Central Security, lettera aperta dei dipendenti di Calenzano

"In questi ultimi sei mesi ci abbiamo provato in tutti i modi a destare attenzione sul nostro problema che va ben oltre le retribuzioni mai avvenute e un licenziamento all'orizzonte"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 luglio 2012 13:01
Central Security, lettera aperta dei dipendenti di Calenzano

La vicenda della Central Security di Calenzano, dove i dipendenti sono saliti sul tetto dell'azienda, è solo l'ennesimo episodio di una situazione drammatica che in Toscana vede centinaia di aziende in pericolo (molte già chiuse) e dipendenti costretti a gesti eclatanti per attirare l'attenzione. Un'attenzione, anche quella dei media, che è direttamente proporzionale all'eccezione, e che inesorabilmente si affievolisce se tale eccezionalità diventa regola. "In questi ultimi sei mesi ci abbiamo provato in tutti i modi a destare attenzione sul nostro problema che va ben oltre le retribuzioni mai avvenute e un licenziamento all'orizzonte - scrivono in una lettera aperta le guardie giurate -. Abbiamo ottenuto l’attenzione dei media locali, con passaggi in notiziari e articoli su quotidiani e siti web ma la nostra disperazione, la nostra frustrazione, quel senso di sconfitta che ci opprime da giorni pare non interessi a chi di dovere, ovvero a chi dovrebbe tutelarci ed accertarsi che tutto proceda secondo i canoni della legalità. Qui non si parla semplicemente di un Istituto di Vigilanza che chiude i battenti per mancanza di servizi e che mette allo sbando i propri dipendenti: qui siamo al cospetto di veri e propri illeciti che si perpetuano alla luce del sole e che trovano accoglimento come se fosse la cosa più normale di questo mondo. La mansione generica della Guardia Particolare Giurata è la tutela dei beni altrui: noi questo abbiamo fatto finora impiegando al massimo tutte le nostre capacità, la nostra competenza e il nostro senso del dovere e questo speriamo di poter continuare a fare in un futuro prossimo laddove qualcuno si decidesse a guardare un attimo anche i nostri interessi e non solo a quelli di chi ci sta letteralmente mandando in rovina. Tutta la trafila che ci ha portato ad oggi ha un sapore amaro, un colore torbido, un profumo nauseabondo: non c'è trasparenza, nulla è chiaro e non si fa niente per illuminare questa grave situazione.

La consapevolezza di tutto ciò ci porta ad uno stato di profonda delusione: speravamo almeno che chi di dovere avesse almeno provato ad incastrare qualche tassello di questo complicato puzzle, e invece viene fuori che chi ha la competenza non ha la vocazione. In Italia funziona così: la meritocrazia satura di valori e talento ha un posto solo in un angolo, in ginocchio, ad espiare le colpe della caste sociali armate di potere e assetate di sangue e denaro. Nei giorni scorsi qualcuno ci ha anche accusato di avere usato termini forti per definire il tutto: abbiamo utilizzato un termine generico molto diffuso con i quali intendevamo indicare un'organizzazione ben strutturata le cui attività si basano su reati a sfondo criminale, in particolare su illeciti di natura varia.

Se l'istigazione al suicidio è un reato di natura criminale, allora siamo certi di non aver esagerato nell'usare termini specifici. In questi ultimissimi giorni, con non poca fatica, e col pensiero fisso delle nostre famiglie costantemente impresse nelle nostre teste, abbiamo fatto il possibile per tenere sedata l'intolleranza, l'avvilimento, la rabbia, la disperazione, e quell'inevitabile accenno di depressione che a questo punto non riusciamo più a controllare. Stiamo letteralmente perdendo il controllo ma allo stesso tempo stiamo maturando una malsana idea: probabilmente un nostro eventuale gesto sconsiderato ed impulsivo potrebbe far comodo e piacere a qualcuno ed è solo in virtù di questo pensiero che proviamo ancora a tenere acceso quel barlume di lucidità che ci è rimasto, perché di soddisfazioni, a chi ci ha portato a questo stato, già ne abbiamo date fin troppe (ci hanno pubblicamente deriso e suggerito loro stessi gesti estremi). Ringraziamo quei pochi che si sono scagliati al nostro fianco, che hanno creduto in noi e che in un modo o nell'altro ci hanno sostenuti: purtroppo anche per loro sarà difficile inghiottire questo ennesimo boccone amaro ma per come si sono messe le cose siamo arrivati alla conclusione che non c'è null'altro più da sperare.

Tutto questo noi lo abbiamo ben capito ma... chi lo spiegherà alle banche verso le quali siamo in debito, alle minacciose finanziare con le quali siamo in ritardo nei pagamenti delle rate, alle utenze verso le quali non riusciamo ad onorare i pagamenti nei termini stabiliti, ai fin ora comprensivi proprietari delle case che abbiamo in affitto e che da mesi non vedono corrisposto il dovuto? Le G.P.G. della Central Security Group di Calenzano - perché, nonostante tutto, siamo e resteremo sempre G.P.G.

anche se ci hanno lesi nella dignità privandoci del decreto e del porto d’armi, strumenti necessari per svolgere il lavoro per il quale proviamo ancora enorme rispetto e sentimento di abnegazione".

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