Caccia: abbattuto Falco Pellegrino a Calci

Una nuove legge regionale sull'emergenza ungulati. Greve è il primo comune toscano a disciplinare i capanni da caccia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 novembre 2015 22:05
Caccia: abbattuto Falco Pellegrino a Calci

L'indebolimento della vigilanza venatoria (in particolare della Polizia Provinciale) si fa già sentire molto sul territorio con un consistente aumento del bracconaggio. Lo scorso 30 ottobre uno splendido esemplare giovane di Falco Pellegrino (Falco peregrinus) è stato abbattuto illegalmente durante l'attività venatoria in località Montemagno di Calci (Pisa), il raro rapace ferito è stato consegnato al WWF di Pisa da un cittadino che lo ha trovato e prontamente ricoverato per le cure necessarie presso il Centro di Recupero della Lipu di Livorno (CRUMA) dove stanno cercando di curarlo per farlo tornare a volare.

Dopo qualche giorno infatti il direttore sanitario del Centro confermava che dalla radiografia eseguita sull'animale veniva riscontrata la presenza di alcuni pallini di piombo. Poiché l’animale è stato abbattuto illegalmente durante l’esercizio venatorio, si e' proceduto ad inoltrare una denuncia nei confronti di ignoti per il reato di abbattimento di specie particolarmente protetta, in violazione alla Legge 157/92.

Emergenza ungulati

La proposta di legge obbiettivo per la gestione degli ungulati è all’esame del Consiglio regionale. È stato l’assessore all’Agricoltura, Marco Remaschi, ad illustrare alla commissione Sviluppo economico e rurale, presieduta da Gianni Anselmi (Pd), il testo di legge nato per fronteggiare l’emergenza ungulati. “In Toscana la densità di popolazione degli ungulati è quattro volte la media nazionale, superata a livello europeo solo da alcune regioni dell’Austria – ha sottolineato l’assessore –.

Gli incidenti stradali segnalati sono aumentati in modo esponenziale. Dagli oltre duecento nel 2013, siamo passati ad oltre settecento nel 2014. Il 2015, alla luce dei dati aggiornati fino a settembre, dovrebbe attestarsi tra novecento e mille”. Da qui la necessità di una gestione speciale degli ungulati, della durata di trentasei mesi, per ricondurre la popolazione toscana dentro la media nazionale. Saranno fatti monitoraggi annuali da soggetti terzi, come l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

Remaschi ha ricordato il grande lavoro di ascolto e di confronto con tutti i soggetti interessati, che infine è sfociato in un ventaglio di proposte, che tengono conto, fra l’altro, del quadro istituzionale profondamente mutato. “Attualmente la caccia in Toscana – ha ricordato l’assessore – è disciplinata da dieci piani faunistico venatori, uno diverso dall’altro, e quarantotto regolamenti attuativi, già in vigore, cui se ne potrebbero aggiungere altri quarantatré in breve tempo”. Ad una revisione generale delle aree vocate e delle aree non vocate, si accompagnerà la definizione di un unico piano regionale faunistico venatorio ed un unico regolamento attuativo, la caccia di selezione sarà introdotta in modo sistematico anche nelle aree non vocate, con un prelievo generalizzato fino al 70% dell’obbiettivo assegnato.

Sarà creata una filiera delle carni. Sulla proposta di legge il presidente della commissione Anselmi ha già fissato un fitto calendario di consultazioni.

Regole certe e fisse per i rifugi destinati ad accogliere i cani da caccia e i capanni che saranno ammessi in quanto strutture leggere e temporanee evitando il rischio di costituire abuso edilizio. E' il Comune di Greve in Chianti, il primo in Toscana, ad averlo previsto in forma sperimentale in una specifica misura contenuta nella Variante anticipatoria al Regolamento Urbanistico. Un provvedimento inedito a livello regionale, frutto di un tavolo aperto con la Regione Toscana e la Sovrintendenza, che definisce norme e modalità certe per l'esercizio dell'attività venatoria ed in particolare per i ricoveri dei cani da caccia e gli appostamenti fissi delle squadre dei cinghialai. “Abbiamo deciso di intervenire in questo campo – dichiara il sindaco Paolo Sottani - per rispondere ad un'esigenza molto sentita sul territorio, la regolamentazione dei rifugi per i cani da caccia e degli appostamenti fissi potrà dare una soluzione puntuale alle attività venatorie, il cui valore ambientale si intreccia profondamente con il mondo agricolo; una delle novità più significative è il fatto che la variante riconosce e identifica i capanni non come manufatti edilizi ma come strutture temporanee e fissa modalità costruttive affinché non costituiscono abusi edilizi”. Il documento disciplina i rifugi ovvero quelle strutture, leggere e reversibili, destinate ad ospitare i cani da caccia.

Le squadre di cinghialai presenti a Greve in Chianti sono tre nelle aree di San Polo, Panzano e Greve. Oltre ai rifugi sono ammesse attrezzature per cani di caccia, aree di sgambamento, uno spazio infermeria e per lo sporzionamento del cibo per gli animali. Un'opportunità che il Comune offre alle associazioni che hanno sede a Greve in Chianti con l'obiettivo di rispondere alle loro esigenze. I ricoveri, debitamente distanti da abitazioni e strutture ricettive, potranno ospitare fino ad un numero massimo di 40 cani.

Secondo quanto previsto dalla Variante, i rifugi devono essere collocati almeno a 150 metri dalle case sparse e 250 metri dalle strutture ricettive e agrituristiche. Altrettanto importante è aver disciplinato i capanni per gli appostamenti fissi, che per un certo periodo sono passati come abusi edilizi e che invece, grazie alla prima sperimentazione in Toscana di coordinamento tra i settori della caccia e quello dell'agricoltura e con il coinvolgimento delle associazioni di categoria e del settore venatorio, hanno potuto essere ricondotti nella variante a manufatti non più rilevanti sotto il profilo urbanistico-edilizio.

I capanni devono per questo essere realizzati in materiali leggeri, in legno e con strutture tubolari. 

In evidenza