"Caldo e influenze, serve una task force in ogni pronto soccorso"

Regione, la richiesta di Marchetti (Fi): "Sono eventi assolutamente prevedibili che intasano l'attività con code e attese che rasentano l'inciviltà. Malati che restano nei corridoi anche oltre la giornata o addirittura lasciati sulle sedie o barelle di fortuna, non è più tollerabile"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 luglio 2019 11:51

Caldo o influenze: fu vera emergenza? «Eventi assolutamente prevedibili che ciclicamente producono un picco di accessi che intasa l’attività dei pronto soccorso di tutta la Toscana, con code e attese che rasentano l’inciviltà no: non sono emergenze e vanno affrontati in maniera strutturale. Chiedo alla Regione di prevedere l’istituzione presso ogni pronto soccorso di una task force dedicata a fronteggiare questi momenti. Un gruppo di operatori a professionalità mista medico-infermieristica tecnicamente permanente, ma attivabile al bisogno anche da parte del singolo direttore sanitario e in cui ciascuno abbia il proprio compito definito»: la proposta arriva dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti alla luce delle notizie di cronaca e delle segnalazioni che – da Firenze a Pisa, da Pontedera a Lucca, a Siena e via soccorrendo – ripropongono i problemi legati ai tempi biblici con cui i pazienti raggiungono la presa in carico nei dipartimenti d’emergenza degli ospedali toscani ingolfati da casi attualmente in prevalenza legati a colpi di calore.

«Oggi è il caldo, tra sei mesi sarà l’influenza. E poi ancora il caldo – alza gli occhi al cielo Marchetti – e poi il freddo e così via, ad libitum. Il tutto con malati che restano nei corridoi anche oltre la giornata e più, come accaduto nel fine settimana a Pisa, talvolta nemmeno accomodati ma lasciati sulle sedie o in barelle di fortuna quando bastano, perché l’altra notte a Lucca erano finite anche quelle. Non è una condizione da paese civile. Né per i pazienti, che non trovano una rete territoriale di assistenza e cura alternativa al pronto soccorso, né per gli operatori sanitari sottoposti a carichi di lavoro e stress inaccettabili nella loro ripetitività».

E allora l’idea: «Task force dedicate attivabili ‘a comando’ per questi casi qui, che magari sono meno complessi e, con personale dedicato, possono seguire percorsi non interferenti con i codici a maggiore gravità snellendo il lavoro di tutti e le attese dei malati. Penso – spiega Marchetti – al modello che esiste nei luoghi di lavoro per quanto attiene i responsabili delle emergenze o dei piani antincendio: sono persone che quotidianamente svolgono le loro mansioni ordinarie ma che, in caso di bisogno, si attivano a quella funzione specifica sapendo esattamente cosa fare. Unità simili nei pronto soccorso, strutturate adesso che si sono inseriti, da ieri, medici neolaureati nel sistema dell’emergenza-urgenza, eviterebbero il ripetersi di tante odissee che sono un patema sia per chi sta male, sia per chi lavora. La giunta preferisce un altro tipo di soluzione? Va bene, purché se ne occupi. Così non è tollerabile».

In evidenza