Firenze 03.05.2019- Un primo nucleo composto da 52 lavoratori della Bekaert SpA di Figline e Incisa Valdarno ha costituito un Comitato promotore per dare mandato a Legacoop Toscana di accompagnarli nel percorso di verifica di fattibilità della costituzione di una cooperativa di lavoro attiva in varie produzioni, come quella di cordicella metallica e trafilato per tubi ad alta pressione. Lo scopo è quello di avviare un progetto di impresa per tornare a lavorare nello stabilimento di Figline e sottoporlo all'attenzione di Sernet, l'advisor incaricato per la reindustrializzazione del sito, e al Ministero dello Sviluppo Economico.
È quanto emerso dall’incontro che si è tenuto questa mattina tra Legacoop Toscana, Fiom Cgil Firenze e un gruppo di lavoratori Bekaert per discutere di una possibile strada per far ripartire il lavoro in forma cooperativa, i cui esiti sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Firenze presso la sede di Legacoop Toscana.“Abbiamo ricevuto mandato da un gruppo di lavoratori di verificare la fattibilità economica di un progetto di workers buyout per far ripartire il lavoro in forma cooperativa – spiega Roberto Negrini, presidente Legacoop Toscana -.
In linea con il protocollo sui WBO che abbiamo siglato nel novembre 2017 con Cgil Toscana, adesso il nostro compito sarà innanzitutto quello di valutare, attraverso un professionista che abbiamo già individuato, la sostenibilità del progetto. La valutazione dovrà essere attenta, con bassi margini di errore, per non rischiare di deludere ulteriormente i lavoratori che sono già provati dalle vicende che ben conosciamo. Il primo passaggio sarà quello di capire la sostenibilità economica e finanziaria dei processi produttivi per poi trovare risorse anche tra gli strumenti finanziari della cooperazione”.“Ringraziamo Legacoop per essersi resa disponibile a rappresentare i lavoratori nel percorso di verifica di fattibilità di una Cooperativa di lavoro attiva nella trasformazione dell’acciaio in corda – afferma Daniele Calosi, Segretario Generale della Fiom Cgil di Firenze - Lo scopo è quello di avviare un progetto di impresa per tornare a lavorare nello stabilimento di Figline e sottoporlo all'attenzione di Sernet, l'advisor incaricato da Bekaert ad operare per la reindustrializzazione del sito, e al Ministero dello Sviluppo Economico affinché possa richiamare Pirelli a responsabilità, tornando ad acquistare volumi dove li ha ordinati per anni, in Via Petrarca.
Al contrario dei soggetti interessati, che finora hanno scelto di celarsi dietro vincoli di riservatezza, noi operiamo in trasparenza. I lavoratori prendono in mano il loro futuro e dimostrano ancora una volta che ci credono ancora e nella Fiom troveranno sempre appoggio. Confermiamo quello che diciamo da sempre: la fabbrica non è di Bekaert ma del territorio e dei lavoratori che, stanchi di restare con le mani in mano, con questa decisione lanciano il cuore oltre l’ostacolo”.“Una parte dei lavoratori della Bekaert ha voluto dare un segnale di riscatto e di affermazione della dignità del lavoro, cercando di rispondere all’esigenza di reindustrializzazione.
- dichiara Enzo Masini, Segreteria Cgil Firenze - Si tratta di una iniziativa i cui sviluppi saranno verificati dai lavoratori e dalle istituzioni del territorio, una iniziativa aperta alla partecipazione di chiunque voglia sostenerla. Di fronte a certe politiche delle multinazionali che sfruttano le competenze e le risorse del territorio, può sorgere una risposta diversa che mette al centro il lavoro e non la finanza. Il Governo ha il compito di trovare soluzioni a una vertenza che dura da troppo tempo, da oggi per farlo ha anche un interlocutore sostenuto dalla competenza della lega delle cooperative”.
La Fim ha convocato in assemblea i lavoratori della Bekaert per mercoledì prossimo 8 maggio: il sindacato metalmeccanici della Cisl vuole fare il punto con i propri iscritti su criticità che si fanno sempre più preoccupanti.Il primo punto all’ordine del giorno saranno alcune irregolarità riscontrate nei cedolini che l’azienda sta trasmettendo all’Inps per il pagamento della cassa integrazione. Si tratterebbe di errori formali, che però vanno corretti quanto prima, altrimenti i lavoratori rischiano di ricevere assegni più bassi di quanto spettante.
Per questo la Fim si è mossa nei confronti dell’azienda e chiede una verifica di tutte le pratiche.Il tema più caldo però è il processo di reindustrializzazione. “Nonostante siamo costantemente informati dal governo, il percorso di reindustrializzazione va a rilento – dice il segretario Fim-Cisl della Toscana, Alessandro Beccastrini – e questo ci preoccupa molto. C’erano stati anche impegni con il presidente Rossi di avviare un percorso di coinvolgimento della Regione Toscana: crediamo sia giunto il momento di dare concretezza alle cose che ci eravamo detti al tavolo in Regione.”“Noi qualche idea sui possibili scenari ce l’abbiamo, grazie anche ad uno studio approfondito che abbiamo realizzato con alcuni esperti di acciaio a livello mondiale e le diremo ai lavoratori, perché questo percorso vogliamo e dobbiamo farlo per loro e con loro.”“Inoltre – conclude il segretario Fim - in queste settimane abbiamo incontrato anche alcuni candidati sindaci per Figline Valdarno-Incisa, quelli che ce l’hanno chiesto, e vogliamo anche di ciò dare conto ai nostri iscritti.”