Per la Povincia ''ha determinato una situazione di forte criticità''

Viene sottolineato che "il tema del pur necessario ripristino della legalità nei casi degli insediamenti precari e diffusi" deve essere attuato "con un'attenta valutazione dei possibili rischi per l'incolumità".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 marzo 2010 19:51
Per la Povincia ''ha determinato una situazione di forte criticità''

L'Amministrazione provinciale dovrà svolgere, per quanto di sua competenza, un'azione di facilitazione e coordinamento nelle politiche di accoglienza e integrazione, "per mantenere elevato il grado di coesione sociale sui nostri territori". La sollecitazione viene dal Consiglio provinciale che ha approvato con i voti della maggioranza (Pd, Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà) - contrari Rifondazione, Pdl e Lega nord - un maxiemendamento della stessa a una mozione presentata da Rifondazione comunista sulla vicenda dello sgombero dei Rom dall'area Osmatex di Sesto Fiorentino.

Respinto un documento alternativo presentato dal Pdl. Nel documento approvato si fa presente che "la vicenda dello sgombero improvviso e privo di qualsiasi censimento delle persone presenti all'interno dell'area ex Osmatex ad opera della Questura di Firenze ha determinato una situazione di forte criticità, mettendo a repentaglio l'incolumità delle persone ivi presenti senza che nessun preavviso fosse stato indirizzato all'Amministrazione comunale di Sesto Fiorentino". I termini della questione sono riassunti nei termini seguenti.

Nell'area Osmatex c'era da tempo una situazione di degrado assoluto e di rischio igienico sanitario per chiunque a qualunque titolo vi soggiornasse. Il Sindaco di Sesto, nella sua qualità di autorità sanitaria locale, aveva da tempo emesso ordinanze alla proprietà dell'immobile affinché provvedesse alla messa in sicurezza e alla bonifica dell'area. L'area era già stata oggetto di sgombero il 3 luglio 2008, "stante l'inottemperanza della proprietà alle ordinanze emesse ed il permanere delle situazioni di criticità".

Le ordinanze emesse dal comune non avevano mai avuto seguito e lo sgombero è avvenuto a causa della denuncia da parte della proprietà nell'autunno scorso, eseguita dalla questura senza comunicazione preventiva né richiesta di convocazione del comitato prefettizio che segue questi problemi. A partire dal giorno stesso i soggetti coinvolti nello sgombero hanno trovato accoglienza nelle strutture gestite dalla Caritas presenti sul territorio comunale, presso la locale Pieve di San Martino e presso la Chiesa Valdese di Firenze.

Ad oggi "hanno trovato una collocazione seppur provvisoria presso strutture variamente collocate nel territorio metropolitano, compreso Sesto Fiorentino circa 70-80 persone". Questa soluzione è stata possibile "grazie al lavoro e all'impegno delle associazioni in vario modo coinvolte, del Comune di Sesto Fiorentino, del Prefetto di Firenze, dell'Assessorato regionale alle politiche sociali e del corrispondente Assessorato del Comune di Firenze". Viene sottolineato che "il tema del pur necessario ripristino della legalità nei casi degli insediamenti precari e diffusi" deve essere attuato "con un'attenta valutazione dei possibili rischi per l'incolumità e delle riposte sociali possibili e necessarie da poter mettere in atto per ridurre al minimo i disagi soprattutto delle figure più deboli".

D'altra parte non può essere accettato il principio "che il ricorso all'illegalità costituisca la scorciatoia per veder accolte le proprie istanze sociali". Necessario perciò il raccordo fra i diversi enti locali e fra questi e la Regione "per far fronte a casi di emergenza sempre più frequenti soprattutto nei comuni al centro dell'area metropolitana fiorentina". Il maxiemendamento approvato rileva come "impraticabile" la proposta di realizzare nuovi “campi”, come proposto dall’assessore Regionale Baronti, "seppur a fronte di situazioni di emergenza, considerate le politiche attive poste in atto da tempo per il superamento degli stessi dai Comuni interessati dal fenomeno e dalla Regione Toscana".

Il documento è stato respinto dai gruppi di Rifondazione comunista e dal Pdl, che aveva a sua volta presentato un documento autonomo a riguardo.

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