Tavola rotonda, "Sulle orme di don Milani: Crisi economica e solidarietà"

Uscire dalla crisi con don Milani: tavola rotonda a Pratovecchio con Gesualdi, Vaccari e Fantoni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 marzo 2012 16:42
Tavola rotonda,

Il Teatro degli Antei, in collaborazione con il CDRC Firenze e con il Comune di Pratovecchio organizza una tavola rotonda dal titolo: "Sulle orme di don Milani: Crisi economica e solidarietà tra le nazioni". Partecipano Michele Gesualdi (ex presidente della Provincia di Firenze, allievo di don Milani e presidente della Fondazione don Milani), Franco Vaccari (Presidente di Rondine Cittadella della Pace), Anselmo Fantoni (sindaco di Pratovecchio) e i rappresentanti dei maggiori sindacati e delle maggiori categorie produttive del Casentino.

Modera Paolo Bussagli, direttore artistico del Teatro degli Antei. Prima della tavola rotonda sarà proiettato un filmato inedito su don Lorenzo Milani. Con questa tavola rotonda la Direzione Artistica degli Antei, in buon accordo con la Presidenza e con l'amministrazione di Pratovecchio, cerca di gettare un sasso nello stagno: che c'entra don Milani e la solidarietà tra le nazioni con l'attuale crisi economica? Apparentemente nulla; in realtà moltissimo. Don Lorenzo Milani, il prete fiorentino autore di lettera a una professoressa a metà degli anni '60 aveva un progetto: la costituzione di "sindacati europei" e lavorava in questo senso inviando i suoi allievi all'estero a studiare e a comprendere il mondo del lavoro in Europa e fuori dall'Europa. A distanza di oltre 40 anni il progetto è rimasto un sogno.

E oggi siamo di fronte a una crisi senza pari; una crisi che per l'Europa è sia politica che economica; una crisi che vede un marcato riaffermarsi di sentimenti di egoismo nazionale. Certo, l'Europa esiste: con le sue istituzioni legislative, di governo e finanziarie. Il problema è che la più efficiente e potente istituzione pubblica europea, la BCE, ha marcati caratteri privatistici, essendo espressione delle Banche Nazionali dei singoli stati europei, a loro volta per lo più espressione delle banche private europee.

Questo aspetto viene ben riassunto dall'espressione "L'Europa delle Banche": non c'è ombra di dubbio che oggi, la realtà economica meglio rappresentata e più operativa a livello europeo è il mondo della finanza. In questo contesto la crisi economica finisce per favorire il clima di generale sfiducia, se non di aperta ostilità, nei confronti delle istituzioni europee; la finanza ha una dimensione internazionale che la rende estremamente potente; il mondo del sindacato e dell'imprenditoria, - cioè quella che chiamiamo l'economia reale - appaiono invece molto più deboli. I sindacati hanno perso buona parte del loro potere contrattuale; in ogni tavolo di trattativa il peso della forza lavoro sembra quasi ridotto a zero di fronte allo spettro della delocalizzazione.

Ma anche il mondo dell'imprenditoria pura attraversa non poche difficoltà: da un lato la grande impresa ha subito un processo di finanziarizzazione,finendo di fatto per essere controllate da gruppi finanziari, mentre le piccole e le medie imprese finiscono - a causa della loro debolezza - per essere sovente ostaggio degli interessi di banche e di gruppi finanziari. Di fronte alle sofferenze cui alcuni paesi europei - tra cui il nostro - sono stati e sono tuttora sottoposti c'è chi propone di "uscire dall'Euro" e di recuperare la sovranità monetaria e quell'autonomia finanziaria che consenta di risolvere il problema del debito pubblico con la svalutazione.

Queste proposte - che pure negli ultimi mesi sono state fatte proprie da autorevoli commentatori, oltre che inefficaci avrebbero effetti devastanti sia sul breve che sul lungo termine e costituiscono in effetti il banco di prova su cui possiamo cogliere l'impreparazione culturale e politica con cui il mondo intellettuale italiano sta reagendo alla crisi epocale che stiamo vivendo. Di fronte a questa crisi l'unico progetto credibile è quello di di don Milani: la costruzione di rapporti mediante le categorie che rappresentano il mondo del lavoro: operai e piccole imprese.

Passare cioè da una Europa delle Banche a una Europa dei lavoratori e dell'impresa. E' chiaro a tutti che una simile progettualità non è semplice da realizzare: mille difficoltà si frappongono; ma solo un'azione concreta e diretta dal basso può consentire alla vita economica di riprendere.

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