Kebab su Ponte Vecchio, Nardella contro la liberalizzazione selvaggia

"Potremmo ritrovarci con una friggitoria sul Ponte Vecchio": questo uno degli esempi al vetriolo che il vicesindaco di Firenze lancia dopo aver appreso della liberalizzazione del commercio anche nelle aree cittadine dell'Unesco.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 dicembre 2011 17:20
Kebab su Ponte Vecchio, Nardella contro la liberalizzazione selvaggia

Odore di fritto sul Ponte Vecchio! Questo uno degli strali che si evincono dagli esempi portati dal vicesindaco Dario Nardella all'indomani della decisione del Governo Monti di aprire alla liberalizzazione degli esercizi commerciali nelle aree cittadine. Stando alla normativa sarà possibile aprire un negozio di Kebab, tanto vituperato ma apprezzato piatto esotico, al posto di una gioielleria o bottega di artigianato artistico fiorentino.

Non solo un negozio, ma due, tre, uno accanto all'altro senza limite alcuno. sempre stando alla normativa il negozio potrebbe vendere qualsiasi cosa ed aprire a qualsiasi orario del giorno o della notte. Per il Comune di Firenze che si è adoperato tanto per rivedere il Piano del commercio e stabilire regole nette per la salvaguardia della qualità e dell'artigianato loca è un colpo basso, bassissimo. Visibilmente contrariato il vicesindaco che ne parla a margine di un evento: "Il nuovo regolamento è in vigore da un mese e noi lo difenderemo.

Punta proprio a non aprire ad una liberalizzazione selvaggia. Purtroppo il decreto Monti accelera il processo previsto da Tremonti. Non siamo contrari alla flessibilità sugli orari dei negozi, ma.. passare ad una deregulation senza lasciare modo ai comuni, ai sindaci di interferire a seconda dell'impatto sociale o urbanistico credo possa procurare problemi grossi al volto stesso della città" Come si difende il regolamento comunale? "Il Decreto prevede che dal 2 gennaio si passi ad una totale deregolamentazione con aperture a qualsiasi orario e nascita di qualsiasi tipo di negozio ovunque.

Noi invece puntiamo a difendere una regolazione partendo dalla esigenza di tutelare gli esercizi commerciali come parte integrante del centro storico. Il bene culturale come città da difendere può essere l'interesse da mettere davanti alla concorrenza" ecco l'escamotage. Il Governo potrebbe non averci pensato? "Il Governo potrebbe rivedere la sua scelta mettendo la concorrenza dietro ad un principio più grande di salvaguardia del bene culturale. Altrimenti andremo per vie legali, siamo pronti anche a questo.

Se invece fossimo costretti ad adeguarci, se la legge regionale ce lo imporrà sarà una sconfitta e rischiamo di omologare tutte le città senza un commercio che sia storicamente identificabile". Ant Len

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