Arezzo: due settimane di sospensione della didattica in presenza

Le Acli denunciano l’assenza di condivisione. Lucia Tanti: "ordinanza inviata prima al provveditorato e solo dopo alle scuole. Unico obiettivo ora è evitare di diventare zona rossa come la vicina Siena"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2021 15:22
Arezzo: due settimane di sospensione della didattica in presenza

Nei giorni scorsi il sindaco Alessandro Ghinelli ha disposto la sospensione delle attività didattiche in presenza per tutte le scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado da lunedì 1 a sabato 13 marzo 2021 compreso. Una misura finalizzata al contenimento del virus che comprende, dunque, elementari, medie e superiori ed esclude i nidi e le scuole dell’infanzia che non risultano al momento in situazione di sensibile criticità in virtù dei dati forniti dalla Asl Toscana Sud Est.

La chiusura delle scuole è stata decisa in assenza di condivisione e collaborazione istituzionale, secondo le Acli di Arezzo, che non entrano nei meriti del provvedimento, ma denunciano le modalità con cui la giunta ha scelto di interrompere le lezioni in presenza di elementari, medie e superiori. L’associazione evidenzia la mancanza di concertazione tra il Comune e le altre istituzioni locali deputate all’istruzione, con una decisione che testimonia la difficoltà di attivare sinergie nell’ottica del bene collettivo e che ha creato forti difficoltà a centinaia di famiglie e ad alunni che sono stati nuovamente sottoposti a disagi di natura didattica, relazionale e sociale.

"Sabato mattina l'ordinanza è stata inviata prima al provveditorato per un confronto che c'è stato e solo dopo i contatti con il provveditorato l'ordinanza è stata inviata alle scuole. A me spiace tuttavia che non si colga la sostanza della questione, cioè che Arezzo in questo momento sta su un delicato crinale: o blocchiamo la galoppata del virus adesso o rischiamo di precipitare in zona rossa velocemente. Con l'84% di casi in più in una settimana Arezzo è la terza realtà in Italia per recrudescenza del virus; da noi sono state riscontrate in ambito scolastico entrambe le varianti e oltre l'1% degli aretini - quasi 1300 - sono stati quarantenati negli ultimi 14 giorni a causa dei soli positivi generati dal mondo della scuola.

Del resto basta leggere le notizie per rendersi conto che il tema della chiusura delle scuole nelle zone critiche è ormai già un fatto. Non è che ci siano molte cose da dirsi: ad Arezzo negli ultimi giorni registriamo dai 40 ai 50 casi in più; o ci si affida al fato o si tenta adesso e con forza di evitare di diventare zona rossa come Siena. Resta il dispiacere per i ragazzi, sempre più disorientati, e questo è il solo vero rammarico che ci fa male, ma non è mettendo la testa sotto la sabbia o aspettando che qualcuno prenda decisioni per noi così da poter giocare allo scaricabarile che fermeremo un contagio che si sta riacutizzando e che si è concentrato nella fascia di età sei-diciotto -ribatte l'assessore comunale Lucia Tanti- Tutte le opinioni sono legittime e hanno molte ragioni, ma la linea di questa amministrazione è sempre stata quella di prevenire e agire rapidamente prima che le situazioni possano degenerare.

Ci sono momenti in cui servono decisioni drastiche per fermare un trend: i numeri ci dicono che Arezzo è in un momento in cui l'attenzione deve essere massima. La responsabilità della salute degli aretini è in capo all'amministrazione comunale e così come molti altri sindaci, alla luce di una tendenza oggettivamente critica, abbiamo ritenuto che fosse il tempo di prendere decisioni utili a evitare la zona rossa. Del resto fummo i primi in Italia a chiedere la chiusura delle scuole un anno fa mentre altri prendevano gli aperitivi dimostrativi.

Passammo, il sindaco e io, per esagerati poi però si è visto come è andata a finire".

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