Firenze nell’epicentro della crisi socio-economica

Fucecchio: dopo la Ma-Mecc ora il licenziamento di tredici lavoratori alla Silla

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 febbraio 2010 19:20
Firenze nell’epicentro della crisi socio-economica

Senza alcun preavviso la storica azienda Silla lamiere di Fucecchio licenzia 13 lavoratori a partire dal 29 gennaio 2010. Un provvedimento drastico, inaspettato e inopportuno anche sotto il profilo procedurale. Una vera e propria doccia fredda per i lavoratori e il sindacato in un contesto ove persiste una dura crisi sociale ed economica. (A Fucecchio è ancora viva nell’opinione pubblica la cassa integrazione che sta interessando gli operai della Ma-Mecc azienda produttrice di macchine per calzature attualmente in crisi).

Apprendiamo da fonte CGIL che l’azienda aveva fatto ricorso alla cassa integrazione, ma la situazione non sembrava grave a tal punto da pensare a un epilogo così drastico. Tanto è vero che a dicembre c’era stato un incontro tra proprietà e sindacato e niente faceva prevedere ad un provvedimento così pesante e iniquo anche dal punto di vista sociale. Poi l’uscita datoriale senza neanche cercare di poter ricorrere a strumenti alternativi al licenziamento quale la cassa integrazione in deroga. L'Azienda Sanitaria 10 intende tagliare personale, nonostante la cronica carenza di personale, mettendo in grave rischio l’erogazione dei servizi offerti ai cittadini.

L’allarme arriva dalla Rsu della Asl 10. I sindacati denunciano una situazione critica in tutti i presidi territoriali: da Santa Maria Nuova, a Ponte a Niccheri, da Torregalli agli ospedali della provincia come quello di Borgo San Lorenzo e Figline. Il turn-over non viene più garantito, o viene ricoperto a macchia di leopardo, l’amministrazione Sanitaria in forte ritardo sulle dinamiche degli organici e sulle conseguenti disfunzioni organizzative, non ha ancora presentato un piano di riorganizzazione dei servizi per il 2010 né tanto meno un piano di assunzioni che riesca rispondere ai cambiamenti organizzativi in atto e all’evoluzione dei bisogni sociosanitari della popolazione.

La mancata copertura del turn-over, il forte processo di precarizzazione dei rapporti di lavoro e la scadenza di alcuni di essi (atipici / interinali) porteranno otre che ad una perdita dei posti di lavoro ad una vera e propria situazione di emergenza sul piano organizzativo e gestionale. In crisi potrebbe risultare la parte sanitaria territoriale e soprattutto quei progetti denominati medicina di iniziativa, i quali non possono essere attuati senza le adeguate risorse di personale, economiche e strumentali.

La RSU e le Organizzazioni Sindacali dell’ASL 10 contrari alla politica dei tagli al personale e alle scelte della Direzione Generale che portano al collasso il sistema sanitario e territoriale rendendo inapplicabili progetti che rafforzano il Welfare hanno richiesto un tavolo urgente di confronto al fine di evitare caos, disagi e disservizi. La GKN Driveline di Campi Bisenzio ha preventivamente inviato alle parti sociali la richiesta di cassa integrazione per 13 settimane a partire dal 15 febbraio.

A breve ci saranno gli incontri con i Cgil, Cisl e Uil del comparto metalmeccanico e tutti sono consapevoli che l’argomento sul piatto è questo. Attualmente le linee di produzione dello stabilimento di via fratelli Cervi stanno lavorando regolarmente, ma davanti allo scenario che ha prospettato Fiat a livello nazionale i lavoratori e la R.S.U. dello stabilimento sono in stato di allerta consapevoli che la stessa è una azienda dell’indotto che lavora all’80% per la casa torinese nella fornitura di giunti e semiassi.

La GKN può contare su un organico di 280 operai e un centinaio d’impiegati. Per forti responsabilità datoriali le relazioni sindacali sono complesse e particolarmente difficili. Per la Fiom Cgil: “…La situazione è critica perché il lavoro allo stato attuale in GKN non mancherebbe ma se Fiat decide di fermare tutti gli stabilimenti di conseguenza dovrà agire la multinazionale inglese. C’è preoccupazione in quanto oltre alla cassa integrazione un’azienda deve mantenere una struttura che costa, anche se vuota, e alla lunga diventano insopportabili i costi fissi e l’accumulo del TFR dei lavoratori.

Le case automobilistiche straniere per le quali in minima parte lavora GKN è logico che affidano il grosso della componentistica alla ditta sotto casa.

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