Turchia: chi sono i manifestanti per la libertà?

L'esperienza turca del Direttore di Nove da Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 giugno 2013 18:47
Turchia: chi sono i manifestanti per la libertà?

di Nicola Novelli Ad Ankara anche stasera sono attese nuove proteste in vista dell'arrivo del premier Recep Tayyip Erdogan dal viaggio ufficiale all'estero. Le dimostrazioni antigovernative, ormai al decimo giorno, non accennano a scemare. Ma chi sono i contestatori laici del governo filo-islamista? E' facile capirlo per chi ha visitato di recente il grande paese a cavallo tra Asia ed Europa. Dei 75 milioni di abitanti il 70% vive in in centri urbani e la popolazione è in aumento del 1,5% ogni anno.

Il tasso di alfabetizzazione è del 96% per gli uomini e dell'80,4% per le donne, a causa della visione tradizionale di arabi e curdi che vivono nelle province del sud-est del Paese. Ma la maggioranza della popolazione turca ha livelli di istruzione paragonabili a quelli europei, soprattutto nelle metropoli, Istanbul (13,1 milioni), Ankara (4,4 milioni), Izmir (3,4 milioni), Bursa (1,9 milioni), Adana (1,6 milioni), Gaziantep (1,3 milioni), Konya e Antalya (1,0 milioni). E' in queste città, in grande espansione grazie allo sviluppo economico del paese, che si rileva ancora una forte occidentalizzazione dei costumi, frutto del processo di laicizzazione avviato quasi un secolo fa da Atatürk.

Tale processo ha condotto ad una forma di Islam moderato (ad esempio la repressione del velo per le donne) e, in anni recenti, ha favorito la globalizzazione delle aspettative culturali delle giovani generazioni. Il Partito Adalet ve Kalkınma, islamico-moderato, ha raccolto quasi la maggioranza dei voti, ma il Partito Cumhuriyet Halk, totalizza oltre il 20% dei consensi, per lo più di elettori nazionalisti laici. Chi ha la fortuna di passeggiare intorno a Piazza Taksim, nel cuore pulsante della moderna Istanbul il sabato pomeriggio, come per le strade del centro delle grandi città turche, non può fare a meno di notare come i giovani siano in tutto simili a quelli del resto d'Europa.

Nei dintorni di piazza Taksim vi sono numerose liberie e negozi di musica, agenzie di viaggio, hotel, ristoranti, pub e catene internazionali di fast food. I loro frequentatori ascoltano musica rock locale e straniera, leggono una letteratura nazionale nota e celebrata internazionalmente. Riescono persino a esprimere il proprio orientamento sessuale, pur tra difficoltà e autocensure. Le proteste sono iniziate a Istanbul in difesa di un parco pubblico dalla speculazione immobiliare a piazza Taksim.

Quando la polizia ha usato più forza sui manifestanti, la contestazione ha iniziato a diffondersi ovunque in Turchia. Ogni sera, in tante città, la gente protesta contro il Governo scendendo in strada. “Molte persone, non solo i più giovani, stanno protestando ovunque, a Istanbul, Ankara, Izmir e anche attraverso i social media, in particolare twitter -mi spiega via internet Serkan, ricercatore universitario- Questo è il più grande movimento di pubblico che la Turchia abbia mai visto dal colpo di stato militare del 1980.

La cosa triste è che i media non stanno spiegando bene cosa sta accadendo”. Ho conosciuto Serkan due anni fa. Come Direttore di Nove da Firenze ero in Turchia, per partecipare ad un workshop nell'ambito del Programma LLP dell'Unione Europea insieme ad altri 20 rappresentanti di altrettante associazioni ed NGO di tutti i paesi europei. Si è parlato di social network e comunicazione digitale. Per sei giorni abbiamo dibattuto di media e nuove tecnologie, ICT e democrazia. Tutti i partecipanti turchi si sono dimostrati allo stesso livello, se non superiore, a quello degli altri europei in tema di comunicazione, strumenti social, manifestando grande sensibilità circa la cittadinanza attiva e l'uso strategico del web e dei blog. Sono questi turchi-cittadini del mondo, per lo più multilingue e web-alfabetizzati, con un ampio bagaglio di esperienze all'estero, che stanno animando le proteste.

E sarebbe importante che l'Europa facesse sentire il proprio supporto al loro movimento popolare, spontaneo, laico e democratico.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza