Carceri in Toscana, tra le criticità anche la sanità e il reinserimento

Oggi il dibattito in Consiglio Regionale, tra i provvedimenti: un progetto specifico sulla sanità, una sezione di custodia attenuata per donne con bambini fino a tre anni, e una piena attuazione del piano straordinario di edilizia penitenziaria.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 maggio 2013 21:27
Carceri in Toscana, tra le criticità anche la sanità e il reinserimento

L’Italia è il primo paese in Europa per numero di detenuti in attesa di giudizio. Diversi i nodi da sciogliere per quanto riguarda il sovraffollamento degli istituti penitenziari. Anche la Toscana sta vivendo una vera e propria emergenza sul fronte carcerario: basti dire che nei 18 penitenziari della nostra regione, a fronte di una capienza di 3.261 detenuti, si registra un sovraffollamento del 127,2 per cento. Le situazioni peggiori sono quelle di Sollicciano (956 carcerati contro una capienza di 520 posti), il Ranza di San Gimignano (404 detenuti per 235 posti) e Pistoia (140 per 74 posti). La questione delle carceri toscane è stata ampiamente dibattuta oggi in sede di consiglio regionale.

Un progetto specifico sulla sanità carceraria, una sezione di custodia attenuata per donne con bambini fino a tre anni, e una piena attuazione del piano straordinario di edilizia penitenziaria sono i provvedimenti approvati a maggioranza. L’aula ha invece respinto la proposta di risoluzione, in parte collegata a quella della maggioranza, presentata dai consiglieri del Pdl Alberto Magnolfi (capogruppo), Paolo Enrico Ammirati, Roberto Benedetti e Stefania Fuscagni, e da Giovanni Donzelli (FdI), Marina Staccioli (Misto) e Giuseppe Del Carlo (Udc): giudicando che gli “obiettivi enunciati dal Consiglio” non possono “prescindere da una organica riforma del sistema giudiziario”, la risoluzione impegnava la Giunta a sostenere, presso il Governo e il Parlamento, “il processo riformatore, come condizione imprescindibile per superare l’odierna inaccettabile vergognosa situazione carceraria anche in Toscana”.

Respinta, infine, anche la proposta di risoluzione, con primo firmatario Giovanni Donzelli (FdI), che impegnava la Giunta ad attivarsi presso Parlamento e Governo per attuare il Piano straordinario di edilizia penitenziaria, “colmare le carenze di organico” del personale penitenziario, “realizzare accordi internazionali per far scontare sempre più la pena nei paesi di origine” dei condannati stranieri “che hanno commesso reati in Italia”, “snellire i processi” per ridurre “il ricorso alla carcerazione preventiva” e “assicurare e incrementare la possibilità, prevista dalla legge Fini-Giovanardi, di far scontare in comunità di recupero le pene relative a reati connessi alla droga”.

“Occorre urgentemente affrontare la questione ragionando su una valida riforma della giustizia e della carcerazione preventiva”, ha affermato il capogruppo Udc in Consiglio regionale, Giuseppe Del Carlo. “Senza dimenticare – continua l’esponente centrista - le forze dell’ordine, che quotidianamente svolgono un lavoro difficile e pericoloso senza i dovuti mezzi; l’eliminazione dei conflitti sociali, che spesso sfociano in aggressioni e proteste; un sistema giudiziario che dovrebbe essere più snello e meno farraginoso; e il diritto sacrosanto alla salute per i detenuti”.

Secondo Giuseppe Del Carlo, “c’è bisogno di un forte impegno della Regione per migliorare le condizioni di vita all’interno degli istituti carcerari. Ma l’Amministrazione penitenziaria deve, in modo tassativo, provvedere a quel gap organizzativo a causa del quale oggi siamo nella black list dell’Europa che ha concesso un anno all’Italia per risolvere queste problematiche”. Ricordando che l’Italia, ormai da molti anni, “è sempre sotto sentenza del tribunale europeo per quel che riguarda la condizione carceraria”, Rosanna Pugnalini (Pd) ha affermato che “è necessario dare risposte ad alcune priorità”.

E a questo proposito ha ricordato l’esigenza di dare attuazione “ad un programma di edilizia carceraria fattibile”, di garantire “gli interventi di sanità carceraria”, di lavorare “per ampliare il ricorso alle misure di detenzione alternative” e fare “un minor ricorso all’uso della custodia cautelare in carcere” attraverso “lo snellimento dei processi”. Le pene, ha ricordato Pugnalini, “devono essere severe e certe per tutti” ma devono essere scontate “garantendo il rispetto della dignità delle persone e il recupero e reinserimento dei detenuti nella società”. Daniela Lastri (Pd) si è soffermata, in particolare, sulla situazione del carcere fiorentino di Sollicciano, “che accoglie un numero di carcerati ben oltre il limite di capienza” e dove i tagli finanziari hanno prodotto “problemi per l’acquisto dei prodotti per le pulizie, e la riduzione delle attività delle cucine e delle lavanderie”.

