Presidio antifascista a Rignano. Cronaca di un consiglio comunale.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 giugno 2009 13:13
Presidio antifascista a Rignano. Cronaca di un consiglio comunale.

Giovedì scorso sul tranquillo borgo di Rignano sull'Arno, comune di ottomila anime adagiato sulle belle colline a sud-est di Firenze, è piombato un presidio organizzato dalle forze antifasciste a difesa della Costituzione. Motivo? L'adesione di un consigliere comunale eletto nelle liste di Alleanza nazionale nel 2007, Ilario Palmisani, al partito di estrema destra Forza Nuova. La manifestazione non è giunta inaspettata poichè era da circa un mese e mezzo, da quando cioè era pubblica la notizia della nuova collocazione politica del consigliere, che a Rignano non si riusciva a convocare il consiglio comunale, per paura di di possibili disordini legati alla presenza di opposte fazioni politiche.

Le forze politiche presenti a Rignano avevano così deciso di rinviare la seduta di consiglio nella speranza di veder sbollire ardori ideologici che si pensava sepolti da tempo. Giovedì scorso, convocato il consiglio comunale, attraverso un tam.tam su internet si erano date appuntamento le forze antifasciste a difesa della costituzione, che hanno presidiato la piazza antistante il palazzo comunale in attesa della seduta di consiglio fissata alle ore 15.00. Naturalmente sin dalla mattinata era presente a Rignano un contingente di carabinieri e forze dell'ordine, organizzato dalla questura di Firenze.

La seduta di consiglio parte puntuale e senza alcun tipo di problemi: i manifestanti, circa una cinquantina, in parte si siedono in consiglio comunale e in parte rimangono fuori in attesa del consigliere "fascista". Gli interventi dei consiglieri vengono ascoltati da un pubblico numeroso, quello dei manifestanti, come non se ne vedeva da anni a Rignano. Peraltro il consiglio comunale rignanese ha la fama di essere piuttosto vivace nei dibattiti, anche per la presenza di consiglieri comunali conosciuti oltre i confini comunali come Andrea Calò, eletto anche in consiglio provinciale di Firenze nella lista di rifondazione comunista e Tommaso Renzi, padre del candidato sindaco di Firenze Matteo Renzi.

I lavori del consiglio comunque scorrono via tranquilli fino alle 20.00 quando la seduta viene sospesa per una pausa. Alle 21.30, dopo la ripresa dei lavori, si scatena la bagarre. Il consigliere comunale Ilario Palmisani, entrato da una porta secondaria, arriva con l'ascensore al primo piano, dove si tiene il consiglio comunale per partecipare ai lavori ma si trova davanti la massa dei manifestanti inferociti che cercano di aggredirlo. Da questo momento sembra di tornare indietro nel tempo, a momenti della nostra storia rimossi.

Al grido di "Fascista carogna ritorna nella fogna" rispolverando tutto il frasario dell'antifascismo militante, ragazzotti con le magie di Che Guevara, attempati manifestanti di professione e casinisti a tempo pieno impediscono al consigliere comunale di sedersi al proprio posto, tenuti dalle forze dell'ordine a distanza di sicurezza dal consigliere comunale, che rimane bloccato in una stanza accanto all'ascensore. I tentativi dei consiglieri comunali di proseguire il consiglio comunale e far entrare Ilario Palmisani sono vani: i manifestanti danno di "fascista" a chiunque osi criticare quei comportamenti violenti.

Per quasi tre ore il consiglio si blocca, i dirigenti delle forze dell'ordine cercano di far ragionare i manifestanti ma non c'è nulla da fare. La sala istituzionale si trasforma in un bivacco, con i consiglieri comunali che si aggirano smarriti, le forze dell'ordine che non sanno cosa fare, i manifestanti che intonano "Bella ciao" e tutto l'armamentario resistenzial-antifascista: mancano le bocce di vino e una chitarra, il quadretto sarebbe completo. A mezzanotte e trenta il presidente del consiglio comunale dichiara interrotto per motivi di ordine pubblico il consiglio, Palmisani riesce ad uscire dal palazzo comunale accompagnato dalle forze dell'ordine.

Aspettiamo la terza puntata di una storia semiseria.
Per fortuna nessuno si è fatto male, rimane il fatto grave di un'istituzione bloccata in nome dell'antifascismo e della costituzione, delle tante parole e slogan "dal sen fuggite" e dei comportamenti messi in atto da teste vuote intolleranti.

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