Unicoop-Mps, la cooperativa ha investito nelle casse senesi: e adesso?

«La Regione eserciti ogni forma di tutela possibile per i risparmiatori dopo che la cooperativa ne ha investiti i depositi con la banca senese»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 febbraio 2013 14:37
Unicoop-Mps, la cooperativa ha investito nelle casse senesi: e adesso?

C’è preoccupazione per la sorte dei depositanti presso la Unicoop Firenze, dopo che questa ha investito in misura massiccia i risparmi dei soci nel capitale della banca Monte dei Paschi di Siena senza alcuna autorizzazione degli stessi. Per questo il Consigliere regionale del Pdl Marco Taradash ha deciso di presentare una mozione in Consiglio regionale con la quale impegnare la giunta «a esercitare ogni forma di tutela possibile per questi risparmiatori facendosi parte attiva presso tutte le Autorità preposte al controllo affinché i depositi vengano tutelati e rimborsati al nominale, garantendo che non si possa ripetere quanto accaduto ai risparmiatori del Consorzio Etruria cui, nell’ipotesi del concordato, è stato richiesto un taglio importante delle proprie legittime pretese». La mozione di Taradash – destinata con ogni probabilità ad essere inserita all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio regionale e sottoscritta anche dai suoi colleghi del Pdl Alberto Magnolfi (capogruppo), Alessandro Antichi, Stefano Mugnai, Nicola Nascosti e Tommaso Villa – prende le mosse dalle notizie apparse sul Sole24Ore circa operazioni finanziarie messe in atto da Unicoop Firenze su «prodotti finanziari ad alto rischio» che la mozione esplicita nel dettaglio. «Lo scopo del prestito sociale – obietta però Taradash nel suo documento –, vista anche la natura dei soci prestatori, fra cui molti anziani e pensionati, non è quello di partecipare a rischiose operazioni speculative sui titoli finanziari ma di fornire alla società cooperativa un proprio canale di finanziamento attraverso debiti contratti coi propri soci».

Per di più, si legge nella mozione: «La garanzia di rimborso del prestito, ottenuta tramite una fidejussione bancaria con la banca Intesa San Paolo (costata nel 2011 135 mila euro oltre a un pegno di 477 milioni in titoli) ha un tetto massimo del 30 per cento del deposito».

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