Proprio guardando a quel mondo il Consiglio regionale ha svolto un lavoro impegnativo, su due piani; il primo sul testo di legge, che è passato attraverso il delicato lavoro di commissione e che si è avvalso della perizia e della disponibilità degli uffici, che hanno supportato un percorso articolato con competenza e una buona dose di spregiudicatezza indispensabile in una simile materia; il secondo nel confronto con associazioni di malati e singoli cittadini che hanno portato contributi vari, talvolta di difficile conciliazione con le legittime esigenze di rigore e di rispondenza al diritto sulle quali si muove l’attività normativa del Consiglio regionale.

La legge toscana – ha proseguito Matergi – ha fatto da apripista per una serie di altre norme regionali che hanno seguito a poca distanza, segno che i tempi erano maturi per l’accoglimento delle richieste di ammissione dei farmaci cannabinoidi tra quelli utilizzabili dal Servizio sanitario regionale. Un primo passo, visto che il testo ammetteva l’assunzione esclusivamente su prescrizione ospedaliera: per molti un grande passo, per alcuni un passo troppo corto, considerato il tipo di pazienti che richiedevano il farmaco, spesso in stato di cronicità, quindi non tanto ospedalizzati, quanto bisognosi di cure domiciliari. Questa modifica della legge del 2012 riempie un vuoto determinato più dalla doverosa prudenza di un testo antesignano che da pregiudiziali ideologiche.

Un atto dovuto, che snellisce iter snervanti e che si fonda sulla responsabilità dei medici di medicina generale, restituendo a questi la piena competenza decisionale e ai loro assistiti un accesso più facile ai farmaci, che potranno essere prescritti anche in via domiciliare, ovviamente in base alle indicazioni del medico specialista. Un atto di apertura anche nel senso delle possibilità di approvvigionamento dei farmaci cannabinoidi, nel tentativo che offre di coniugare sicurezza dei percorsi e loro economicità. Si perfeziona così una buona legge – ha concluso la consigliera – e si fa un buon servizio ai cittadini della Toscana.».

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