Nencini fa il bilancio di fine anno. L'ultimo prima del rinnovo dell'Assemblea

Nencini: “Così abbiamo interpretato l’assemblea regionale e molte regioni in Italia ci hanno seguito”. Costi ridotti e attività istituzionale in aumento per il parlamento che è riuscito a lavorare sulle innovazioni con “spirito bipartisan”.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 dicembre 2009 16:42
Nencini fa il bilancio di fine anno. L'ultimo prima del rinnovo dell'Assemblea

“Si conclude un anno di legislatura ma anche un decennio, durante il quale ho avuto il privilegio di fare l’esperienza più bella della mia vita”. Riccardo Nencini, presidente del Consiglio regionale, ha aperto con queste parole la tradizionale conferenza stampa di fine anno, tracciando il bilancio della legislatura che chiude, di fatto, i due mandati durante i quali ha guidato il parlamento toscano. Un’epoca segnata da mutamenti importanti nella vita di tutti gli italiani, “è cambiato il Paese, è cambiata la vita, il pane costa il 60 per cento in più, la pasta l’80”, ma che nel caso del Consiglio toscano marca un primo, fondamentale dato: “Nel 2006 l’assemblea aveva un bilancio di 30 milioni, nel 2009 di 30milioni e 305mila euro in più”.

Un dato che “spicca” nel raffronto con i consigli di regioni considerate “omologhe” (Veneto, Emilia, rispettivamente a 56miloni e 40 milioni per il 2009), come anche con quelli di regioni più grandi. Il frutto, chiarisce subito Nencini, del modo nel quale l’assemblea regionale ha interpretato se stessa e il suo ruolo, dei valori chiave che ne hanno guidato l’azione: innovazione e sobrietà. Un binomio che mette l’assemblea toscana nella posizione di essere seguita, nelle sue intuizioni, “da molte altre regioni in Italia”.

La Festa della Toscana, il Parlamento degli studenti, la legge sui gruppi di interesse si sono tradotte in “valore aggiunto” dell’attività istituzionale di questi anni, mentre sono rimaste inchiodate – riducendosi, anzi – alcune delle più significative voci di costo. Vale per gli immobili – la scelta di passare dagli affitti agli acquisti porta ad un calo di importi di circa il 40 per cento (oltre 1,5milioni di affitti nel 2006 contro i 900mila euro circa del 2009) – ma vale anche per il capitolo legato alla “trasparenza”.

Anagrafe degli eletti, incarichi, nomine, indennità dei consiglieri (rimaste tra le più basse in Italia): le informazioni sono tutte note e reperibili on line, per chiunque. Lo stesso impianto del bilancio – e segnatamente l’avanzo di amministrazione – è stato tradotto dal Consiglio toscano negli interventi a favore dell’Abruzzo, di Viareggio e, attualmente, nell’aiuto per chi resta disoccupato e senza ammortizzatori sociali (è in corso, ci si sta lavorando). Anche l’attività legislativa ha scelto la “qualità” e l’efficacia e per questo, nelle ultime due legislature, si sono approvate meno leggi rispetto al passato (i numeri si sono dimezzati).

E mentre si è accresciuto il patrimonio culturale entrato nella disponibilità dei toscani, grazie alle acquisizioni della Fondazione del Consiglio regionale (i Fondi Mugnaini, Fallaci, Luzi; il fondo Batini, il fondo Magi e quello Lagorio), si è marcato il richiamo ai valori identitari della regione. Così per Palazzo Aperto, per le principali rassegne (ad esempio Pianeta Galileo), e così anche con l’attività condotta sul versante internazionale (le iniziative a favore del Libano, quindi dello Yemen fino al progetto Euro African Partnership, che a novembre ha portato in Palazzo Panciatichi la conferenza delle donne amministratrici africane). Un registro “ampio” di attività che Nencini ha ricondotto ad alcuni caratteri dell’assemblea toscana negli ultimi (quasi) dieci anni: “C’è stata una grande coesione bipartisan; non abbiamo mai avuto bisogno di una maggioranza precostituita per approvare il bilancio e c’è stata una coralità all’interno dell’Ufficio di presidenza”.

E c’è stata poi “l’assenza di ogni invasione di campo da parte del presidente della Giunta, Martini: gli auguro davvero una buona vita” ha detto Nencini, ricordando “l’onore e il privilegio” della collaborazione con il governatore, che ha permesso alle due istituzioni di lavorare “senza mai doversi guardare in cagnesco”. Un punto che del resto distingue l’esperienza toscana da quelle di altre regioni, “dove la possibilità delle giunte di interferire anche in maniera pesante con l’attività delle assemblee è il sale e il pepe dell’agire quotidiano”.

Anche il rapporto con i governi centrali che si sono susseguiti è stato di “apertura” e neutralità, non condizionato dal colore e dal segno politico. Le molte cose fatte dall’assemblea, e le scelte compiute costituiscono il patrimonio che, ha ricordato il presidente, “consegniamo a chi verrà, e a loro il dovere di governarlo come riterranno opportuno”. (Cam)

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