Giuseppe Carbone, una vita per la danza

Intervista al presidente del concorso internazionale "Expression" all'interno della manifestazione "Danzainfiera"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 febbraio 2012 06:13
Giuseppe Carbone, una vita per la danza

Giuseppe Carbone è uno dei più grandi direttori artisti italiani conosciuto a livello internazionale, ballerino, coreografo e direttore di ballo è presente alla più importante manifestazione di danza del nostro paese, nel ruolo di presidente della giuria del Concorso Internazionale “Expression”, organizzato da IDA International Dance Association. Insieme a lui fanno parte della giuria maestri delle più grandi accademie di ballo provenienti da tutto il mondo. Maestro, quali sono le novità per i giovani concorrenti? Questo è il primo anno che viene invitato al concorso un direttore di Compagnia, quella di ballo di Essen, in Germania.

Di solito sono presenti i direttori delle Accademie per le borse di studio. Invece la novità è rappresentata dal fatto che, se il direttore della compagnia vede qualche elemento interessante, già a livello professionale, può prenderlo e integrarlo nel suo corpo di ballo, garantendo un contratto di un anno. All’estero si usa molto quello che purtroppo non c’è in Italia, il workshop, cioè giovani coreografi della compagnia che vogliono mettersi in discussione, quindi alla prova, e per questo si crea una serata, naturalmente con il direttore di ballo che dà la linea coreografica.

Così ho chiesto al direttore della Compagnia di Essen, di invitare qualche giovane ballerino presente al concorso, che ha delle doti, a fare un workshop con la sua compagnia e presentare così il suo lavoro. Qui avete Francesco Ventriglia, che inizialmente ha fatto una sua creazione alla Scala e adesso è approdato alla Compagnia del Maggio Musicale Fiorentino. Secondo lei il concorso “Expression” aiuta questi giovani ad emergere? Intanto il concorso, prima che arrivassi io era più tradizionale, con selezioni, semifinali e finale, ma questo comporta una spesa eccessiva per i genitori o chi accompagna i ragazzi.

La mia idea è stata di fare una grande finale. Tutti ora fanno la finale e vengono visti tutti da questi grandi maestri. In mezzo a tutti questi concorrenti vengono sempre fuori sei o sette elementi interessanti. Ma su quale base voi fate la selezione? Noi teniamo conto soprattutto del talento. Quello si vede subito. Come si riconosce? Un maestro sa quello che ci vuole per fare il professionista. Prima devono avere il fisico per fare la danza, poi la tecnica, perché se la preparazione è buona si vede.

Ci sono delle scuole in Italia veramente buone, che appena i ragazzi dotati raggiungono i 14, 15 anni li indirizzano verso le più importanti scuole di ballo pubbliche. E poi intelligenza e una grande volontà. Qui in Italia non c’è molto la cultura della danza, quale paese, secondo lei, sarebbe ideale per i giovani talenti? La cultura della danza in Italia ha sempre sofferto. Quello che succede all’estero in Italia ce lo sogniamo. La Germania, ancora oggi, è la patria ideale di ogni ballerino.

In Italia non esiste la danza, i giovani non hanno spazio. Che consiglio può dare ai giovani? Prima di tutto che la danza è una gran bella cosa. Unire i movimenti del corpo con la musica è meraviglioso. All’età di 14, 15 anni, i ragazzi più dotati dovrebbero andare nelle scuole di ballo dei grandi teatri, a Roma, al San Carlo di Napoli, alla Scala. Io aiuto molto i giovani indirizzandoli nelle migliori scuole o presentandoli a varie manifestazioni. Il mio consiglio personale a tutti i ragazzi che hanno talento, se non trovano spazio in Italia, di non avvilirsi e andare all’estero. Cecilia Chiavistelli

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