Bundu: obiettivo Gavin

Due chiacchiere con Leonard nel bel mezzo del suo allenamento in vista dell'Incontro del 1 Agosto a Birmingham per la 7^ difesa del titolo europeo Welter

Massimo
Massimo Capitani
28 luglio 2014 13:29
Bundu: obiettivo Gavin

Il fresco di questo Luglio anomalo sembra non essere entrato nella palestra dell’Accademia Pugilistica Fiorentina. Qui si suda. Sempre.

Quando arriviamo Leonard deve iniziare i 12 round di ripetute al sacco. Si tratta di stare al sacco in compagnia di un altro pugile e colpire il bag con una serie di colpi veloci, alternando il lavoro con l’altro atleta.

Appena arrivati, arriva il saluto del Campione accompagnato dal sorriso, poi Leo parte per i 12 round. Leo ed il compagno di allenamento saltano da un sacco ad un altro, per non scivolare sulla pozza di sudore che i loro corpi producono per lo sforzo fatto. Nei minuti di riposo fra un round ed un altro scambiamo le nostre due chiacchiere:

Una preparazione metodica e collaudata quella del campione, divisa fra la prima parte a Cisterna Latina e la seconda a Firenze, proprio qui, nella palestra dell’A.P.F. Durante la preparazione, intense ed importanti le sedute di guanti, con due ottimi pugili come Marsili e Blandamura, atleti impostati in guardia destra, la stessa che Gavin adotterà per difendersi e contrattaccare le azioni di Leo.

Seguiamo Leonard Bundu nel suo lavoro, a vederlo non sembra proprio un uomo di 39 anni, lui dice di sentirsene 25-26 e lo ripete - scherzando, ma neanche tanto - da quando lo abbiamo intervistato la prima volta, cioè da circa 3 anni. Il pugilato negli ultimi tempi ha fatto dei passi in avanti enormi per quanto riguarda la longevità dei pugili. Basta pensare ad Hopkins, il supercampione del mondo dei pesi mediomassimi, che di anni ne ha 49. A proposito di lui e dei suoi soprannomi, Leo - in un’intervista con Ezio Prapotnich - , ha detto: ora che Hopkins si fa chiamare “The Alien” e non più “Il Boia”, mi piacerebbe essere il nuovo Boia.

Quando capita il minuto di riposo giusto, chiedo a Leo lumi sulla sua risposta, a lui che non ha mai voluto un soprannome. Leo risponde con un sorriso accompagnato da un “l’ho detto per scherzo e lui l’ha messo nell’intervista”. Poi dice, prima di andare di nuovo al sacco: “The Executioner”, il boia in inglese.

Foto di Corrado Sacchi

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