Le pesanti conseguenze della pandemia da Covid-19 andranno calcolate non solo in relazione alle ripercussioni sul sistema ospedaliero ed economico ma anche sulla salute mentale di tantissime persone che hanno registrato un alto livello di infiammazione durante la malattia.
Dopo più di due anni di pandemia i medici registrano un aumento di sintomi quali: stanchezza cronica, ansia, insonnia e alterazioni dell'umore. Di conseguenza è cresciuto l'uso di ansiolitici, sonniferi e antidepressivi.
L'impatto che il lockdown ha avuto sulla sfera psicologica ha investito anche i rapporti con il coniuge o il partner e in più in generale con la propria famiglia, così come sono aumentati i disagi dei più giovani.
Long Covid e depressione: lo studio del San Raffaele
Un discorso a parte invece meritano i pazienti colpiti in modo più o meno grave dal virus. In questo caso la correlazione tra disturbi psicologici e livelli di infezione sistemica dovuti al Covid-19 sono stati provati da uno studio condotto dall'Ospedale San Raffaele e pubblicato a fine 2021.
La ricerca portata avanti dal Professor Francesco Benedetti ha preso in considerazione 42 pazienti ricoverati nella struttura per polmonite da Covid-19 durante la seconda ondata e seguiti per almeno i successivi 3 mesi. Nessuno di questi pazienti prima di contrarre la malattia, aveva mostrato sintomi di depressione nè aveva subito lesioni cerebrali durante la malattia tali da poter compromettere i dati rilevati nello studio.
Ebbene nei pazienti monitorati è stata rilevata da un lato la persistenza di un alto indice sistemico di infiammazione (SII), dall'altro l'insorgenza di sindromi ansiose o depressive. Questi due fattori si sono rivelati come correlati tra di loro con un rapporto direttamente proporzionale l'uno all'altro.
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