Firenze e l'arte del design

Due fiorentini uniscono professioni ed inventiva per realizzare eleganti elementi di arredo. Già presenti al Salone del Mobile di Milano, si propongono al mercato con il bagaglio nato ed arricchito in terra toscana.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 maggio 2010 14:21
Firenze e l'arte del design

Gp Factory è nata dalla sinergia tra Martina Becattini e Francesco Biasci, rispettivamente storica dell’arte ed architetto. Martina e Francesco hanno realizzato spazi espositivi per musei e mostre, e si dilettano anche nella creazione di elementi di arredo per interni. "Proponiamo - spiegano i due - un nuovo concetto di design che utilizzi materiali tradizionali e grande abilità grafica per creare prodotti di alto valore estetico, siamo convinti che un buon oggetto di design debba rendere più felice chi lo utilizza, prodotti che uniscano funzionalità e bellezza".

Ultima idea dei due designer la Collezione Goodbye blue sky che vede la realizzazione di piatti in porcellana decorati con sei differenti complessi abitativi con un cielo nuvoloso per sfondo realizzato come un’antica acquaforte. Oltre ai piatti anche tessuti per tendaggi ed oggettistica di utilità quotidiana come i portaombrelli ad esempio. “Desideravamo un piatto semplice - commenta Francesco - ma dal disegno accattivante, che stesse bene su ogni tipo di tavola, e potesse presentare con eleganza qualunque pietanza.

Un piatto bianco, elegante - continua - ma come nella migliore tradizione della storia della porcellana, decorato" "Sì ma niente di famoso - interviene Martina - rappresentiamo palazzi residenziali realmente esistenti a Firenze e Livorno, ma raffigurati con un processo di sintesi che li riporta allo stato di progetto originario, stabili destinati ad abitazioni di tipo comune, sono dunque privi di nome". "Il cielo, motivo unificatore delle varie architetture - spiegano ancora - riproduce l'effetto di un incisione alla Piranesi, così da idealizzare e rendere eteree queste architetture appartenenti alla sfera del quotidiano; un cielo nuvoloso, sempre diverso, ma sempre realizzato come fosse quello di un’antica incisione" Ma il nome della collezione è anche una voluta citazione musicale: "Citando i Pink Floyd abbiamo deciso di chiamare Goodbye blue sky questa nostra prima serie di sei piatti, proprio perché nessun cielo blu farà mai da sfondo alle nostre architetture" concludono i due professionisti fiorentini. A.L.

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