Tav, ma adesso cosa ne sarà dei cantieri a Firenze?

Lorenzetti si autosospende dal PD. Dibattito aperto sulla necessità di portare a termine l'opera e sul futuro economico degli operai addetti ai lavori

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 settembre 2013 14:33
Tav, ma adesso cosa ne sarà dei cantieri a Firenze?

Firenze si interroga sul futuro dei cantieri per l'Alta Velocità. Lo scenario in via Circondaria a Firenze appare surreale. Dietro le alte recinzioni che impediscono di osservare l'interno dei cantieri c'è una Grande Opera che sarebbe dovuta ripartire proprio a Settembre, prima che l'ennesimo capitolo fosse scritto sull'intera vicenda. Maria Rita Lorenzetti, presidente di Italferr che si trova agli arresti domiciliari, si autosospende da ogni carica politica che la vede impegnata nel Pd.

Il Partito Democratico apprezza il gesto, "Una prassi non sempre scontata". Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi è stato ascoltato dai PM che gestiscono l'inchiesta come "persona informata dei fatti", ascoltato anche il direttore generale della Regione Toscana Antonio David Barretta. Dichiara Enrico Rossi: "Il 25 luglio del 2012 i miei uffici hanno ricevuto dalla presidente di Italferr Maria Lorenzetti una e-mail in cui chiedeva che incontrassi Walter Bellomo, per evidenziarmi il comportamento in commissione nazionale Via dei rappresentanti toscani.

La mia segreteria, su mia indicazione e con un espressione colorita che usiamo in questi casi, ha registrato la richiesta con l'indicazione 'candire', ossia tenere ferma, rispondere gentilmente ma non dare corso alla richiesta. Di fatto io il dottor Bellomo non l'ho mai incontrato. Pressioni sulle nostre scelte non ce ne sono state e anche quando pensiamo che ci possano essere usiamo questa espressione, candire". "Sono stato ascoltato dalla magistratura come persona informata dei fatti - ha detto Rossi - Ho detto che non c'è nessun legame tra questa vicenda e il trasferimento di un funzionario regionale da un ruolo all'altro, uno spostamento che è avvenuto per decisione assolutamente autonoma, e penso per ragioni fondate, del direttore generale della presidenza Antonio Barretta.

La persona che ha sostituito il dirigente alla Via ha dimostrato di saper fare gli interessi della Regione e di comportarsi in maniera irreprensibile e corretta. Non ci sono state pressioni di alcun tipo e non le avremmo né subite né accettate. Mi fido completamente di Antonio Barretta, che è un bravo direttore generale e che ha il diritto di assumere autonomamente le proprie decisioni. Come mi fido totalmente dell'Arpat che, dopo l'entrata in vigore del decreto 161, ha dato il proprio parere circa le rocce da scavo, parere la cui legittimità nessuno ha contestato". "In questa vicenda ciascuno ha esercitato i propri poteri senza subire pressioni.

Quanto al cambiamento delle deleghe in materia di Via - ha proseguito il presidente rispondendo a una domanda specifica - ho spiegato che esisteva una evidente contraddizione nel fatto che la procedura di Via fosse competenza della presidenza e la delega politica fosse invece collocata all'interno dell'assessorato all'ambiente. Trattandosi di una materia complessa e trasversale, era giusto che la responsabilità politica se l'assumesse il presidente". "Ho già detto più volte che sono favorevole alla Tav - ha concluso Rossi - per un principio di continuità della pubblica amministrazione.

La decisione fu presa 15 anni fa. E mi chiedo e chiedo soprattutto al governo: perché a Bologna, o in valle d'Aosta hanno chiuso da tempo la partita delle rocce da scavo?" Anche il direttore generale della presidenza, Antonio Barretta, interviene sul tema delle presunte pressioni: "In questa vicenda - precisa - il comportamento della direzione generale è stato improntato alla più assoluto correttezza e legittimità, in coerenza con la disciplina del personale della Regione Toscana e secondo valutazioni fondate su fatti specifici.

Leggo con stupore che avrei ricevuto pressioni da parte di persone, come ad esempio la presidente Lorenzetti, che nemmeno conosco e con la quale non ho mai parlato né personalmente né per telefono. E di questo ho naturalmente informato i magistrati nel corso del nostro recente colloquio". "Secondo l'accusa - dicono i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - quella che sembrerebbe una squadra sarebbe riuscita, tramite manovre illecite, a premere per derubricare come semplici '"sottoprodotti' i rifiuti speciali derivanti dagli scavi al fine di renderne più semplice e meno oneroso lo smaltimento ma con grave pregiudizio dell'ambiente e della salute".

Rifondazione comunista chiede il blocco cautelativo e immediato di tutti i lavori del sottoattraversamento fiorentino almeno fino alla conclusione dell'iter processuale. A riguardo il gruppo di Rifondazione ha presentato un'interrogazione in Provincia. Nel Consiglio provinciale di Lunedì 23 settembre prossimo dovrebbe essere effettuata, su richiesta del Gruppo di Rifondazione Comunista, una comunicazione della Giunta sulle vicende delle terre di scavo Tav cui seguirà il dibattito in aula. "L'iniziativa - dicono Calò e Verdi - rientra nel complesso degli impegni assunti nel tempo dal nostro hruppo consiliare e da Rifondazione comunista sulla questione del sottoattraversamento Tav fiorentino, nella ferma contrarietà all'intervento e nell'impegno costante per rivendicare una costante attività di monitoraggio e di vigilanza sui lavori e sulla correttezza delle procedure". In riferimento all'indagine in corso "è necessario favorire la trasparenza e una corretta e tempestiva informazione ai cittadini, ai territori e alle comunità coinvolte".

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