Inoltre, “servirebbe una manutenzione della strutture, dove ci sono infiltrazioni d’acqua e condizioni di invivibilità”. Due le questioni su cui puntare: garantire attività capaci di dare senso e dignità ai carcerati e attuare il protollo d’accordo tra Regione e amministrazione penitenziaria per realizzare, nell’immobile della Madonnina del Grappa di Firenze, la sezione a custodia attenuata per donne con bambini fino a tre anni. “L’elemento assente dal dibattito, e invece centrale visto le condanne europee, è lo stato di salute del nostro sistema giudiziario”.

Lo ha affermato Pieraldo Ciucchi (Misto), secondo cui “è necessario riformare la giustizia se vogliamo dare risposte all’emergenza carceri e restituire dignità alle persone”. Ciucchi, valutando positivamente gli indirizzi indicati “da colleghi del centrodestra”, ha ricordato che proprio il centrodestra, con alcune leggi, ha contribuito a peggiorare la situazione delle carceri. Storicamente, ha aggiunto, si è risolto il problema con le amnistie e gli indulti, ma sono soluzioni che “funzionano solo se prima riformiamo la giustizia in senso europeo”. Di “dati preoccupanti” ha parlato Marco Remaschi (Pd), che si è soffermato soprattutto sull’Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Montelupo.

Remaschi ha ricordato, inoltre, che per la sanità carceraria sono “necessari interventi importanti e quelli previsti forse non sono sufficienti”. Giuseppe Del Carlo (Udc) ha ricordato che il problema “è drammatico ed è giusto richiamare con forza un ruolo attivo del Parlamento e del Governo”. Del Carlo si è detto d’accordo “anche sulla necessità di andare ad una riforma del sistema giudiziario”. Per quanto riguarda le competenze della Regione, Del Carlo ha chiesto un’assistenza sanitaria e psicologica più forte, “perché i tanti suicidi ci dicono che c’è bisogno di questo”, e ha sollecitato l’attuazione dell’accordo per la struttura a custodia attenuata per le madri con bambini fino a tre anni. Per Giovanni Donzelli (FdI) “sull’analisi del problema siamo tutti d’accordo” ma poi ci sono “aspetti di interpretazione e soluzioni che ci dividono”.

Donzelli ha ricordato che il problema delle carceri è sì il sovraffolamento “ma anche il fatto che gli organici degli operatori carcerari sono sottodimensionati rispetto ai livelli minimi previsti”. Donzelli ha sottolineato la necessità di accordi per “far scontare la pena agli stranieri nel loro paese d’origine, visto che in Toscana quasi il 54% dei detenuti è straniero” e per i reati di droga ha sollecitato “che si ricorra alle misure alternative nelle comunità di recupero”.

Infine, ha respinto l’idea di amnistia o indulto. Marco Ruggeri (Pd) ha sottolineato che “quando si entra in carcere ci si rende conto che il sistema della giustizia dimostra il suo fallimento, perché non recuperiamo nessun detenuto per il reinserimento nella società. Chi esce dal carcere, addirittura, torna a commettere lo stesso reato”. Ruggeri ha dichiarato che “il sovraffollamento e l’ozio totale, certamente, non aiutano al recupero e al reinserimento” e ha definito “un abuso” il ricorso alla carcerazione preventiva.

Rispetto all’amnistia ha detto “che si può affrontare la questione solo se muta il sistema giudiziario”. Infine, sul capitolo della sanità carceraria, ha detto che per evitare tagli ingiustificati “sarebbe utile togliere ai direttori generali delle Asl le competenze sulle carceri per affidarle a una struttura autonoma”. Marina Staccioli (Misto), ricordando lo stato di fatiscenza di molte strutture, ha sottolineato che “in carcere sono in aumento problemi di ordine sanitario” e ha criticato “il taglio delle ore delle attività lavorative e di studio” e degli organici del personale dell’amministrazione penitenziaria. Secondo l’assessore alla Sanità Luigi Marroni, “la Regione e le Asl sopperiscono, con risorse proprie, ai tagli statali” e ha ricordato che il personale sanitario, così come le ore di lavoro di esso, sono aumentati del 28%.

Marroni ha ricordato anche che “si sta attuando il percorso di attuazione di misure alternative per alcune tipologie di detenuti, come ad esempio i tossicodipendenti”. Rispetto all’Opg di Montelupo, l’assessore ha detto che la Regione ha presentato il progetto per il suo superamento.

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