“Cento dei nostri anni”, la Mostra dei Memorabilia del Bologna FC

Invenzione di un mito e costruzione della cultura materiale di una squadra e di una città.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 settembre 2009 22:05
“Cento dei nostri anni”, la Mostra dei Memorabilia del Bologna FC

In occasioni del genere di solito si fa un bilancio del passato, si esamina il presente, si traggono auspici sul futuro. Si ricordano i bei tempi andati, ci si abbandona alla nostalgia dell’“età dell’oro”: i magnifici anni ’30, l’indimenticabile stagione 1963-64, si sorvola sull’ultimo periodo all’insegna del saliscendi umorale, si fantastica sull’avvenire. Sarebbe stato brutto non festeggiare il centenario nella massima serie. Ora che il traguardo è stato raggiunto, ci si può godere con calma una passeggiata tra i memorabilia di una storia centenaria. Si, perché lo SportComLab, il Laboratorio di ricerca sulla comunicazione sportiva della Facoltà di Scienze Motorie dell’Alma Mater ha realizzato per il Bologna F.C.

1909 un Report per la vernice di “Cento dei nostri anni”, la Mostra dei cimeli rossoblù, i quali saranno esposti a partire da lunedì 21/9 al Museo di Arte moderna della città (MamBO), presso Villa delle Rose, v. Saragozza 228-230, Bologna. I ricercatori dello SportComLab –Ivo S. Germano e Giovanna Russo– si sono posti sulle tracce della memoria collettiva rossoblù. «Questi cimeli, queste cose - un gagliardetto consunto, una bandiera lisa, una maglia strappata, un biglietto d’ingresso allo stadio della stagione 1948-49 per Bologna-Pro Patria…sono le prime tracce per riscoprire un tesoro sportivo e umano, trovato quasi per caso.

Per ricordare la passione che nasce quando si scorgono i colori rossoblu o si ode un coro di tifosi, un sound amico che narra non solo le gesta del Bologna e dei propri campioni, ma la vita e la storia di una intera città». «Dunque non semplici oggetti, ma cose sovrasensibili, appunto animate, le cui biografie raccontano il Bologna F.C. come discorso, sistema di comunicazione, narrazione di una storia collettiva della città, in cui confluiscono tante storie e discorsi individuali. E la sua gente, i suoi tifosi, i critici, gli studiosi.

Quasi a definire – marcare – l’anima di un preciso territorio. Con i suoi oggetti materiali, i suoi significati, i suoi racconti». «L’intento? Leggere come la città nell’ultimo secolo ha vissuto assieme alla propria squadra scoprendo la propria essenza più intima, partendo da «un non so che» che brilla proprio dai colori del suo vessillo: la maglia rossoblu. Inafferrabile, mistica, eppure oggetto che si fa marca, brand di un’intera città, ovvero relazione, legame, contaminazione virale per una comunità preziosa che si dipana lungo chilometri di portici.

Insomma, un percorso lungo un secolo. Assolutamente da non perdere. Perché il Bologna è una fede, mai dimenticarlo».

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